La critica
Ai giochi invernali di Pechino 2022, in programma per il prossimo febbraio, non ci saranno rappresentanti ufficiali di Stati Uniti, Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Australia. Dopo l’annuncio del boicottaggio diplomatico da parte dell’amministrazione Biden di lunedì 6 dicembre, sono arrivati anche comunicati da parte del primo ministro australiano Scott Morrison e del primo ministro inglese Boris Johnson, mentre la Nuova Zelanda ha fatto sapere che aveva già comunicato in precedenza la sua scelta direttamente al governo di Pechino. In Germania il ministero degli Esteri, ora in mano ai Verdi, sembra propenso a dare qualche segnale di protesta a Pechino, mentre l’Unione Europea cerca una posizione unitaria sulla vicenda. Per ultimo, in data 8 dicembre, arriva anche l’annuncio da parte del primo ministro canadese, Justin Trudeau, che appoggia e condivide la decisione dei suoi colleghi nel boicottare le Olimpiadi. Una decisione comune presa per protestare contro le violazioni dei diritti umani in Cina. Si tratta di un tipo di boicottaggio che non coinvolge gli atleti, che saranno invece regolarmente a Pechino per gareggiare. Un boicottaggio che ricorda fortemente quello vissuto circa quarant’anni fa alle Olimpiadi di Mosca del 1980.
Cosa accadde in occasione delle Olimpiadi di Mosca?
I Giochi della XXII Olimpiade sono noti per essere stata boicottati dal Comitato Olimpico degli Stati Uniti per protesta verso l’invasione sovietica dell’Afghanistan. L’esempio statunitense fu poi seguito da altri Paesi (in tutto arriveranno a essere 65, tra cui il Canada, la Germania Ovest, la Norvegia, il Kenya, il Giappone, la Cina e il blocco delle nazioni arabe); risultando quindi solo ottanta le nazioni rappresentate (per un totale di 5179 atleti). Quindici paesi (fra i quali Italia, Francia e Gran Bretagna) decisero di far partecipare i propri atleti, ma non sotto le proprie bandiere nazionali.
Da dove nasce la necessità di schierarsi boicottando le Olimpiadi
Negli ultimi anni le tensioni tra la Cina e diversi Paesi occidentali sono aumentate esponenzialmente, specialmente dopo di una serie di questioni diplomatiche. Gli Stati Uniti, durante la presidenza di Donald Trump, avevano accusato la Cina di genocidio per l’opera di repressione contro la minoranza uigura nello Xinjiang; anche in Canada nel 2021 è stata approvata alla Camera dei Comuni una mozione che definisce “genocidio” la violenza contro le minoranze religiose nella provincia cinese. L’accusa è stata ripetutamente respinta da Pechino. Le relazioni si sono inasprite anche a causa della situazione creatasi per i dubbi che rimangono intorno alle condizioni della tennista cinese Peng Shuai, scomparsa dalla vita pubblica ormai da settimane; la donna aveva accusato di violenze sessuali un alto funzionario del governo di Xi Jinping.
La reazione di Pechino
“Per pregiudizi ideologici e sulla base di voci e bugie – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian – gli Stati Uniti stanno cercando di rovinare i Giochi olimpici invernali di Pechino. Questo dimostra solo le loro cattive intenzioni e intaccherà ulteriormente la loro autorità morale e credibilità”. Con questa dichiarazione si capisce la posizione del colosso asiatico, secondo il quale gli Stati Uniti starebbero commettendo un madornale errore, poiché Washington ha “intaccato le basi e l’atmosfera degli scambi sportivi tra Cina e Usa e la cooperazione sulle Olimpiadi”. Zhao Lijian ha anche dichiarato che gli Stati Uniti “dovrebbero capire le gravi conseguenze della loro mossa”, sminuendo la loro decisione come una semplice e infantile presa di posizione. Per quanto riguarda gli altri Paesi, il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin si è pronunciato solamente nei confronti dell’Australia, affermando che “A nessuno importa del boicottaggio diplomatico annunciato dall’Australia”.
La posizione dell’Italia
Il presidente del Coni Giovanni Malagò è intervenuto sulla questione: “Bach (presidente del Cio) ha detto che non ci deve essere strumentalizzazione sui Giochi Olimpici e noi siamo aderenti a questa impostazione. Penso che c’è un Paese che in questo momento di pandemia sta salvaguardando il nostro mondo sportivo, facendosi carico di tutti gli oneri. Ci sono dei giochi che prescindono dal mondo dello sport che io rappresento”.
Conseguenze e considerazioni
Qualsiasi decisione del genere presa parte di Washington è comunque in gran parte simbolica, perché difficilmente dei funzionari Usa si sarebbero recati in Cina nei prossimi mesi a causa delle sue rigide regole di quarantena e delle frizioni tra i due Paesi a causa delle accuse di violazioni dei diritti umani. La Cina parla di “contromisure risolute” da adottare nei confronti dei Paesi che stanno boicottando le Olimpiadi, riferendosi specialmente agli Stati Uniti, senza però essersi sbilanciata su quali potrebbero essere queste contromisure.
La posizione della Germania, probabile ago della bilancia europeo
Annalena Baerbock, co-leader dei Verdi tedeschi e ministra degli Esteri designata del governo socialdemocratico che sta per insediarsi a Berlino al posto di quello di Angela Merkel, è convinta che la via migliore per risolvere la questione sia il dialogo, sottolineando però che “Il dialogo è un elemento centrale della politica globale, ma ciò non significa che bisogna imbellire la situazione o restare zitti. Il silenzio eloquente non può essere una costante forma di diplomazia, sebbene molti l’abbiano visto così negli anni passati, anche l’Europa è importante per gli interessi economici cinesi e dobbiamo ricordarcelo.” Questo a dimostrazione che la nuova coalizione tedesca potrebbe volere un cambiamento nei rapporti con Pechino rispetto al governo precedente Merkel, più propenso ad anteporre gli interessi economici a quelli umani.