Il 17 gennaio 1863 nasce a Mosca Konstantin Sergeevič Alekseev, conosciuto con lo pseudonimo di Stanislavskij. Attore, regista e teorico del teatro, proviene da una famiglia di ricchi mercanti ed entra in contatto fin da piccolo con il mondo variegato dello spettacolo, conoscendo il teatro dei burattini, ma anche l’opera, il teatro di prosa e il balletto. Con i suoi fratelli e sorelle si misura fin da piccolo in esperienze teatrali, fondando già nel 1877 una compagnia teatrale dilettantistica: il Circolo Alekseev, che è dedito alla rappresentazione di un repertorio leggero quali commedie musicali e operette inscenate nei teatrini domestici della villa moscovita di famiglia. Il successo è già presente in questi primi lavori di Stanislavskij, infatti il gruppo sollecita molto interesse in città e i suoi prodotti sono decisamente originali, con costumi in stile, dettagli curati nei minimi particolari, grazie anche agli insegnamenti che gli attori ricevono dagli esperti acrobati e giocolieri nipponici del circo di Mosca.
La Società d’Arte e Letteratura
Nel 1888 Stanislavskij fonda la Società d’Arte e Letteratura, una compagnia semiprofessionale nella quale lavora come regista e come attore. In essa confluisce tutto quello che il regista ha assorbito negli anni di apprendistato. L’incontro con la compagnia dei Meinneger, in particolare, segna un momento di svolta. Profondamente colpito dal loro modo di fare teatro, ripropone nei suoi lavori lo stile meinegeriano, legato ai principi del realismo e coevo ai contesti delle rappresentazioni proposte.
Il rinnovamento
L’incontro con il critico e drammaturgo dell’Istituto Filarmonico di Mosca Vladimir Ivanovič Nemirovič-Dančenko segna un momento di svolta nel percorso di Stanislavskij. La leggenda narra che il loro incontro, partito all’interno di un ristorante di Mosca, sia sfociato in un animato colloquio durato diciotto ore consecutive, in merito alla necessità di creare una riforma del teatro. Entrambi concordano sulla necessità di fondare un’impresa artistica rinnovata, nella quale si possa lavorare sull’autenticità e sul rigore del repertorio, sulla preparazione degli attori e sull’allestimento degli spettacoli. Da questa idea nasce nel 1898 il Teatro dell’Arte di Mosca. In particolare con la messa in scena del Gabbiano di Anton Čechov, si ottiene un successo clamoroso. I dettagli degli elementi esteriori acquisiscono un significato psicologico all’interno dell’opera, e le lunghe pause, gli sguardi, le movenze degli attori della compagnia fanno emergere tutto quello che a parole non è traducibile. Per l’importanza di questa opera ancora oggi il simbolo del teatro è l’immagine di un gabbiano stilizzato.
Le fasi successive
Da questo momento Stanislavskij sente il desiderio di spingersi oltre nella sua esperienza teatrale e decide di fondare un teatro studio che vada oltre il linguaggio realista e si spinga nel mondo del simbolismo, affidandone la direzione al grande attore Vsevolod Mejerchol’d. L’esperienza si chiude tuttavia assai precocemente. Nel frattempo, nonostante il successo del Teatro dell’Arte, in preda ad una profonda crisi esistenziale Stanislavskij si rifugia per tre mesi in Finlandia, dove avviene una profonda riflessione su tutta la sua vita artistica e nascono le nuove idee relative alla formazione dell’attore, basata sulla concentrazione e sul rilassamento muscolare. In questi anni è fondamentale l’incontro con la famosa ballerina Isodora Duncan e il suo compagno Edward Gordon Craig, uno tra gli sperimentatori più attivi del teatro di quel periodo, dal quale prenderà vita un epocale Amleto.
Il principio dell’immedesimazione e la memoria emotiva
Secondo Stanislavskij l’attore deve interrogarsi sulla reale condizione del personaggio che interpreta e per renderlo coerente e vivo, deve inoltre agire esattamente come farebbe se si trovasse realmente in quella condizione, immedesimandosi totalmente in esso.
La memoria emotiva è invece un modo di vivere e di attraversare le emozioni dei personaggi attraverso la rievocazione dei propri ricordi personali. Questa teoria ha un grosso seguito negli Stati Uniti e diviene perno della straordinaria diffusione delle idee stanislavskiane, tramite anche un suo importante allievo, Michail Čechov, nipote del celebre scrittore russo.