lunedì20 Marzo 2023
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Studenti in piazza a Roma

Prima le occupazioni degli istituti, poi gli studenti scendono in piazza Una manifestazione a Roma in zona Piramide ha visto...

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Prima le occupazioni degli istituti, poi gli studenti scendono in piazza

Una manifestazione a Roma in zona Piramide ha visto coinvolti più di mille studenti e studentesse a coronamento di un’ondata di occupazioni di diverse scuole superiori: i licei ‘Plauto’, ‘Augusto’, ‘Montale’, ‘Pilo Albertelli’,  il ‘Socrate‘, il ‘Giulio Cesare‘, il ‘Tullio Levi Civita‘, il ‘Gullace‘e l’artistico ‘Enzo Rossi‘. In tutti i quartieri di Roma sono state occupate più di trenta scuole: non si registrava un numero simile dagli anni delle proteste per la ‘Buona scuola’. Le rivendicazioni sono limpide e chiare: maggiore investimento dei fondi del Pnrr nell’istruzione, rimodulazione degli orari scaglionati a causa delle restrizioni COVID, finanziamenti per l’edilizia scolastica,  un modello scolastico più incentrato sulle esigenze anche emotive degli studenti, messi a dura prova da due anni di pandemia.

Manifestazione a Piramide

Uno striscione immortalato in alcune foto comparse sul web recita: ‘Dalle scuole alle strade, è tempo di riscatto’. La protesta si sposta dunque in piazza, il 19 dicembre, anche per avere maggiore visibilità, poiché i ragazzi e le ragazze hanno dichiarato su più fronti di essersi sentiti ignorati durante quest’emergenza sanitaria.

Il discorso di un dirigente scolastico

La dirigente del liceo Newton di Roma Cristina Costarelli, ha commentato l’ondata di proteste, dichiarandosi favorevole a ciò che gli studenti e le studentesse richiedono, ma invitando al dialogo più che al conflitto attraverso le occupazioni. A suo avviso chi ne risente maggiormente sono lavoratori e lavoratrici della scuola, che devono gestire gli effetti dell’occupazione: aumentano comunque le ore di didattica a distanza e occorre spendere denaro in più per le sanificazioni. L’invito ai giovani è a una maggiore “ragionevolezza”, ma la scelta delle occupazioni è stata da loro fatta anche perché connessa ad un maggiore impatto mediatico. Riguardo alle attività didattiche proposte per compensare la didattica a distanza, la Costarelli dichiara che molto è stato fatto dal Piano estate ai percorsi di recupero per chi è rimasto indietro, ma il malcontento di ragazzi e ragazze è stato incontenibile.

Corteo del 19 novembre

Già circa un mese fa, studenti e studentesse erano scesi in piazza definendosi “generazione zeta”, considerata zero dalle istituzioni e dagli adulti. “Siamo qui per dire che il futuro è nostro e ce lo vogliamo riprendere!” aveva affermato uno studente romano all’agenzia Dire. Dopo due anni di sacrifici, gli studenti e le studentesse chiedevano ciò che ribadiscono anche oggi: investimenti su edilizia e trasporti e una scuola più inclusiva anche nelle metodologie didattiche. Hanno chiesto ore di educazione ambientale, di educazione sessuale e in generale hanno un forte desiderio di recuperare il tempo e la socialità perdute. Chiedono di poter riprendere a incontrarsi nelle assemblee studentesche e notano che nessuna modifica è stata apportata al sistema scuola, per affrontare il problema della pandemia. Poteva essere ridotto il numero di studenti per classe, per facilitare la didattica o si potevano rinnovare gli spazi scolastici, ma niente di tutto questo è stato fatto.

Corteo di dicembre

La rabbia ormai è tanta, studenti e studentesse si sono uniti in un movimento unitario che si chiama ‘la Lupa’. Nel comunicato per il corteo hanno dichiarato: “il Pnrr non è il piano che vogliamo. Su 191,5 miliardi soltanto 19,4 andranno alla scuola e saranno spesi senza alcun confronto con gli studenti, nella direzione di una sempre maggior aziendalizzazione del sistema d’istruzione. A tutto questo si aggiunge che la stragrande maggioranza di queste risorse saranno un debito nei confronti delle banche che la nostra generazione dovrà ripagare”. La testa del corteo ha deviato dal percorso stabilito andando verso Trastevere per arrivare alla Prefettura, così è intervenuta la polizia in tenuta antisommossa. Alcuni studenti al megafono hanno dichiarato che nella manifestazione in cui è stata attaccata la sede della CGIL, non c’era stato un intervento della polizia veloce come quello avuto nel rimediare alla deviazione del corteo studentesco.

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