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Una rinascita dei Verdi italiani è possibile?

Un politico disilluso come Giulio Andreotti sosteneva che gli ecologisti erano “come un’anguria: verdi fuori e rossi dentro”, ovvero di...

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Un politico disilluso come Giulio Andreotti sosteneva che gli ecologisti erano “come un’anguria: verdi fuori e rossi dentro”, ovvero di sinistra. Si trattava, ovviamente, di un’altra epoca, ma è stato proprio confinarsi al recinto della sinistra a causare il declino dei Verdi.

In Europa le formazioni politiche che si occupano di temi ambientali sono in pieno boom, grazie anche alle giovani donne che li guidano. A Strasburgo siedono 69 parlamentari, mentre a Montecitorio manca una rappresentanza politica verde dal lontano 2008. Ricordate Alfonso Pecoraro Scanio?

Perché non sono riusciti a prendere piede in Italia, mentre il mondo è sempre più attento ai mutamenti ambientali, come testimonia il movimento dei Fridays for Future di Greta Thunberg? L’incalzare dei disastri naturali ha reso il tema dei cambiamenti climatici sempre più scottante ed ineludibile.

“La difficoltà a creare una forza politica verde importante in Italia risente di diversi fattori storici e culturali”, conferma Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia. “Hanno a che fare con un contesto politico italiano che ha delle specificità, a differenza di quello tedesco dove nel pubblico c’è uno grado di istruzione maggiore, la comprensione della questione scientifica, assai più diffusa, un’industrializzazione che ha distrutto intere regioni, un ceto medio più istruito, un’idea di natura diversa rispetto alla nostra”.

Secondo alcuni, i Verdi potrebbero essere la forza politica in grado di ridare energia e vitalità alla vasta area del centrosinistra, che sembra in crisi di idee e di consenso. Ma mentre nel Nord Europa i Verdi sono da sempre una forza in grado di raccogliere milioni di voti, pronendo modelli nuovi ed una nuova narrazione, in Italia il partito non è mai decollato.

Per Angelo Bonelli, che ne è stato leader per una decina d’anni, “c’è una differenza storica tra il Nord Europa – dove i Verdi hanno ottimi risultati – e il Sud. Se guardiamo a Grecia e Spagna, le percentuali sono simili, se non peggiori”. Ma c’è dell’altro. Bonelli chiama in causa “un’informazione che ci boicotta e talk show che ci ignorano. Noi facciamo quel che possiamo: per l’ultima campagna elettorale abbiamo speso solo 25 mila euro e ci conosceva solo il 30 per cento degli elettori. Come poteva andare meglio?”. Stesso refrain per Elena Grandi, co-portavoce dei Verdi: “Per tv e media siamo morti. Cosa dobbiamo inventare per farci notare?”. Bonelli dà la colpa ai cittadini, quasi riecheggiando Bertoldt Brecht (“Il comitato centrale ha deciso, se il popolo non è d’accordo, nominiamo un nuovo popolo”): “Gli ambientalisti hanno sempre fatto una battaglia forte sulla legalità, ma come fai a prendere voti, se una casa su due al Sud è abusiva?”.

L’ultima volta che i Verdi parteciparono da soli alle elezioni politiche fu nel 1996, sotto il simbolo del Sole che ride, che li rese famosi. All’epoca, presentandosi da soli alla Camera e con l’Ulivo al Senato, ottennero il miglior risultato della loro storia in termini parlamentari: 14 deputati e 14 senatori, eletti grazie ad un milione di voti. Sette anni prima, alle europee del 1989, il partito aveva ottenuto il suo miglior risultato in assoluto: 1,3 milioni di voti.

Tra i partiti ecologisti in Europa e in Italia c’è una voragine. “C’è stata un’obiettiva difficoltà a rappresentare l’ambientalismo come un discorso di sviluppo, di progresso, di benessere. In Italia si sono lasciati imprigionare da un modello economico di rinunce. È un problema di tutti gli ambientalisti, ma i nostri non lo hanno mai superato”, è il parere di Roberto Della Seta, presidente storico di Legambiente.
I temi ambientali sono entrati negli ultimi anni nell’agenda del Movimento 5 Stelle, che hanno trasformato l’ambientalismo in una cultura antagonista. Tutto ciò ha indebolito ulteriormente i Verdi.

I fondi straordinari stanziati nell’ambito del Recovery fund – e più in generale del pacchetto Next Generation EU – sono un’opportunità per accelerare la transizione ecologica, alla quale andrà destinato il 37% delle risorse totali disponibili. Il 13 luglio 2021 l’assemblea costituente ha varato lo statuto del nuovo partito dei Verdi italiani, che si propone come alleato del Partito Democratico. Rimane la speranza che la spinta dell’emergenza climatica, combinata con la nuova consapevolezza della posta in gioco in Europa, porti nuova linfa nelle esangui file dell’ambientalismo italiano.

Giulia Cortese

 

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