Si è svolta sabato a Roma la convention “Hic et nunc # una scelta radicale”, organizzata da Radicali Italiani per stimolare un dibattito sulle questioni della transizione energetica.
Obiettivo dichiarato della giornata di lavori, oltre a stimolare una riflessione collettiva, è stato quello di individuare alcuni punti concreti da cui partire per muovere i primi passi per una conversione dell’economia attuale verso un modello compatibile coi limiti naturali che il mondo ormai manifesta al di là di ogni bieco negazionismo.
Ripensare l’economia in questa chiave è una sfida che mette in discussione non solo il nostro modello produttivo, ma ogni ambito dell’organizzazione sociale. Una svolta culturale tanto profonda che neanche un governo retto da un’ampia maggioranza e con un credito da centinaia di miliardi di euro può pensare di imprimere ad una società senza un reale coinvolgimento delle parti. Anche per questo motivo Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani, ha invitato a manifestare il proprio punto di vista alcuni rappresentanti delle istituzioni come il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, l’assessora alla transizione ecologica e digitale della regione Lazio Roberta Lombardi, l’assessora all’ambiente del Comune di Roma Sabrina Alfonsi, insieme a personalità politiche come il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, Emma Bonino, Igor Boni, Francesco Rutelli, Romano Prodi, Angelo Bonelli, Rossella Muroni, Riccardo Magi, oltre che ai rappresentanti di organizzazioni ambientaliste grandi e piccole, dal vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini, al giovanissimo Nicola Granato, presidente dell’associazione “Controcorrente – per il Sarno che verrà”, passando per Luca Iacoboni, di Greenpeace Italia, Marco Bentivogli, Edo Ronchi, Monica Frassoni, Veronica Dini, Daniela Patti, Vittorio Alvino. Sono stati veramente tanti gli interventi e tutti, ognuno dalla sua prospettiva specifica, hanno saputo declinare il tema della transizione ecologica suggerendo azioni e visioni complesse.
Al netto dei proclami equilibristi di un Enrico Letta sempre preoccupato di non dispiacere nessuno (né quelli preoccupati della fine del mondo, né quelli preoccupati della fine del mese), e di un Romano Prodi che dopo essersi intestato il merito dell’adozione del protocollo di Kyoto ha vituperato i benefici ottenuti sul fronte delle energie rinnovabili lamentandosi dei costi (ma guardandosi bene dal compararli ai 18 miliardi di euro che ogni anno l’Italia “investe” in sovvenzioni alle fonti fossili), la gran parte degli intervenuti ha risposto alla domanda di concretezza degli organizzatori senza rinunciare a intersecare il tema principale con quelli dei meccanismi di partecipazione democratica, degli equilibri sociali, delle abitudini alimentari, della mobilità e degli spazi urbani, della ricerca scientifica e dei diritti.
Una chiamata all’azione in stile radicale, inclusiva e pronta ad accogliere prospettive e proposte dai diversi settori sociali. Nonostante gli sforzi e la qualità degli interventi, non si può dire però che non sia mancato qualcosa. Prima di tutto è mancato il Ministro Cingolani. Il primo Ministro italiano per la transizione ecologica. Il titolare di buona parte dei fondi del Next Generation EU destinati a fronteggiare la crisi climatica. Colui che, come è stato fatto notare da qualcuno, non manca un incontro con confindustria e con tutti quei soggetti che più temono di perdere posizioni di vantaggio dalla transizione ecologica, non solo è mancato all’appuntamento, ma non ha sentito neanche il bisogno di dare un contributo attraverso un messaggio o un collegamento da remoto.
È mancata a dire il vero, anche una sintesi, per individuare strumenti e percorsi istituzionali condivisi su cui mobilitare le forze politiche e sociali più sensibili. Se nei prossimi mesi nascerà qualcosa ci auguriamo che sia un soggetto politico forte, ambientalista e riformista, che è il vero grande assente nel panorama politico istituzionale italiano.