Giustizia o partecipazione? Scontro fra sindacati sullo sciopero del 16 dicembre

Insieme per la giustizia

Dopo sette anni, da quando si protestò contro il Jobs Act di Renzi, nella giornata odierna, 16 dicembre 2021, è nuovamente proclamato sciopero generale. Oggi come allora le sigle che lo hanno organizzato sono Cgil e Uil, senza la partecipazione di Cisl. Lo sciopero della durata di 8 ore, nel settore pubblico e privato, ha avuto come bersaglio  la legge di bilancio del governo Draghi, all’insegna dello slogan “Insieme per la giustizia” . L’attuale panorama economico e sociale in cui si inserisce non è certamente dei migliori: quasi due anni di pandemia hanno destabilizzato i settori produttivi, aumentato la disoccupazione, abbassato i salari e i redditi  in genere, mentre parallelamente l’idea di scendere in piazza comincia ad essere associata nell’inconscio collettivo, influenzato dai media, alle situazioni conflittuali generate dalle manifestazioni dei No Vax. Pandemia “salariale” Nel parlamento hanno aderito allo sciopero Sinistra Italiana, Articolo 1 (Bersani) e diverse altre realtà. Draghi ha dichiarato apertura al dialogo con i sindacati e lunedì 20 dicembre, Cgil, Cisl e Uil torneranno al tavolo delle trattative per parlare di pensioni. Si ridiscuterà la legge Fornero e i sindacati chiederanno una “pensione di garanzia” per i giovani. Landini, dal canto suo, ha sostenuto fino all’ultimo la necessità di scioperare parlando di pandemia “salariale” e “contratti di lavoro assurdi” proponendone di nuovi,  che a partire dalla formazione, mirino alla stabilizzazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici. Insieme alla Uil, la Cgil chiede forme di contrasto alla delocalizzazione in campo industriale e alla precarizzazione del lavoro nonostante l’”apparente” diffusione dei contratti a tempo indeterminato generati dal Jobs Act . Contratti labili, senza le garanzie contenute nell’articolo 18, il cui smantellamento è l’infausta conseguenza di quel decreto contro cui si combatte ancora oggi. E si protesta.

Modalità di sciopero

Le piazze in cui ci sarà la manifestazione saranno Piazza del Popolo a Roma con la presenza di Landini e Bombardieri, i due leader di Cgil e Uil, e le piazze principali di Bari, Cagliari, Milano e Palermo. Sono esonerati dallo sciopero i settori dell’igiene ambientale, le poste, la scuola, la sanità e le Rsa, luoghi in cui si può comunque aderire allo sciopero, indossando un segno di riconoscimento per solidarietà. I trasporti (bus, tram, metropolitane e ferrovie) hanno rispettato le fasce di garanzia dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21, con ulteriore garanzia per i treni treni di media e lunga percorrenza. Nelle piazze oggi hanno manifestato anche l’Arci, gli studenti di Udu e Rete degli studenti medi, i pensionati di Spi-Cgil e Uilp. Peccato che i confederali abbiano deciso di tornare a dividersi. Dissidio con la Cisl La manovra di Draghi ha spaccato i sindacati: per Cgil e Uil la legge di bilancio è stata troppo parsimoniosa sulla riforma fiscale, sulle pensioni e sul lavoro. Alla luce delle risorse disponibili in questa fase politica, si sarebbero potute redistribuire molto più equamente la ricchezze, riducendo le disparità sociali. Invece secondo Sbarra, il leader della Cisl, non era una buona mossa “radicalizzare il conflitto”, in un momento ancora critico della fase pandemica. A suo avviso i contenuti della legge di bilancio sono stati positivi riguardo agli ammortizzatori sociali, gli stanziamenti per la sanità e il possibile confronto sulla legge Fornero; come dichiarato all’agenzia Adnkronos serve “coesione, responsabilità e partecipazione sociale” senza alimentare il conflitto, ma portando avanti una via di dialogo per ottenere risultati graduali. Per questo motivo Cisl sciopererà sabato 18 dicembre, rappresentata da uno slogan diverso: “in piazza con responsabilità”, smussando così i toni della protesta di oggi. Posizioni di Cgil e Uil Di tutt’altro avviso  Cgil e Uil che ritengono insufficienti le risposte della manovra di Draghi nei confronti di  lavoratori e pensionati. Maurizio Landini ha spiegato che in Parlamento non ci si rende conto della reale situazione italiana; innanzitutto il governo non ha dialogato con i sindacati prima di attuare la manovra di bilancio, cioè è mancata del tutto una consultazione preventiva. Il reddito medio in Italia non è dei migliori e gli stipendi sono più bassi rispetto a trenta anni fa, a differenza degli altri Paesi europei. I due sindacati hanno chiesto di destinare gli 8 miliardi previsti, sull’Irpef ai lavoratori dipendenti e pensionati, anziché premiare i redditi medio-alti a scapito di quelli più bassi. I due sindacati hanno chiesto di destinare gli 8 miliardi previsti, sull’Irpef ai lavoratori dipendenti e pensionati, anziché premiare i redditi medio-alti a scapito di quelli più bassi. Secondo Gianna Fracassi, vicesegretaria della Cgil, intervistata da Il Manifesto, la problematica situazione di lavoratori e lavoratrici non è stata una priorità nell’agenda governativa. La “frattura” sociale di cui parla può trasformarsi in “frattura” politica, poiché ha dato adito a reazioni indignate allo sciopero, da parte dei partiti liberisti. Quegli stessi partiti che  avrebbero mediato al ribasso, nelle trattative, trascurando i giovani e la precarietà, oramai protagonista del mondo del lavoro, per tutte le fasce d’età.   

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