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Back to the 2022 – Eutanasia: scegliere di morire non è ancora un diritto in Italia

Eutanasia: per la consulta il referendum è inammissibile e ancora una volta, la speranza di guardare verso un futuro la...

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Eutanasia: per la consulta il referendum è inammissibile e ancora una volta, la speranza di guardare verso un futuro la cui libertà di scelta è tutelata, sembra più lontana che mai.

I 15 giudici della Corte costituzionale riuniti in camera di consiglio, hanno discusso solo dell’ammissibilità del quesito sull’eutanasia, e non anche degli altri referendum in programma.

In attesa del deposito della sentenza sul suicidio assistito, l’Ufficio comunicazione fa sapere che la Corte costituzionale ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, come riportato da ANSA: “a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.

Le parole di Marco Cappato

Non ci sono altri termini per definire questa decisione, e meglio non poteva esprimerli Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, che come riportato da ANSA ha dichiarato: “Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia”.

La scelta, secondo Cappato è piuttosto ovvia: “Sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina“.

Non solo Cappato, diversi membri della politica e non solo si sono espressi in merito alla decisione. Mina Welby, co Presidente dell’Associazione Luca Coscioni ha espresso tutto il suo disappunto: “Provo tanta tristezza pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate. Io ero sicura che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa – ha dichiarato, concludendo però con una nota di speranza – Rimane l’ultima ‘speranza’ del Parlamento…Vorrei personalmente fare qualcosa per sensibilizzare al tema, non so ancora cosa”.

Anche il Leader della Lega, Matteo Salvini ha espresso la sua opinione: “Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia“, seguito da Enrico Letta, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “La bocciatura da parte della Corte costituzionale del referendum sull’ eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa”.

L’annullamento a pochi giorni dalle parole di Papa Francesco

Solo pochi giorni fa, Papa Francesco era tornato a parlare del suicidio assistito, bocciato categoricamente.

Dobbiamo stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano a uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio – ha cominciato il pontefice, che poi ha aggiunto – Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. Infatti, la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”. Il Papa ci tiene a sottolineare che “non possiamo evitare la morte, e proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l’accanimento terapeutico”.

L’eutanasia negli altri paesi

Insomma, questa decisione non può non metterci di fronte all’arretratezza del nostro paese rispetto ad altri, in cui, il diritto di vivere o di morire è concesso al singolo individuo.

I Paesi Bassi sono stati i primi a legalizzare l’eutanasia diretta e il suicidio assistito, seguiti dal Belgio nel 2003 con la legalizzazione e nel 2016 con l’estensione ai minori. In Lussemburgo, dove è stata legalizzata nel marzo 2009, questa pratica vale invece soltanto per gli adulti e per i pazienti in condizioni di salute considerate “senza via d’uscita”.

Si unisce poi la Svizzera, che prevede sia l’eutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio assistito. Il Paese elvetico è lo stesso ad aver dato assistenza a un noto caso italiano, quello Fabiano Antoniani, conosciuto anche come dj Fabo.

Anche in Francia, seppur non come negli altri paesi, è stato introdotto, con la legge Leonetti del 2005, il concetto di diritto al “lasciar morire”, che favorisce le cure palliative. In Gran Bretagna l’interruzione delle cure a certe condizioni è autorizzata dal 2002.

La Svezia ha legalizzato l’eutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in Germania, Finlandia e Austria su richiesta del paziente. In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca il malato può rifiutare le cure o l’accanimento terapeutico.

Ma se tutti questi paesi sono stati in grado di fare un passo avanti, perché il nostro paese è bloccato nel passato? Perché il singolo individuo non ha il diritto di decidere in merito alla propria vita?

Gli altri temi della consulta del 15 febbraio

Come riportato da ANSA, gli altri temi sono:

Cannabis: la richiesta è quella di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (carcere da 2 a 6 anni e multa da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente.

Legge Sanseverino – la richiesta è quella di abolire l’intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, ovvero, “eliminare le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E soprattutto l’articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione, dopo la condanna di primo grado per alcuni reati”.

Custodia Cautelare – Cancellando una parte dell’articolo 274 del Codice penale, “si vuole ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove”.

Separazione delle carriere – La richiesta è quella di non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato è lo scopo del referendum. Oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma.

Consigli giudiziari – Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari.

Responsabilità civile diretta dei magistrati: “Cancellando parte delle norme attuali si vuole introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari”.

Elezione dei componenti del CMS – “Il quesito propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L’obiettivo è arrivare a candidature individuali libere, già previste nella riforma Cartabia”.

Se la Consulta desse il via libera, il voto sarebbe tra aprile e maggio.

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