Intervista a Michela Tanfoglio, il mestiere dell’editor tra etica e obiettivi

Intervista a Michela Tanfoglio, il mestiere dell'editor tra etica e obiettivi Intervista a Michela Tanfoglio, il mestiere dell'editor tra etica e obiettivi

Editor

Un lavoro fitto e spesso trascurato, sconosciuto a lettrici e lettori, anticipa la pubblicazione di un libro, ne accompagna la diffusione. In questo spazio si muovono gli editor, figure dal rilievo talvolta incalcolabile che vivono all’ombra delle copertine. Senza di loro alcuni manoscritti, divenuti poi best seller, non avrebbero mai raggiunto una casa editrice, né ovviamente il successo. Michela Tanfoglio è una autorevole rappresentante della categoria. Editreal, l’agenzia letteraria che ha fondato e che dirige, si è confermata nel 2021 tra le realtà più innovative e interessanti nel settore.

Lo scorso settembre il comitato del Premio internazionale Città di Cattolica-Pegasus Literary Awards ti ha eletto editor dell’anno 2021. Come si arriva a un riconoscimento così importante?

È stata un’emozione indescrivibile, ma io non ne sapevo nulla! Non esistono concorsi di questo genere e non ero iscritta ad alcun contest. È stato un insieme di fattori, una delegazione di esperti e personaggi del mondo dell’editoria mi hanno tenuta d’occhio per un paio d’anni: non è stato facile per me divulgare h24 letteratura e cultura in maniera gratuita e fare fino a quattro video interviste al giorno; poi avevo creato il PROGETTO PORTAMI UN LIBRO, i corsi di storia o scrittura gratuiti, la creazione di concorsi letterari gratuiti e i premi letterari vinti dai miei autori: in due anni tra premiazioni e menzioni abbiamo superato i 150 premi, forse di più. Ho partecipato a tutti gli eventi del settore e non mi sono mai tirata indietro di fronte a nulla; inoltre, ho messo in campo tutte le mie risorse, come IL MESE DELL’EDITORE, che dà spazio ad almeno quattro libri al mese… Del resto non esco nemmeno per mangiare una pizza, non vado in vacanza e passo tutta la mia vita a lavoro, perché la mia è una missione: avevo circa cinque anni quando ho capito che “da grande” avrei fatto qualcosa di simile, e ce l’ho fatta. Ora vado avanti…

Tra un autore e il suo pubblico c’è Michela Tanfoglio.

Beh… così è un po’ esagerato. Diciamo che faccio qualsiasi cosa per dar luce agli autori: è mio dovere, no? Curo il mio “regno”, perché “i miei” autori e i loro libri sono pietre preziose e opere d’arte, almeno per me. Qualche esempio? Un libro parla di Colonialismo? “Presentiamolo a Montecitorio”. Fatto! Un libro parla di Covid? “Eccoci nelle story di Vasco Rossi, che tanto ci teneva a dire la sua”. Fatto! Il libro deve uscire con qualcuno perché è davvero un bel libro? “Troviamogli una sistemazione”. Poi ci vuole anche un po’ di fortuna, e io ne ho davvero tanta.

Qual è lo stato di salute dell’editoria italiana?

Sta male, da tempo era affetta da una patologia degenerativa, una di quelle che riscontri nelle analisi, ma che non fa eruttare sul volto bubboni purulenti; negli ultimi anni, però, è peggiorata fino a subire non un ma il danno visibile e permanente. L’editoria ortodossa non può guarire, perché non sempre c’è una cura o una soluzione, ma può migliorare e mutare in qualcosa di unico e noi addetti ai lavori, “noi medici editori, editor, giornalisti, librai, scrittori, blogger, influencer…” dobbiamo focalizzarci su quelli che sono i punti di forza “della paziente” e puntare tutto su di essi. Serve tempo, fatica e sacrificio, ma si può fare.

Le piattaforme streaming e i social network stanno sottraendo alle persone una porzione di tempo dedicata in precedenza alla lettura? Quale potrebbe esserne l’effetto?

Non sono d’accordo sul fatto che si legga meno: dipende cosa si legge e come si legge, basti guardare i numeri delle letture degli articoli sui social o le reaction. Una volta ci si poteva spostare solo con dirigibili (che ansia!), ora bastano poche ore di aereo per andare dall’altra parte del mondo. La società cambia, la lingua anche, la tecnologia evolve e ben venga che questo accada, o saremmo fermi al Medioevo.

Editreal, la tua creatura, è una delle realtà più interessanti nell’ambito delle agenzie letterarie italiane. Come si muove rispetto a editori e autori? In quale spazio è circoscritto il suo intervento?

