Encanto, nuovo film Disney uscito nelle sale italiane il 15 dicembre e sulla piattaforma di streaming Disney + il 24, è il 60° classico Disney. Uscito lo stesso anno Di Raya e l’ultimo drago, ha segnato l’ottava volta che due classici Disney sono approdati sullo schermo lo stesso anno.
Trama
La famiglia Madrigal vive in Colombia, in un villaggio creato dalla magia. La loro casa è magica e tutti i componenti sono magici a loro volta eccetto Maribel, protagonista dallo spirito vivace e gentile, che è rimasta inspiegabilmente senza potere. La magia della famiglia e del villaggio nacque grazie a un miracolo quando, anni prima, Alma Madrigal, la capostipite, e suo marito Pedro furono costretti a scappare da un conflitto armato, fu in quel frangente che Pedro si sacrificò per salvare sua moglie e i suoi tre figli gemelli appena nati: Julieta, Pepa e Bruno. In onore di quel sacrificio, la candela che guidava la fuga della famiglia si illuminò di un “encanto” , un miracolo e dal nulla nacquero il villaggio e una nuova casa sicura per la famiglia. I doni della candela continuarono negli anni, perché ad ogni membro della famiglia, raggiunta l’età giusta, la casa conferisce un proprio talento speciale tramite una cerimonia: chi deve ottenere il proprio talento deve aprire una porta magica e scoprire quale sarà il proprio dono speciale. Tutti coloro che hanno partecipato alla prova l’hanno superata, tutti, eccetto Mirabel, la cui porta scomparve lasciandola senza potere. La matriarca, Alma “Abuela” Madrigal, non riesce a capire il motivo per cui la casa magica non ha concesso i poteri alla sua penultima nipote. Mirabel cresce consapevole di aver deluso le aspettative della famiglia, le aspettative di sua nonna, custode della candela e della magia della famiglia, l’unica altra persona a non avere un talento. La famiglia vive sfruttando i propri doni per portare beneficio al prossimo: Pepa può controllare il tempo, Julieta cura ogni malattia e ferita semplicemente facendo mangiare al malato del cibo preparato da lei, le figlie di Julieta e sorelle maggiori di Mirabel, Isabela e Luisa, hanno rispettivamente la capacità di creare e controllare la flora e una forza infinita, mentre i figli di Pepa, Dolores e Camilo, sono una in grado di sentire qualsiasi bisbiglio anche a chilometri di distanza e l’altro può cambiare aspetto a piacimento. C’è però un grande vuoto nella famiglia: Bruno, il terzo gemello di Abuela, sparito nel nulla molti anni prima, scappato probabilmente per sottrarsi al suo potere della preveggenza, un talento terribile che lo faceva odiare da tutti in quanto i suoi presagi di sventura venivano considerati come colpa sua. Durante la cerimonia per il talento del figlio più piccolo di Pepa, Antonio, Mirabel inizia a notare come la casa si stia crepando e di come la fiamma della candela magica si stia affievolendo. La ragazza cerca di avvisare la sua famiglia che però è troppo impegnata a festeggiare il nuovo potere di parlare con gli animali di Antonio per ascoltarla, anzi, tutti credono che sia solo un modo di Mirabel di rovinare la festa a causa dell’invidia verso il suo cuginetto. Mirabel però sente che c’è qualcosa che non va nella casa e inizia ad indagare, cercando così risposte su se stessa, sulla sua famiglia e su suo zio scomparso.
Considerazioni
Nonostante non sia il classico Disney a cui la casa di animazione ci ha abituati, c’è tanto da dire su Encanto. Innanzitutto non c’è un reale villain della storia, non c’è un nemico da sconfiggere, il reale nemico in questa storia sono le pressioni famigliari da parte di Abuela che corrodono i membri della famiglia, impedendo loro di essere se stessi e minando così la forza stessa della magia. Inoltre c’è un ribaltamento dei ruoli: siamo abituati a vedere persone comuni e un eroe dotato di un potere (magico o no), Frozen ne è un esempio perfetto, ma anche classici come Aladdin o Hercules sono esempi calzanti, persone straordinarie circondate da persone ordinarie. Encanto scardina questa formula e sceglie come sua eroina l’unico membro della famiglia senza poteri, una persona comune circondata da persone non comuni, per poi far scoprire a Mirabel lungo tutto il film che non sono i poteri a rendere speciale una persona, quelli sono un accessorio, è chi sei che davvero conta, con una morale un po’ favolistica che è un uno dei tanti marchi di fabbrica Disney. Mirabel inoltre è la prima eroina Disney con gli occhiali che non incarna lo stereotipo del topo di biblioteca un po’ “sfigato” (come è successo a Milo in Atlantis, film del 2001) e il suo aspetto è assolutamente normale per una ragazza della sua etnia ed età, rendendo il suo personaggio più veritiero e meno simile a una Barbie, anche se questo si era già notato con personaggi polinesiani come Moana (o Vaiana in italiano) dell’omonimo film del 2016 o con Nani, sorella di Lilo in Lilo e Stitch, film del 2002. La Disney, seppur con un leggero ritardo rispetto al mondo, sta finalmente cominciando ad adattare i suoi personaggi a questo periodo dove l’inclusività e il politically correct la fanno da padrone. Tutta la storia poi non avviene più in mondi magici, in lontane terre incantante o regni di principi e principesse, avviene in un luogo più contenuto, più intimo: la casa. La casa, o “casita”, è al centro dell’attenzione tanto quanto i suoi abitanti, è un reale membro della famiglia che riesce a comunicare con la stessa, si muove, aiuta e sostiene Mirabel e i suoi parenti durante le loro giornate e, come gli stessi membri della famiglia, soffre quando la magia inizia a calare.
