I.r.a.l. Dubai – Il D.G. Calligaris: “Opportunità per i professionisti di tutto il Mondo negli Emirati Arabi”

Oggi intervistiamo a Dubai il Direttore Generale e organizzativo di International register accounts and lawyers (Iral) Ivan Calligaris, ideatore di questo importante progetto internazionale: un registro dove far iscrivere commercialisti e avvocati di tutto il mondo al fine di dar loro una mappatura, un continuo aggiornamento attraverso corsi di formazione professionale, ma soprattutto garanzia e affidabilità per i clienti.

 

Cosa l’ha spinta a mettersi in gioco in una così importante iniziativa?

Qualche anno fa sono venuto a Dubai per assistere alcuni importanti clienti internazionali e ho avuto modo di conoscere una città in costante evoluzione. Dal Petrolio sono passati a investire nel turismo con una visione davvero innovativa: attraverso un’esemplare organizzazione e sfruttando i potenti mezzi dell’informatizzazione, hanno in pochi anni raggiunto livelli di servizio senza pari al Mondo. Detto questo, mi ero però accorto che essendoci una  normativa in continuo aggiornamento, bisognava istituire un servizio di assistenza e consulenza in primis ai colleghi connazionali e poi man mano allargare la prospettiva verso tutto il mondo sempre seguendo le continue evoluzioni normative. Ed è per questo che insieme ad alcuni colleghi avvocati e commercialisti si è deciso di istituire un registro internazionale di commercialisti e avvocati che operano negli Emirati Arabi Uniti.

 

Quali sono i vostri obiettivi?

Assistere i professionisti e aggiornarli sulle varie normative in evoluzione negli Emirati Arabi Uniti e conseguentemente dare una garanzia di professionalità ai loro clienti.

 

Nel primo seminario lanciato ci sono state molte adesioni, ma chi sono i professionisti più interessati?

Le adesioni dopo il convegno sono state molte e ancora ne arrivano, ma prima di associare un iscritto facciamo diversi controlli, quindi ci vuole un po’ di tempo prima di iscriverli definitivamente anche perché è obbligatorio il corso di formazione iniziale. Sicuramente i più partecipi sono stati gli avvocati, che sono riconosciuti all’estero come punto di riferimento consulenziale. Ma credo che i commercialisti possano avere un importante riconoscimento soprattutto negli Emirati Arabi. E mi rivolgo specialmente a quegli italiani preparati, professionali e qualificati, e che in una città come Dubai avrebbero sicuramente molti spazi di lavoro.

 

Perché un hub importante come Dubai?

Certamente Dubai è diventata in pochi anni uno snodo economico e finanziario tra i più importanti al mondo. Ma oltre ad essere organizzatissima e con servizi all’avanguardia, Dubai è tra le città più vivibili al mondo. E ha tra le altre cose una visione futuristica senza eguali.

 

Negli interventi avete avuto molti personaggi e professori di caratura internazionale, ma quali sono stati i temi affrontati?

Ci siamo concentrati più che altro sugli aspetti giuridici, economici e fiscali degli Emirati: Le free zone, il sistema Bancario, la residenza, ma soprattutto quelle normative che permettono la vestizione dei capitali e le normative antiriciclaggio. Devo dire che abbiamo avuto un’ottima risposta anche attraverso i webinar. A marzo è previsto un nuovo appuntamento sempre sulle nuove normative in aggiornamento.

 

Perché è importante affacciarsi fuori dall’Italia per un’azienda?

Ogni Azienda deve capire l’importanza di internazionalizzare i propri asset e aprire sedi estere per portare le proprie organizzazioni e le proprie professionalità nel mondo. Tutto questo è fondamentale per qualsiasi azienda che voglia avere un respiro internazionale. Poter aprire una sede all’estero e adeguare i propri processi di industrializzazione secondo le normative o gli usi e costumi locali, consente senza alcun dubbio di creare un prodotto vincente. L’imprenditore deve però comprendere e adeguarsi, rispettando le normative del Paese in cui ci si appresta ad intraprendere una nuova iniziativa.

 

E’ pronta l’imprenditoria italiana a processi così complessi?

No, l’Italia ancora non è pronta, c’è ancora molto da fare. Tra le altre cose ci sono molti fondi europei e governativi stanziati per questi processi, eppure troppo pochi ne vengono usati. Soprattutto occorre non aver paura e aprirsi al mondo, facendosi assistere da professionisti competenti e preparati, e percorrendo processi di internazionalizzazione che col nostro aiuto – da complessi – possono diventare alla portata di tutti.

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