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Il toccante discorso di fine anno di Sergio Mattarella

Personale sanitario: patrimonio inestimabile L’emotività di Sergio Mattarella nel discorso di fine anno 2022 era palpabile e certamente riconducibile, da...

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Personale sanitario: patrimonio inestimabile

L’emotività di Sergio Mattarella nel discorso di fine anno 2022 era palpabile e certamente riconducibile, da un lato, all’approssimarsi della fine del suo mandato come presidente della Repubblica, dall’altro alla drammaticità degli eventi vissuti nel Paese e nel mondo, negli ultimi due anni. Temi chiave, nelle sue parole, sono stati la fiducia e la speranza, in un augurio che era anche ringraziamento per la solidarietà dimostrata dagli Italiani e dalle Italiane. Il presidente ricorda i sette anni trascorsi, l’alternarsi di giorni drammatici e felici, rilevando una costante: il senso di comunità dei suoi concittadini. Non solo, riguardo alla pandemia, ha citato come esempi di abnegazione al lavoro e alla salute pubblica, i medici, i volontari e tutti i sanitari, definendoli “patrimonio inestimabile di umanità”, perché hanno continuato a lavorare nonostante i pericoli,. Ha elogiato anche i cittadini comuni che hanno scelto di vaccinarsi, fidandosi dell’opinione degli scienziati e li ringrazia “per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati”. Li ha esortati, al contempo, a non scoraggiarsi ora che i contagi sono nuovamente in aumento, focalizzando l’attenzione sulla positività degli obiettivi raggiunti.

Impotenza in lockdown e difesa dei vaccini

Il presidente ha poi ricordato “la sensazione di impotenza e di disperazione” del primo lockdown, le numerose bare trasportate dai camion militari, le scuole, i negozi e gli uffici chiusi. In quei giorni, afferma Mattarella  si auspicava tanto alla realizzazione del vaccino, c’era il desiderio di uscire da quella situazione e oggi che ci si potrebbe vaccinare, secondo il presidente, è una sorta di “offesa” non farlo, con riferimento neanche troppo velato ai Novax e a chi ha scelto di rinunciare a questo diritto/dovere. Per osservare gli avvenimenti da un punto di vista più ottimista il presidente ricorda che lo scorso anno le festività erano trascorse con le regioni in semi-lockdown, mentre quest’anno, nonostante gli inviti alla prudenza, ognuno è stato libero di muoversi e di andare a trovare i propri parenti. Le ferite causate dalla pandemia sono state profonde, soprattutto per i giovani, ma non solo: anche per gli anziani che hanno sofferto la solitudine e le persone con disabilità che hanno visto ridotte le occasioni di interazione sociale.

Economia in crisi

Una delle più gravi conseguenze del Covid 19 è stata, senza dubbio, l’aggravamento delle condizioni economiche, soprattutto per chi apparteneva già a fasce basse di reddito, eppure grazie al sostegno dell’Europa, secondo Mattarella, l’Italia si è parzialmente rialzata. Altri eventi tragici hanno caratterizzato i sette anni trascorsi, infatti il presidente ha fatto riferimento alla minaccia del terrorismo islamista internazionale, ai terremoti, le alluvioni, i morti sul lavoro e le donne vittime di violenza. Tuttavia anche nei momenti più bui ha dichiarato di non essersi sentito solo e ha ringraziato chi era in prima linea, i sindaci e i presidenti di Regione. Ha definito il senso di una Repubblica unita, chiamando “patriottismo” la coesione fra cittadini e istituzioni che si è palesata, a suo avviso, in diverse circostanze. E’ vero che i media si concentrano quotidianamente sulle notizie negative, ma egli ritiene che questo legame si sia costantemente rinsaldato accentuando l’unità nazionale.

Ruolo del presidente

Ciascun presidente della Repubblica dovrebbe spogliarsi di ogni appartenenza precedente per avere come obiettivo il benessere di tutti e di ciascuno, nel lavoro di mediazione fra le diverse realtà politiche interne al Paese, con l’obiettivo di trasmettere al proprio successore i valori costituzionali, come un testimone che passa da un capo dello Stato all’altro. La Costituzione è dunque la bussola per ogni mandato presidenziale, con i suoi principi è il centro della relazione virtuosa fra cittadini e istituzioni. Ha ringraziato dunque il parlamento come espressione della sovranità popolare, tutti i presidenti del Consiglio e i vari governi che si sono susseguiti. Al centro del suo lavoro c’è stata la “governabilità”, cioè la possibilità di governare in ogni circostanza, anche in una situazione di grandi cambiamenti in corso, come quella attuale. Questo concetto è spesso evocato, in politica, per indicare la necessità di schivare il collasso economico, adottando le riforme richieste dall’andamento dei mercati, infatti Mattarella definisce la “governabilità” come la capacità di “evitare pericolosi salti nel buio”. Occorre affrontare la realtà delle nuove dinamiche economiche, correggendo anche i movimenti spontanei dei mercati, con il fine di salvaguardare la giustizia sociale, con un approccio neoliberista ma moderato da sostegni al welfare.

Crisi della natalità

Uno degli aspetti più preoccupanti per l’Italia è certamente l’andamento demografico, con la natalità, che già normalmente tocca livelli minimi nella scala mondiale ed è oggi ancor più ridotta. Il crollo delle nascite è una conseguenza dell’assenza di slancio, soprattutto economico, dei giovani a costruirsi una famiglia. Anche su questo il presidente invita alla speranza e al coraggio, pur senza alludere alle modalità di sostegno statale alla genitorialità. Altro tema affrontato è la cosiddetta “sfida” ecologica e digitale, per cui l’Italia sarebbe pronta agli investimenti necessari. Il discorso si conclude con lodi ai giovani che si impegnano nel volontariato, negli studi, nella cittadinanza attiva, nella cultura e nello sport; ragazze e ragazzi che cercano di riprendersi sono portatori di originalità e libertà ed è importante che non si scoraggino. Mattarella cita quindi Pietro Carmina, professore di filosofia e storia, vittima del crollo di Ravanusa, professore che andando in pensione aveva dedicato ai suoi studenti parole cariche di coraggio e fiducia “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori, ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”. Infine, nel salutare il Papa, il Presidente definisce l’Europa come continente portatore della difesa internazionale dei diritti umani, ribadendo la sua speranza in una “stagione dei doveri”, poiché il destino dell’Italia dipende da tutti i cittadini. Dalle difficoltà ci si può liberare soltanto se ognuno fa il suo, nella consapevolezza dell’importanza di condividere gli obiettivi con il resto d’Europa

 

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