Il Papa emerito Joseph Ratzinger ha scritto una lettera per chiedere scusa alle vittime dei preti pedofili
Dopo la pubblicazione, il 20 gennaio scorso, del rapporto sugli abusi sessuali commessi nell’arcidiocesi di Monaco, in Germania, guidata dal 1977 al 1982 proprio da Ratzinger
Cosa dice il rapporto
Nel febbraio 2020 l’arcidiocesi di Monaco-Frisinga ha incaricato lo studio legale Westpfahl Spilker Wastl di stilare un rapporto sugli abusi sessuali sui minori nell’arco temporale che va dal 1945 al 2019. Dopo quasi due anni il rapporto è stato presentato in una conferenza stampa, il 20 gennaio 2022. Secondo l’indagine, sono 497 le persone che hanno subito abusi nella suddetta arcidiocesi in quasi 74 anni. Le vittime, per la maggior parte in età compresa tra gli 8 e i 14 anni, sono per lo più di sesso maschile, ma ci sono anche 182 bambine. Il numero di crimini non segnalati, tuttavia, sarebbe molto più alto. A compierli, 235 persone, di cui 137 preti, ma anche diaconi, referenti pastorali e ben 48 persone dell’ambito scolastico. L’indagine si è svolta attraverso interviste alle vittime di abusi e alle persone che hanno occupato ruoli di responsabilità. Tra queste Joseph Ratzinger, arcivescovo di Monaco dal 1977 al 1982, di cui è stata esaminata anche la condotta come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, evoluzione moderna del Sant’Uffizio, che ha il compito difensivo della fede e di promozione della dottrina. Un organo che, come scrisse Giovanni Paolo II “giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano ad essa segnalati e, all’occorrenza, procede a dichiarare o ad infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio”.
Ratzinger ha stilato una memoria difensiva di 82 pagine, in cui dichiara che non era a conoscenza della situazione. Impossibile secondo Wilfried Fesselmann, il principale accusatore di Ratzinger.
La storia di Wilfried Fesselmann
Wilfried Fesselmann aveva solo 11 anni quando venne molestato dal sacerdote Peter Hullemann nella parrocchia di Essen. “È dal 2006 che denuncio il mio caso, e nel 2010 scrissi una lettera a Ratzinger, che allora era Papa. Almeno servì a mandare in pensione il prete pedofilo che mi aveva molestato. Quando mandai le mie prime mail di denuncia, nel 2006 e 2008, a un pastore di Monaco che le girò alla diocesi, mi ritrovai la procura di Traunstein a casa. Sostenevano stessi ricattando la Chiesa” ha dichiarato Fesselmann in una recente intervista a Repubblica. Ratzinger, nel rapporto della commissione, è accusato di non aver impugnato gli abusi che si stavano consumando nella sua arcidiocesi durante il suo mandato, nonostante abbia partecipato ad una riunione del 15 gennaio 1980, in cui si decise il trasferimento di Hullemann da Essen a Monaco, prima per sottoporsi ad una terapia, poi per continuare il suo lavoro come assistente in una parrocchia. Hullemann ha continuato a molestare bambini ed è ora accusato di 23 casi di abusi sessuali di minori tra gli 8 e i 16 anni, avvenuti tra il 1973 e il 1996. Ratzinger ha dapprima sostenuto di non aver partecipato a quella riunione e che non fosse a conoscenza degli abusi. Nella lettera di scuse, Ratzinger ha corretto il tiro e ha detto di avervi partecipato ma che non si era espresso bene per una svista. “Impossibile che Ratzinger non sapesse. Il vescovo sa sempre il motivo dei trasferimenti dei sacerdoti” ha dichiarato Fesselmann. Forse Ratzinger ha chiuso gli occhi davanti agli abusi o, per restare in temi evangelici, “se ne è lavato le mani”. Fesselmann sostiene anche che le dimissioni di Ratzinger, avvenute nel 2013, fossero strettamente legate ai casi di pedofilia denunciati nel 2010 a Ratisbona. “Il criminologo Christian Pfeiffer – afferma ancora Fesselmann nell’intervista a Repubblica – aveva già cominciato a indagare sulla pedofilia a Ratisbona, dove peraltro insegnava il fratello di Ratzinger, Georg. E in quegli anni, a Monaco, vide un dossier sul pastore pedofilo che mi ha molestato, ma alcune pagine erano state strappate. E il cardinale Ackermann gli offrì una grossa somma di denaro per tenere la bocca chiusa. Me l’ha raccontato Pfeiffer stesso. Poco dopo Ratzinger si dimise. Ora aiuterò Andreas Schulz, un famoso avvocato che si occupa di crimini di guerra. Vuole intentare un processo contro Ratzinger alla Corte Penale Internazionale dell’Aia” ha concluso Fesselmann.
La lettera di Ratzinger
Dopo la pubblicazione del rapporto, Joseph Ratzinger ha scritto una lettera diffusa l’8 febbraio in cui, per prima cosa, ha ringraziato chi lo ha aiutato a stilare la memoria difensiva di 82 pagine e a studiare l’enorme quantità di atti legali, ovvero duemila pagine di ottomila totali del rapporto. “È avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo” ha scritto il Papa emerito. Ratzinger ha aggiunto i ringraziamenti per chi invece gli ha creduto, compreso Papa Francesco. Solo dopo i sentiti ringraziamenti, Ratzinger è passato alle scuse.
Mea culpa, mea grandissima culpa
Ratzinger nella lettera ha fatto riferimento alla grandissima colpa per cui i cattolici chiedono perdono ad inizio della messa con l’Atto di dolore: “In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade. Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”. Ratzinger sarebbe quindi stato trascinato nella grandissima colpa degli abusi sessuali perché non l’avrebbe affrontata con decisione. “Ben presto – prosegue la lettera – mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.
Ratzinger, 95 anni ad aprile, si dichiara dunque colpevole ma si autoassolve per prepararsi con serenità al trapasso dalla vita terrena. Perché il Signore è suo amico, giudice e avvocato che ha già patito per le sue “insufficienze”, ovvero le sue sviste, le sue omissioni su ciò che sapeva. E se omettere è come mentire, ha “pronunciato falsa testimonianza”, violando l’ottavo comandamento. Chi lo perdonerà?