All’età di ottant’anni se n’è andato il vulcanico Maurizio Zamparini, uomo di calcio, ex presidente di Venezia e Palermo. Il caso ha voluto che succedesse durante una sosta calata nel bel mezzo del campionato di Serie A, una sosta di quelle inimmaginabili ai tempi suoi, quando i calendari dei campionati seguivano una logica fatta (anche) di buonsenso.
Personaggio dal carattere tosto e vero, lo abbiamo conosciuto per quanto ha fatto nel mondo del calcio, sebbene la sua vita imprenditoriale avesse un lato rilevante nell’ambito dell’edilizia e della grande distribuzione.
È stato il terrore degli allenatori, ovviamente quelli a cui affidava le sue squadre. Al primo venticello contrario, ai primi risultati negativi, Zamparini esonerava il tecnico di turno sancendo l’avvicendamento sulla panchina. Chiunque lavorasse per lui era avvisato.
Durante la stagione calcistica 2015-1016 riuscì a esonerare sette allenatori. Sulla panchina del Palermo quell’anno si avvicendarono Giuseppe Iachini, Davide Ballardini, Fabio Viviani, Giovanni Bosi, Giovanni Tedesco con Guillermo Barros Schelotto, ancora Giovanni Bosi, ancora Giuseppe Iachini,Walter Novellinoe ancora Davide Ballardini.
Una volta si fiondò negli spogliatoi a fine partita e l’allora allenatore del Venezia Walter Novellino lo invitò a uscire. Novellino fu esonerato, e reintegrato il giorno successivo. Al telefono Zamparini gli chiese: «Hai avuto paura, eh?»
Fece bene a tenersi il tecnico di Montemarano che nel biennio 1997-1999 portò il Venezia dalla Serie B alla Serie A, e nel massimo campionato ottenne una abbondante salvezza. Proprio nella stagione 1998-1999 Zamparini offrì una delle sue brillanti intuizioni sportive, portando a Venezia in prestito Alvaro Recoba. Il campione uruguaiano all’epoca giocava (poco) nell’Inter e colse l’occasione per mettere minuti nelle gambe e confermare il proprio valore. La cavalcata della squadra nel girone di ritorno sfiorò la cosiddetta zona UEFA. La qualificazione alla Coppa UEFA, competizione tramutatasi poi in Europa League, fu raggiunta dal Palermo, rilevato nel 2002 dalle mani di Franco Sensi già proprietario della Roma.
Tanti giocatori hanno trovato nelle società di Zamparini un grande trampolino di lancio, segno della competenza del presidente e della capacità nello scegliere i direttori sportivi più adatti alla circostanza. Edinson Cavani, pure lui uruguaiano, fu acquistato dal Palermo prima di essere ceduto al Napoli e poi al Paris Saint Germain e al Machester United. Ma ricordiamo anche Javier Pastore, Joisip Ilicic, Luca Toni, Stefan Scwoch, Eugenio Corini, Fabio Grosso (poi campione del mondo con la nazionale), Andrea Barzagli, Salvatore Sirigu, Fabrizio Miccoli, Andrea Belotti, Amauri, Federico Balzaretti e ovviamente Paulo Dybala.
L’aneddoto Dybala
Nel 2015, dopo il mancato accordo tra Napoli e Palermo, Paulo Dybala fu ceduto alla Juventus. All’inizio del campionato il tecnico bianconero (già allora Massimiliano Allegri) riservò a Dybala poco spazio, dichiarando che il giocatore dovesse crescere. Zamparini commentò: «È Allegri a dover crescere.»
Maurizio Zamparini è forse l’ultimo presidente della vecchia classe dei vulcanici, gente che si infiammava per la propria squadra e che parlava con estrema schiettezza o con fervore, senza i filtri e l’ovvietà a cui negli anni ci siamo abituati.
Speriamo francamente che vengano altri come lui perché il pallone senza certi grandi personaggi si è troppo ridimensionato. Un dribbling di Maradona, un gol di rapina di Paolo Rossi e un’intervista di Zamparini se li stanno godendo (forse) altrove.