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Addio a Sidney Poitier, il primo attore afroamericano a vincere l’Oscar nel 1963

Il cinema è in lutto per la seconda volta in due giorni, prima con la morte del regista Peter Bogdanovich,...

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Il cinema è in lutto per la seconda volta in due giorni, prima con la morte del regista Peter Bogdanovich, poi con quella dell’amatissimo attore premio Oscar Sidney Poitier.

Sidney Poitier, leggenda di Hollywood, ha letteralmente spianato la strada a tantissimi attori afroamericani, essendo anche stato il primo attore afroamericano a conseguire la tanto ambita statuetta d’oro. L’attore bahamense-americano, infatti, era conosciuto come un vero e proprio attivista, tentando in tutti i modi di sfidare i pregiudizi razziali degli anni Cinquanta e Sessanta, diventando di fatto il primo attore afroamericano riconosciuto come un’icona di Hollywood.

Il premio Oscar nel 1963 e la sua immensa carriera

Poitier nacque a Miami, in Florida, il 20 febbraio 1927, poco dopo la sua nascita però, i genitori decisero di fare ritorno alla città di origine, dove l’attore crebbe fino all’età di 10 anni, quando la famiglia si stabilì a Nassau. All’età di 15 anni Poitier si trasferì a Miami, convivendo con il fratello maggiore e all’età di 17 anni trovò la sua nuova casa a New York, vivendo di espedienti.

Durante la Seconda guerra mondiale, nel novembre 1943, mentì sulla sua età e si arruolò nell’esercito. Dopo aver lasciato l’esercito, trovò lavoro come lavapiatti, fino a quando un’audizione gli cambiò la vita. Il lavoro all’American Negro Theater segnò infatti la nascita di uno degli attori più amati di sempre. La carriera di Poitier, da quel momento, fu inarrestabile, dopo aver vinto il premio BAFTA come miglior attore protagonista per La parete di fango (1958), arrivò anche l’ambito Oscar al miglior attore nel 1964 per l’interpretazione ne I gigli del campo, risultando di fatto il primo attore protagonista afroamericano a riuscirci.

Fu poi la volta del Golden Globe, che lo premiò per lo stesso film. Gli anni successivi permisero all’attore di farsi conoscere a livello mondiale, con film con ruoli memorabili come: Virgil Tibbs ne La calda notte dell’ispettore Tibbs (1967), John Prentice in Indovina chi viene a cena? (1967) e Warren Stantin in Sulle tracce dell’assassino (1988).

Poitier è stato anche il primo attore nero ad aggiudicarsi un premio alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 1957, e ancora il primo interprete nero a essere nominato agli Academy Awards nel 1958. Nel 2002 gli è stato conferito l’Oscar alla carriera.

Il matrimonio e la famiglia

Dopo un primo matrimonio di 15 anni con Juanita Hardy, sposata nel 1950, si separa dalla donna (in un periodo aggravato anche da minacce di natura razzista nei confronti della donna). L’attore, che a quel punto era già padre, si è risposato una seconda volta nel 1976 con Joanna Shimkus.

Con la donna Poitier ha avuto altre due figlie, una delle quali Sydney Tamiia Poitier, ha intrapreso le orme del padre diventando attrice. Sydney ha preso parte a diverse produzioni popolari, tra cui le serie Veronica Mars, Chicago P.D. e Carter. Le altre figlie dell’attore sono Anika, Beverly, Pamela, Sherry e Gina Poitier.

Hollywood piange la perdita in un attore che resterà nella storia

Al ventiduesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema secondo l’American Film Institute, Poitier, nonostante la sua veneranda età ha sconvolto il mondo intero con la notizia della sua morte.

La triste notizia è stata data dal ministro degli Esteri delle Bahamas, Fred Mitchell: “Abbiamo perso un grande bahamiano e io ho perso un amico personale”, ha scritto sul suo profilo Twitter.

Appena si è diffusa la notizia della sua morte, tante celebrità hanno voluto rendergli omaggio sui social. Tra i primi a farlo, l’attore Joseph Gordon-Levitt, che l’ha definito: “Uno dei più grandi”, seguito poi da Whoopi Goldberg, che l’ha omaggiato con queste parole: “Ci ha mostrato come raggiungere le stelle”, ha scritto.

Tra i tanti artisti non è mancato però il messaggio dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che gli ha reso omaggio scrivendo “ha aperto le porte a una generazione di attori”. Segue il messaggio dell’attrice di How to Get Away With Murder, la premio Oscar Viola Davis, che l’ha ringraziato per essere stato d’ispirazione e l’ha ricordato con una frase che l’attore le ha detto: “Se i vostri sogni non vi spaventano, non sono grandi abbastanza”. Anche l’attore de Il Signore Degli Anelli ha espresso il suo ricordo, Elijah Wood, insieme alla foto ricordo, l’ha definito un “rivoluzionario“. Tra gli altri anche quello della cantante Mariah Carey, che in un tweet ha scritto: “Al di là del suo talento impareggiabile e della sua devozione per cambiare il mondo, per me era anche un’anima celeste e pura che si prendeva il tempo per prendersi cura, parlare, aiutare e guarire gli altri in modo così altruistico. Riposa in pace Sir Sydney Poitier”.

Un periodo di perdite sofferte per il cinema

Non solo Sydney Poitier, negli ultimi due mesi le perdite nel mondo del cinema sono state diverse e molto sofferte. Jean-Marc Vallée, l’amatissimo regista della serie tv Big Little Lies ci ha lasciati il giorno di Natale, seguito dai messaggi di cordoglio delle attrici che hanno lavorato con lui e che lo ricordano scrivendo: “Ti voglio bene, Jean Marc. Fino a quando non ci incontreremo di nuovo”, queste le toccanti parole di Reese Witherspoon. Il 31 dicembre è stato poi il giorno dell’addio a Renato Scarpa, ricordato da subito dal regista Carlo Verdone. L’attore è morto per un malore nella sua abitazione romana, noto soprattutto per il ruolo di Robertino in Ricomincio da tre di Massimo Troisi oltre che per Un sacco bello di Carlo Verdone, ha lasciato un grande vuoto nel mondo del cinema italiano. Infine, solo pochi giorni fa a dirci per sempre addio era stato il noto regista Peter Bogdanovich. Regista, attore e critico cinematografico statunitense, è morto giovedì a Los Angeles all’età di 82 anni e divenne conosciuto e particolarmente stimato dalla critica nel 1971 con il suo secondo film, L’ultimo spettacolo, una delle prime interpretazioni di Jeff Bridges.

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