A Parigi il 28 dicembre del 1895 nel Salon Indien del Grand Café del Boulevard des Capucines, i fratelli Auguste e Louis Lumière organizzano la prima proiezione cinematografica aperta al pubblico e a pagamento. Al costo di un franco i clienti del Café hanno la fortuna di poter assistere ad uno spettacolo della durata di circa 25 minuti, che passerà alla storia, nel quale vengono proiettati 10 diversi filmati. Si tratta di una serie film di breve durata, a inquadratura fissa, nei quali vengono riprodotte scene comuni della vita quotidiana. Il primo della serie ad essere proiettato è L’uscita dalle officine Lumière, girato a marzo dello stesso anno davanti alla carpenteria della fabbrica di famiglia.
La via nella quale è stata girata la pellicola di soli 45 secondi, all’epoca chiamata Rue Saint-Victor, oggi porta il nome di Rue du Premier Film. Altro filmato presente nella programmazione è quello che riprende l’arrivo dei fotografi al congresso di Lione, mentre scendono vivacemente da un’imbarcazione con tanto di cavalletti e attrezzatura tecnica.
Assistiamo a scene della vita quotidiana nelle riprese della colazione con il bimbo, dove si possono vedere lo stesso August Lumière nel suo contesto familiare a colazione con il figlio e la moglie Marguerite o nel Giardiniere, filmato spiritoso nel quale un uomo sta innaffiando le piante nel suo giardino, quando un ragazzo senza farsi vedere poggia un piede sul tubo per bloccare l’afflusso dell’acqua. Il giardiniere prova allora a guardare all’interno della canna per capire cosa stia accadendo ma in quel momento il ragazzo lascia il piede, innaffiandolo in volto.
È certamente molto suggestivo l’impatto con il mare, nella pellicola in cui si vedono dei ragazzi in costume da bagno ottocentesco che si tuffano di seguito tra le onde, soprattutto se si pensa al fatto che trovarsi di fronte al mare non è cosa comune per un parigino dell’epoca, considerata la grande distanza geografica della capitale francese dalle sue coste.
Non è facile provare ad immaginare lo stupore e l’emozione di uomini e donne in quel lontano inverno del 1895 nel vedere le immagini in movimento proiettate per la prima volta sullo schermo del Grand Café.
Il contributo di Antoine Lumière
Se dobbiamo ai fratelli Lumière l’invenzione della macchina cinematografica, è a loro padre Antoine, uomo d’affari con alterne fortune che si occupa di fotografia ma anche di pittura, che si deve l’intuizione che farà del film un successo: la dimensione collettiva della sua fruizione. È proprio Antoine infatti a cercare la sala che troverà nel seminterrato del Grand Café in uno spazio adibito all’uso del gioco del biliardo, per proporre la proiezione di fotografie animate ad un pubblico parigino infreddolito e inizialmente composto soltanto da 33 persone.
Al termine della sessione, a seguito di un vero e proprio trionfo, il pubblico diviene tantissimo riempiendo la sala nelle numerose repliche dei giorni seguenti.
Testimonianze dell’epoca
Con un articolo uscito su Le Radical del 30 dicembre 1895, un giornalista anonimo prova a spiegare così l’esperienza recentemente vissuta dai presenti in sala: “Una meraviglia fotografica. Una nuova invenzione che è certamente una delle cose più interessanti della nostra epoca, ad ogni modo così fertile, è stata prodotta ieri sera al numero 14 del boulevard des Capucines, innanzi ad un pubblico di scienziati, professori e fotografi. Si tratta della riproduzione, attraverso una proiezione, di scene vissute e fotografate tramite una serie di scatti istantanei. Quale sia la scena filmata o il numero dei personaggi sorpresi negli atti della loro vita, voi li rivedrete a grandezza naturale con i loro colori, la prospettiva, i cieli lontani, le case, le strade, con tutta l’illusione della vita vera”.
Nella stessa giornata, un altro collega giornalista conclude così un articolo su La Poste: “Quando questi apparecchi saranno resi disponibili al pubblico, quando tutti potranno fotografare gli esseri che gli sono cari non più soltanto nella loro forma immobile ma nei loro movimenti, nelle loro azioni, nei loro gesti quotidiani, con la parola quasi sulle labbra, la morte cesserà di essere assoluta”.
Sono questo stupore, questo trasporto, questa meraviglia, questi cieli lontani, che da oltre un secolo riescono ad avvolgere e incantare il pubblico seduto in sala.