A scendere in piazza a Roma i movimenti per la casa, sindacati inquilini e partiti di sinistra
Una manifestazione per il diritto alla casa. A Roma i movimenti per l’abitare sono scesi in piazza per protestare contro gli sgomberi. In tutta Italia, dopo la sospensione degli sfratti per la pandemia, sono riprese le esecuzioni. Nella capitale, il problema è particolarmente sentito, con 4500 esecuzioni da compiere nel 2022 e diversi stabili occupati da circa un migliaio di persone in emergenza abitativa a rischio sgombero. Queste ultime realtà in particolare, in stretto contatto con i movimenti per l’abitare, temono molto la ripresa delle esecuzioni.
Le mosse della prefettura
Per fronteggiare il problema degli sfratti pochi giorni fa la Prefettura ha tenuto un incontro con le parti sociali nel quale però non sono stati invitati i movimenti. I sindacati Sunia, Unione Inquilini e Sicet hanno disertato anch’essi l’incontro per solidarietà con le realtà sociali che non sono state convocate.
“Nei tavoli prefettizi sono stati invitati in separata sede i movimenti che si sono rifiutati di andare – ha affermato Silvia Paoluzzi dell’Unione inquilini – poi si sono rifiutati anche i sindacati con la motivazione di fare un ragionamento con tutte le parte insieme non uno per volta. Frazionare le lotte non è la via più indicata per la nostra città”.
Ad ogni modo il problema del mancato invio in prefettura dei movimenti sembra essere stato risolto: “Siamo stati ricevuti in prefettura con la promessa di rivederci a stretto giro chiamando le parti che in questi giorni non sono state chiamate e avremo dei nuovi tavoli per affrontare le tematiche portate in piazza”, ha spiegato Paoluzzi.
La manifestazione
Lil corteo ha visto la partecipazione dei movimenti per la casa, i sindacati degli affittuari Unione Inquilini, Sunia e Asia, i partiti |Rifondazione Comunista e Potere al Popolo.
“La questione è garantire il passaggio di casa in casa a tutte le famiglie e le persone che rischiano lo sfratto – continua la Paoluzzi – bisogna rispondere a sfratti e occupazioni sotto sgombero e alle persone in graduatoria. Il modello piazza del Caravaggio funziona. Ma Le case Ater da assegnare sono poche. Il patrimonio pubblico va implementato. Si sarebbero potute utilizzare le risorse in arrivo dal Pnrr, ma purtroppo la politica è cieca e sorda e rinuncia ad ascoltare le 5000 persone che hanno manifestato”.
Molte persone in condizioni di precarietà abitativa, ma pochi alloggi
Nella capitale la richiesta di un alloggio da parte di famiglie in situazione di indigenza è alta: Paoluzzi ha spiegato che nelle lista di graduatoria comunale ci sono 14.000 persone. Alle quali bisogna aggiungere altre 10.000 sotto sfratto con sentenze esecutive entro il 2022. Infine ci sono le famiglie sotto sgombero delle occupazioni a viale Ciamarra, Valle fiorita, viale delle provincie, Spin time e delle palazzine larex.
“In piazza sono scese famiglie sotto sgombero, e realtà a cui bisogna dare risposta. E ci sono famiglie sfrattate sistematicamente senza passaggio di casa in casa nel silenzio. Al prefetto è stato chiesto un tavolo che includa tutte le realtà cittadine e di mettere nei tavoli un piano che metta sul piatto degli alloggi. Perché altrimenti non si risolve realmente il problema della precarietà abitativa”, conclude la portavoce dell’Unione degli inquilini.
La richiesta di alloggi popolari a Roma è alta, ma le istituzioni languono. Le costruzioni di nuovi alloggi procedono a rilento e non bastano a coprire l’enorme domanda delle persone. Nel 2019 l’Ater, l’ente che gestisce le case popolari, ha presentato un piano triennale per la costruzione di 709 alloggi. Una goccia nel mare.