Novak Djokovic è in lizza agli Australian Open nonostante l’oblio che avvolge la regolarità del suo visto di ingresso.
Puro talento
Novak Djokovic, oltre a conoscere il proprio lavoro, mostra un grande talento nell’utilizzare fini tecniche di comunicazione. Il tennista serbo è riuscito ad attrarre l’attenzione del mondo intero, e in questo caso i riflettori non si sono accesi sulla grandezza indiscutibile che il campione ostenta in campo, ma sulla diatriba che ha accompagnato il suo ingresso in Australia, dove per le stringenti norme anti-covid avrebbero forse dovuto accompagnarlo fin dentro un aereo, destinazione casa.
Vista la determinazione dello sportivo contrario alla vaccinazione, abbiamo assistito per giorni al rimbalzare di notizie sull’intervento delle istituzioni australiane. Dal mondo del tennis sono piovuti giudizi e sono state espresse posizioni. Nulla di tutto questo ha scalfito super Novak che è andato dritto per la sua strada come se niente intorno contasse. Che sia un atteggiamento da condannare o da apprezzare, è un tema che forse corre oltre i contenuti, veloce come uno dei suoi colpi.
“L’albergo degli orrori”, famoso grazie a Novak
Sconosciuto fuori dai confini australiani fino a pochi giorni fa, è ora noto a tutti il Park Hotel. Situato nel centro di Melbourne, l’hotel “ospita” i migranti irregolari, richiedenti asilo, ed è stato presentato come un orrendo luogo di detenzione.
Parola di collega
I colleghi di Djokovic non hanno certo puntato la propria attenzione sul Park Hotel, erano toppo impegnati a esprimere il proprio parere sul comportamento del celebre serbo. Recentemente Stefanos Tsitsipas ha dichiarato in conferenza stampa: “Sembra che non tutti seguano le regole. E questa piccolissima minoranza fa sembrare la maggior parte degli altri giocatori degli idioti, in un certo senso.”
Questione di regole
Queste parole suonano male, soprattutto dette da uno che le regole le ha violate continuamente lo scorso anno, tenendo conto del suo comportamento tra un set e l’altro. Il tennista greco infatti era solito passare 10 minuti al bagno, a messaggiare quasi sicuramente col papà, nonché coach, di strategie da usare, violando ben due regole: quella che impone di rientrare in campo dopo 3 minuti e quella ancor più grave che vieta ai giocatori di comunicare in qualsiasi forma con il proprio allenatore. Ma torniamo alle dichiarazioni sul campione serbo: “Djokovic stabilisce le sue regole, questo è certo. Ha fatto qualcosa che pochi hanno osato da quando la Atp e Tennis Australia hanno annunciato le condizioni per essere qui. Tra noi giocatori, nessuno immaginava di poter venire senza essere vaccinato. Ci vuole molto coraggio per farlo.”
Ma se nemmeno il governo australiano, dopo tutto il clamore e le ragioni in apparenza valide, ha provveduto a espellerlo, evidentemente il peso economico e quindi politico di quest’uomo è tanto ingombrante da imporsi valutazioni ponderate.
Uomo azienda
Stando a quanto scrive il Sole 24 ore, nell’anno 2021 Novak Djokovic avrebbe fatturato 96 milioni di euro. Oltre agli introiti derivati dalle vittorie sportive ci sarebbero quelli inerenti alle sponsorizzazioni. Tra gli sponsor riportiamo qui i nomi di alcune aziende: Lacoste, Head, Asics, Peugeot, Hublot, Ukg, Seiko e la banca Australiana ANZ.
Insomma, è chiaro perché il governo australiano si mostri titubante rispetto a una decisione all’apparenza abbastanza scontata. E’ una questione di business. E intanto il tabellone dell’Open d’Australia è stato sorteggiato. Si comincia lunedì e Novak, numero uno al mondo, campione uscente, dovrà vedersela col connazionale Miomir Kecmanovic. Il prossimo episodio della lunga vicenda probabilmente andrà in onda direttamente sul campo.