Hai detto bene, è mia figlia e faccio di tutto per crescerla sana, forte e onesta, fedele ai suoi principi. Editreal è mediatrice tra autore ed editore, ma anche con gli uffici stampa, le case cinematografiche, le radio, la TV, le scuole di scrittura e gli istituti scolastici. Oltre ai servizi editoriali, svolgiamo rappresentanza presso le case editrici e seguiamo tutto nei minimi dettagli, sempre che dall’altra parte ci siano persone interessate ad agire nello stesso modo. Inoltre, abbiamo una sorta di Comitato Etico: dove c’è bisogno di servizi gratuiti per una buona causa, noi ci siamo. Per un anno ho letto favole ai bambini ospedalizzati. Non contiamo neanche più i testi che valutiamo ogni anno, men che meno quelli che facciamo pubblicare, ma ci adoperiamo per tutti. Il nostro fiore all’occhiello? Le valutazioni gratuite, scelta etica personale, che nessuno mi può togliere.

Cosa consigli agli autori inesperti?

È molto semplice. Abbiate pazienza, l’editoria ha tempi biblici. Imparate a scrivere, frequentate corsi (anche gratuiti) e scrivete tanto, tanto, tanto… poi magari cestinate e ripartite da zero. Quando sarete certi della qualità del vostro dattiloscritto, affidatevi a un editor professionista e alla fine, provateci! Inviate! Pubblicate in self. Cercate un agente… Insomma, sfondate le barriere: un libro rende eterni.

La fabbrica di Jolanda, il concorso di disegno rivolto a bambini dai tre ai dodici anni, coinvolge Editreal, Nino Bozzi editore e l’autrice Alessandra Iannotta. Lo scopo è finanziare la fondazione Santa Lucia di Roma. Com’è nata l’idea e come praticamente aiuterà la fondazione? 

LA FABBRICA DI JOLANDA nasce grazie a un racconto della poetessa e scrittrice Alessandra Iannotta; l’idea del Concorso ci è venuta insieme, a quel punto si è unito l’editore livornese Nino Bozzi, un editore serio e provvisto di grande cuore, dati i costi e il lavoro che richiede una pubblicazione. Lo ammetto: i concorsi letterari e soprattutto LA FABBRICA DI JOLANDA sono una faticaccia, un grosso impegno, fra l’altro delicatissimo in quanto ci sono di mezzo i bambini e le Fondazioni, ma, grazie a un vero e proprio miracolo, i risultati sono arrivati quando il colosso della telecomunicazione MEDIA ONE ha scelto di supportare la Fabbrica di Jolanda: da gennaio 2022 è in onda su tutti i maxischermi delle stazioni ferroviarie italiane e negli aeroporti. Se mi avessero detto che a darci man forte ci sarebbe stato il colosso della comunicazione Media One, non ci avrei mai creduto. Il Concorso funziona così: i disegni vincitori finiranno dritti dritti nel libro LA FABBRICA DI JOLANDA e i ricavati andranno alla FONDAZIONE SANTA LUCIA. A noi piacerebbe incassare abbastanza per racimolare il denaro necessario per l’acquisto di un esoscheletro… e ci stiamo provando!

Prima che la letteratura diventasse la tua professione hai lavorato per l’azienda di famiglia che si occupava di produzione e manutenzione di inceneritori. Come è avvenuto il passaggio?

Non amo parlare della mia vita privata, sono molto gelosa della mia privacy. Posso dire che arrivo da un paese della bassa bresciana, Montichiari, che i miei concittadini mi sono sempre stati vicini e che negli anni mi hanno cresciuta insegnandomi il soccorso e la tenacia, ma non solo, i monteclarensi mi hanno sempre protetta: la vita sa essere davvero dura, a volte, ma la mia più grande fortuna è quella di avere vicino la mia famiglia e chi mi ha amata al di sopra di tutto. L’amore si impara ed è mio dovere donare amore a mia volta. Nel mio nucleo familiare lo studio e il ragionamento erano fattori fondamentali, non sono mai mancati libri, lezioni di musica, danza e stimoli nei confronti dell’arte, della cultura e delle religioni. Qualunque cosa io sia diventata, lo devo al luogo in cui sono cresciuta e alle persone meravigliose che ho conosciuto nella vita.

Una domanda alla Michela Tanfoglio lettrice: qual è il tuo genere preferito?

Michela Tanfoglio legge perfino gli scontrini trovati per terra, per non parlare dei bugiardini medici (ride!), ma se proprio deve scegliere, preferisce i saggi: qualsiasi saggio è ben accetto!

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