La colonna sonora
La Disney può contare di compositori di prim’ordine, due fra tutti Alan Menken e Hans Zimmer che con le loro colonne sonore hanno reso indimenticabili alcuni dei più famosi film d’animazione della casa di Topolino, musiche che decenni dopo ancora si ricordano. Encanto invece non può dirsi così fortunato. Le musiche sono orecchiabili, hanno il ritmo tipico della Colombia e riprendono lo stile musicale del paese, ma sono troppo fini a loro stesse, raccontano il film senza allegorie, senza metafore, è difficile per lo spettatore sentire propria una canzone, sono un ottimo accompagnamento per il musical, ma sono poche quelle che si fanno davvero sentire e si distinguono all’interno del film. È solo un presagio, ma le canzoni di Encanto non sono destinate a entrare nei cuori come alcune loro predecessore.
Il finale
Alla Disney piace il lieto fine, piace a tal punto di doverlo inserire per forza, a costo di renderlo precipitoso e inverosimile. Bruno, dopo anni passati a nascondersi dalla sua famiglia, a venire denigrato per il suo potere, al punto da arrivare quasi a una damnatio memoriae da parte dei Madrigal e di tutto il paese, è l’unico che si scusa al suo ritorno, anche se dovrebbe essere lui a ricevere delle scuse, perdona immediatamente sia la madre che le sorelle, che lo accolgono senza domande come se non fossero passati anni da quando ha abbondonato la sua camera al di là della porta magica e il suo potere che lo ha costretto alla vita da reietto, è troppo precipitoso nel perdonare e nell’essere perdonato, a maggior ragione visto che tanti anni di isolamento gli hanno lasciato dei traumi evidenti, come la necessità di avere un alter ego, i tic e un’eccessiva superstizione, danni per cui i Madrigal non pagheranno mai. Bruno ama la sua famiglia, lo dice egli stesso quando incontra Mirabel, e il suo desiderio di redenzione (immotivato) rende comprensibile il perché abbia sentito necessario scusarsi per colpe non sue, eppure non è sufficiente a giustificare il completo perdono da parte sua. Abuela capisce alla fine del film di aver sempre spinto troppo in là la sua famiglia, chiedendo loro di essere chi non erano solo per proteggere il villaggio. Di questo suo atteggiamento possiamo comprendere facilmente le cause: la perdita del marito Pedro per via dei razziatori le ha lasciato un profondo vuoto dentro di sé, portandola a temere che il suo nuovo miracolo sparisse, venisse colpito da sventura e fa di tutto per proteggerlo portando allo stremo i suoi talentuosi figli e nipoti, eppure basta una chiacchierata con Mirabel per portarla a cambiare completamente atteggiamento, creando un bel lieto fine in pieno stile Disney che però si discosta dal tono più realistico e in qualche modo adulto di tutto il film. Encanto non parla di favole, parla della realtà che tanti vivono anche a causa di una società che alza sempre di più gli standard e delle conseguenze nefaste se non si è in grado di raggiungere i nuovi livelli richiesti o alla pressione che si vive pur di essere perfetti, anche se lo fa raccontando una favola, quindi perché annullare questo messaggio con la banalità di un finale perfetto?
I poteri di Mirabel
L’ultima nota dolente riguarda i poteri di Mirabel. È chiaro che serviva che lei non avesse un suo talento per i fini della trama, ma perché non spiegare il motivo? Perché lasciare questo buco che ogni spettatore riempirà a suo modo? Una delle ipotesi è che Mirabel sia la nuova custode della magia: Abuela stessa non è dotata di poteri, il suo potere è custodire la candela e si potrebbe pensare che la casa abbia scelto Mirabel come sua nuova custode al posto della nonna sempre più anziana, escludendola quindi dalla necessità di avere un talento, ma è solo un’ipotesi, il dubbio poteva toglierlo solo casa Disney, che ha scelto di lasciare questa sottotrama ancora aperta, dobbiamo quindi pensare a un seguito?
Silenzio Bruno
È la seconda volta che esce un film da casa Disney che vede una negatività nel nome Bruno. Nel film Pixar del 2021, Luca, ambientato in Liguria negli anni ’50-’60, Bruno è la voce interiore che impedisce al protagonista Luca di fare ciò che vorrebbe, troppo preoccupato dalle conseguenze delle sue azioni e che viene zittita da Alberto, amico di Luca, con la ormai famosa frase “Silenzio Bruno!”. Anche in Encanto Bruno è un nome negativo, dato allo zio reietto e dimenticato. La Disney ha qualcosa contro Bruno quindi? In realtà, sembra essere una coincidenza. Inizialmente lo zio di Mirabel doveva chiamarsi Oscar, ma poi venne scelto il nome Bruno così che ben si accostasse alla canzone in cui viene nominato, piena di no, una coincidenza che però potrebbe dare vita a una nuova moda nei prossimi cortometraggi.