Nel Consiglio dei Ministri del 3 dicembre è stata discussa e bocciata la proposta, avanzata dallo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi, sul cosiddetto contributo di solidarietà pensato per alleggerire le famiglie dai rincari delle bollette dovuti all’aumento dei costi dell’energia. Contrari: Forza Italia, Lega e Italia Viva.
Le posizioni dei partiti
Qualcuno ha voluto vedere in questa bocciatura una spaccatura della maggioranza di governo che, vista la profonda disomogeneità dei gruppi che la compongono, non sarebbe neanche una notizia di per sé. Soprattutto su temi come questo che potrebbero incidere sulle condizioni economiche del proprio bacino elettorale di riferimento. Il segretario della Lega non ha mancato l’occasione di semplificare il discorso accostando il provvedimento ad un prelievo ispirato dalle posizioni giacobine di una fantomatica sinistra interessata a tassare i ricchi. Secondo gli esponenti del Partito Democratico e di Liberi e Uguali invece si è persa una buona occasione per risolvere il problema degli aumenti delle bollette per imprese e famiglie. Il Movimento 5 Stelle dal canto suo non ha fatto mancare il suo voto favorevole alla proposta del governo ma contestualmente ne ha messo in dubbio l’efficacia. Entriamo allora nel merito del provvedimento per capirne l’entità e la reale efficacia.
La proposta del governo
Prima di tutto vale la pena specificare che non si sarebbe trattato di un prelievo. Nessuna tassa è stata prevista dal governo per questa operazione ma solo un rinvio temporaneo di un anno dell’applicazione della cosiddetta riforma fiscale. Con la legge delega di riforma del fisco approvata questo autunno infatti il governo ha modificato la struttura degli scaglioni Irpef e le relative aliquote, applicando a quelle intermedie una riduzione del 2 e 3 per cento a partire dal 2022. La proposta era di calmierare gli aumenti dell’energia in bolletta per le fasce di popolazione a più basso reddito facendo slittare questa riduzione al 2023 trattenendo quindi, nelle casse dello stato qualcosa come 250 milioni di euro circa.
Ma cosa c’è in bolletta?
Al di là delle ultime fluttuazioni dovute anche ai rimbalzi dell’economia globale dopo il brusco rallentamento causato dalla pandemia, sappiamo che il costo dell’energia è funzione di delicati equilibri geopolitici da un lato e delle strategie globali di approvvigionamento energetico dall’altro. Equilibri e strategie che, anche in vista degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, sono in una fase di profondo riassestamento. Alla luce di queste considerazioni, possiamo davvero immaginare di affrontare la questione del costo dell’energia con uno stanziamento una tantum di 250 milioni di euro? C’è inoltre un altro aspetto da considerare. Se guardiamo una bolletta domestica del gas o dell’energia elettrica scopriamo facilmente che questa si compone di tre macro voci che incidono ognuna per circa un terzo: costo dell’energia, costo di gestione della rete di distribuzione fino al contatore, e tasse e accise statali. Quando c’è un aumento del costo dell’energia, questo incide quindi su un terzo dei costi e, come abbiamo detto, dipende da dinamiche complesse. Se si ha davvero intenzione di calmierare i prezzi delle bollette perché allora non intervenire in modo stabile e duraturo sulle accise, magari solo per i redditi più bassi o per le imprese? E soprattutto, se siamo in regime di libero mercato, perché non impedire alle pochissime società che gestiscono le reti di distribuzione (che sono infrastrutture costruite in larga parte negli anni passati con investimenti pubblici) di fare “cartello” regolamentando a proprio favore questa voce di spesa?
Conclusione
In conclusione, la vicenda del contributo di solidarietà e della spaccatura della maggioranza di governo in Consiglio dei Ministri, sembra avere i tratti di una classica commedia all’italiana, dove si scherza su una materia di per sé tragica, arrivando perfino ad intravedere la morte (politica ovviamente!) del personaggio principale. Intanto fuori campo gli attori continuano a godere di ottima salute e gli spettatori a pagare la bolletta. Al di là dei fluidi posizionamenti tattici dei partiti e delle loro argomentazioni ideologiche, una visione a breve termine, se non l’inerzia, pare ancora dominare le loro strategie.