COME SEMPRE, ATTENZIONE ALLO SPOILER
Non è raro, guardando una serie tv, imbattersi in espedienti molli, calati lì dagli sceneggiatori per reggere l’intera impalcatura in assenza di idee pregnanti. È una trovata diffusa tra gli autori, utile a rimandare la fine di serie tv che, perduti nel corso delle stagioni l’aurea artistica e i plot travolgenti , devono tenere accesa la fiamma del ritorno commerciale. Può addirittura capitare che l’involuzione nella vicenda e nei personaggi nasconda il declino, cancelli il pregresso, sia allineata al pubblico gradualmente assopito. Succede dunque che gli spettatori rimangano affezionati al contenitore trascurando il contenuto, ma se si fossero trovati di fronte un prodotto così scadente nei primi episodi della prima stagione, lo avrebbero forse presto abbandonato. Davanti alle fiction di grande successo, per lungo tempo avvincenti, o davanti ai testi di scrittori celebrati, non è comunque escluso che la delusione si faccia amara. Ci si rassegna ad arrivare fino in fondo sorbendosi talvolta ore di noia per non tradire i familiari protagonisti e il tempo già investito. “L’ho guardata finora, smetto proprio adesso?”
“CHI GIUDICA A CHI GIUDICA?”
Il virgolettato è estratto dall’emozionante brano scritto da ’Nto, ex membro dei Co’sang, ed eseguito insieme al rapper Lucariello. La canzone Nuje vulimme ’na speranza ha accompagnato le cinque stagioni di Gomorra, la serie tv più discussa (e seguita?) nella storia della fiction italiana. Porgendo l’estratto ai fan, acconsentiamo ad assumerci le nostre responsabilità, ci offriamo allo scherno. Chi siamo noi per criticare? Rispondere che criticare è il nostro mestiere, sarebbe insufficiente. Siamo spettatori innanzitutto, spettatori paganti. Ondeggiamo nel termometro che stabilisce il gradimento del pubblico.
INNANZITUTTO I LEVANTE
Questa famiglia di camorristi, imparentata con Gennaro Savastano per parte di madre, comparsa nella quarta stagione, non ha scaldato i cuori. Cattivi e antipatici ma per niente appassionanti, i Levante sono stati utili a costruire lo spazio in cui Genni si sarebbe dovuto muovere in una stagione monca e povera dopo la (temporanea) morte di Ciro Di Marzio. Giacché Ciro Di Marzio è stato recuperato con una resurrezione tale da far scuola a Nostro Signore, bisognava sbarazzarsi dei Levante, diventati inutili. Così, anche un po’ in ritardo, i Levante muoiono, ammazzati come degli sprovveduti, proprio loro che erano a capo dei traffici di Secondigliano. Prima di morire i fratelli Levante, che hanno preso il controllo della famiglia, fanno in tempo a offrire in sposa la propria sorella a un personaggio che in questa fase della narrazione non ha alcun merito, alcun valore proporzionato. Un’iniziativa inspiegabile, nemmeno propedeutica allo sviluppo della vicenda.
I PERSONAGGI MINORI SONO TRASPARENTI
Sarebbe scontato dire che ci manca Salvatore Conte, personaggio pungente e vero, fatto morire nella seconda stagione. Ma che fatica ’O Galantommo e Grazia Levante (ne citiamo due in rappresentanza di molti), stanno sullo schermo in attesa di scomparire per sempre. Osservandoli, così piatti, senza alcun appeal, piangiamo la morte di Scianel e Zecchinetta, e in fondo di tanti altri che ci hanno emozionato, finiti comprensibilmente sotto raffiche di fuoco. Lanciamo una petizione affinché anche loro risorgano?
NO, C’È UN SOLO IMMORTALE
Tornato a Napoli per vendicarsi di Genni, l’Immortale fa beneficenza a un bambino, si ricongiunge fraternamente a Sangue Blu già responsabile della sua morte (apparente), organizza una piccola banda armata, passa all’azione. Tenebroso sotto al cappuccio, Ciro Di Marzio ci appare come un supereroe, oltre Neo di Matrix, un messia, colui che tutto può e tutto vede. Non ci rimane che inginocchiarci al suo cospetto e pregare (che i prossimi episodi siano un po’ migliori).
GENNI
Lo stiamo aspettando.