Nicola Chiacchio, in giro per il Sudamerica in bicicletta

Nicola Chiacchio Nicola Chiacchio

Il viaggiatore campano sta attraversando il continente sulle due ruote La bici per passione. E l’idea di attraversare il Sudamerica con le due ruote. Nicola Chiacchio, un viaggiatore campano di 45 anni, da qualche mese sta viaggiando lungo il continente latinoamericano in bicicletta. Italiani news l’ha intervistato, cercando di comprendere qualcosa in più sul progetto del ciclista italiano. Come è nato il programma di viaggiare in Sudamerica con la bicicletta? L’idea è nata per caso. Dopo aver passato 20 mesi sequestrato in Mali dai militanti jihadisti, mentre giravo l’Africa in bici, ed essere riportato in Italia con un volo di stato, avevo voglia di ritornare in Cile dove vive mio figlio, ma volevo anche riprendere a pedalare dopo 20 mesi di sosta forzata sotto un albero. Ma in Cile non era possibile entrare a causa della chiusura delle frontiere per la pandemia e sono volato in Brasile, a Salvador de Bahia, città dalla quale è iniziato il mio viaggio. Ho pedalato attraverso il Brasile, il Paraguay e la Bolivia. Raggiunta la frontiera Cilena, ad Ollague, sono stato costretto a fare una quarantena e vista la situazione generale del paese, non ho potuto proseguire il viaggio in bici e ho preso un volo fino a Concepcion dove ho rivisto mio figlio e sono rimasto pere 5 mesi. Poi ho deciso di ripartire. Non volevo di passare l’inverno in quella città . Ho attraversato tutto il Cile e sono rientrato in Bolivia, in inverno e con temperature notturne molto basse, che arrivavano fino a meno 15 gradi. Dopo aver attraversato il Salar sono sceso nell’amazzonia boliviana. Poi sono entrato illegalmente in Perù, perché il paese era chiuso per la pandemia. Lo stesso è avvenuto in Ecuador e Colombia. Mi sono fermato poco lontano dalla costa caraibica. In Colombia ho venduto bici e preso un volo per Concepción. Dopo essermi fermato nella città cilena per 2 mesi e mezzo sono ripartito. Questa volta la destinazione di arrivo è stata il Brasile, da dove penso rientrare in Italia. In totale ho già pedalato 16.000 km e alla fine del viaggio dovrei aver pedalato per più di 20.000 km in 20 mesi, inclusi i 7 mesi di sosta a Concepción. Qual è la finalità del suo viaggio? Lo scopo del viaggio, a parte il piacere in di andare in bici per il Sud America, per conoscere luoghi e persone, è stato anche quello di riprendere la mia vita di viaggiatore dopo un sequestro di 20 mesi. Capire se potevo ancora viaggiare, fidarmi della gente, dormire dove capita. Com’è il rapporto con le persone che incontra? Sono ospitali? Le persone in genere sono molto ospitali. Anche se con la pandemia e i flussi migratori interni al Sud America, a volte non è facile. Ma se una persona ha bisogno e chiede viene aiutata. Una volta in Perù decisi di dormire in strada, una signora di passaggio mi disse che la notte fa freddo e andò a prendere una coperta per me. Dopo poco si fermò un ragazzo in motorino e mi disse che sarebbe tornato dopo un po’ per portarmi a casa sua. Nel frattempo da un negozio vicino mi volevano regalare dei vestiti usati e un sacco a pelo. Presi il sacco a pelo e lasciai i vestiti perché avevo già troppe cose in bici. Il ragazzo in motorino ritornò e andammo a casa sua dove mi diedero da mangiare e un letto per dormire. In Sud America aiutano molto i ciclisti. Ci sono anche delle case per ciclisti dove si può trovare ospitalità per qualche giorno. Come quella dove mi trovo ora. Ma c’è anche chi non ha interesse per i viaggiatori in bicicletta, come un tipo in una zona mineraria nel nord del Cile. C’era in vento fortissimo che non mi faceva avanzare. Così gli chiesi se mi lasciava dormire, in strada, dietro un muro di una casa del villaggio fantasma dov’ero arrivato ma che, secondo quell’uomo era di proprietà di un’impresa mineraria. Mi disse che me ne dovevo andare e che non era un suo problema se io avevo deciso di girare il mondo in bici. Eravamo a un 3000 metri di quota in inverno. Gli risposi che non potevo andare via per il vento e che sarei rimasto sul bordo della strada che è pubblica. Lui disse che avrebbe chiamato i carabinieri e così fu. Dopo un po’ arrivarono e mi chiesero se volevo andare con loro nella caserma per passare la notte li. Era una ventina di km dietro di me, ci ero passato alcune ore prima. Dissi di no, perché avevo faticato tanto ad arrivare viaggiando controvento. Allora mi proposero di andare 10 km più avanti dove c’erano delle rovine e avrei potuto ripararmi dal vento. Accettai. Quando è cominciato il viaggio e quando terminerà? Il viaggio è iniziato a novembre 2020 e penso continui ancora per 1 mese o altri 3. Ma non ho un programma definito. Marco Orlando

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