Il Collettivo Amigdala e il Festival Periferico 2021 a Modena
Il 20 novembre presso OvestLab a Modena, per il Festival Periferico 2021, a cura di Federica Rocchi e Serena Terranova, ci sarà una replica di Elementare, performance vocale prodotta quattro anni fa dal Collettivo Amigdala, associazione di promozione sociale e collettivo artistico. I campi di interesse di Amigdala sono, come si evince dalla loro pagina web, “creazioni artistiche originali, public history e antropologia, educazione alla cittadinanza attiva, attraversamenti urbani e paesaggio”. Con una particolare attenzione alla rigenerazione di spazi dismessi, il Collettivo promuove o dà vita a opere cosiddette site-specific o community-specific, cioè realizzate in stretta connessione con lo spazio fisico e con le comunità ospitanti. Anche il Festival Periferico, nato da diversi anni è una creatura del Collettivo Amigdala, realizzato nell’ambito di “Rassegne Teatrali 2021” del Comune di Modena, attraverso il Bando “Mi metto all’opera” della Fondazione di Modena, con la partecipazione di altre realtà associative del territorio.
Un’opera lunga una notte
L’opera Elementare di Meike Clarelli, con il contributo di Davide Fasulo, già più volte rappresentata, ad esempio, a Napoli, nella Chiesa di Santa Caterina da Siena, con la Fondazione Pietà de’ Turchini o nell’ambito degli eventi di Matera Capitale della Cultura 2019, sarà dunque in replica al Festival Periferico, proprio laddove ebbe origine nel 2017. Si tratta di una performance immersiva, sia per la sua lunga durata, un’intera notte, che per le modalità di fruizione, poiché si ascolta stando distesi e nella sala sono presenti materassi, altre superfici morbide su cui adagiarsi, ciabatte, coperte, bevande e qualche snack per i momenti di pausa. Nella polifonia vocale della performance si alternano una grande varietà di generi, si passa da un approccio “voice as instrument” con scat minimali che ricordano Meredith Monk alternati a melodie più articolate; sperimentazioni timbriche affini alle Faraualla, con poliritmie in stile progressive rock e strofe che rivelano l’esperienza cantautorale dell’autrice. Non mancano momenti improvvisativi e la partitura, la cui elaborazione ha una durata di circa 45 minuti, viene ripetuta in una sorta di loop variato, dalla sera fino all’alba, con brevi pause fra un’esibizione e l’altra. L’esperienza sensoriale ed emotiva è molto forte e faticosa anche per gli esecutori, come ci racconta l’autrice.
Intervista a Meike Clarelli.
Perché quest’opera si chiama Elementare? Si chiama così perché la voce è elementare, l’elemento primario che precede il linguaggio, […] perché la musica anch’essa precede il linguaggio.
Come nasce Elementare? Attraversare la notte con il canto significava resistere a quello che era un buio che la comunità stava vivendo, da un punto di vista della coscienza politica, spaventoso.
Com’è strutturata la performance? È divisa in set, in capitoli, con un quarto d’ora di stop per far riposare i cantanti e gli spettatori. I capitoli hanno dei titoli precisi che riguardano la fabbricazione di un’anima che deve resistere alla notte. È un canto rituale che viene fatto e i brani sono molto eterogenei […] dal classico, al pop, al contemporaneo quindi le persone hanno un ventaglio di linguaggi che vengono cantati. E’ un flusso unico ma sono canzoni, ogni ora si ripete la scaletta, in una forma diversa in una specie di escalation di intensità particolare e piano piano i cantanti modulano e cantano a mezza voce […], fino all’ultima ora in cui lo fanno in maniera molto forte per svegliare le persone. Alla fine c’è un brano che non hanno fatto per tutta la notte, che riprende la sequenza di Fibonacci della comparsa degli armonici.
Qual è la motivazione profonda alla base della composizione di quest’opera? Uno dei motivi per cui io volevo che esistesse una cosa come Elementare è che come cantante volevo sperimentare cosa accade cantando tante ore in coro, cosa succede. Oltretutto in un momento così profondo, diciamo, della vita come è quello della notte, dove per quanto tu non stia dormendo hai la fisiologia che funziona in un modo diverso, hai il buio, hai facilitato questo ingresso all’interno e anche c’è una parte di sonno lucido, sveglio. Quindi c’era l’idea di stare dentro un rito, in termini moderni […] con degli strumenti semplici, come stare con un piccolo coro di persone che cantano per persone che dormono e che non guardano. Ed è questa la chiave di Elementare, stupenda, perché tu sei solo ascoltato, non sei guardato.
Come hai vissuto l’esperienza da esecutrice? E’ una maratona, in certi casi è sfiancante, molti di noi stanno male durante Elementare, però è meraviglioso, stai male, nel senso che c’è qualche cosa a cui devi cedere, a cui ti devi abbandonare; devi toccare quel punto in cui devi dire “non stai performando”. Ti abbandoni al canto, alla musica, ti abbandoni a quello che c’è.
Link: http://collettivoamigdala.com/portfolio-page/elementare/