Kenneth Branagh torna al cinema con Assassinio sul Nilo, e proprio come con il precedente Assassinio sull’Orient Express, si appropria delle opere letterarie di Agatha Christie e le traspone cinematograficamente.
Da considerarsi un piacere visivo a tutti gli effetti, con una patina retrò e una fotografia firmata Haris Zambarloukos, delude chi si aspettava qualcosa di diverso e più elaborato.
Questo nuovo capitolo vede dunque il noto regista ancora una volta dietro la telecamera e davanti ad essa nei panni del leggendario detective Hercule Poirot. Se egli trova però una sorta di divertimento nel suo scrutare e analizzare i passeggeri da cima a fondo, nascondendosi sotto i suoi bassi bizzarri, lo stesso viaggio non si presenta come divertente per lo spettatore. Percepibile fin da subito è il distacco che viene a crearsi, complice probabilmente la quantità spropositata di effetti visivi e delle performance di attori che con la loro fama hanno portato gli spettatori al cinema.
La trama di Assassinio sul Nilo
Partiamo dalla trama. Hercule Poirot si ritrova ospite al matrimonio di una ricca ereditiera, Linnet Ridgeway, che sta per sposare il fidanzato rubato alla migliore amica Jacqueline. Quest’ultima non prende bene la rottura e si ostina a inseguire in ogni dove i promessi sposi, fino a raggiungerli proprio in Egitto durante la luna di miele.
Quando Linnet viene trovata morta nella sua camera da letto a bordo di un battello in mezzo al Nilo, l’investigatore Poirot si trova a dover risolvere il mistero e a trovare l’assassino.
Una trama ovvia e ricca di cliché
Quel che guasta i tramonti mozzafiato e la bellezza degli attori scelti, è proprio una trama che non lascia spazio a colpi di scena e che fin da subito si presenta abbastanza scontata. Se l’intento di Branagh è quello di portarci a dubitare di tutti i presenti, la maggior parte dei passeggeri vengono scartati fin da subito a causa della loro ovvia caratterizzazione, lasciandoci alla fine con l’ovvietà della situazione in mano (il piano escogitato dalla coppietta di ex fidanzati).
Purtroppo, ci vuole un tempo terribilmente lungo prima che la trama diventi realmente interessante e inizi a crescere la tensione. La mossa più intelligente e avvincente di Branagh e Green, lo sceneggiatore, è il flashback che ci viene presentato all’inizio. Talmente staccato dalla trama in sé, da portare lo spettatore a chiedersi se per caso quella sia la sala sbagliata. Il prologo è, infatti, la straordinaria rappresentazione in bianco e nero di un giovane Poirot nelle trincee della Prima guerra mondiale, dove dimostra l’intraprendenza e lo spirito acuto che saranno poi i suoi marchi di fabbrica. Questo Branagh de-invecchiato ci permette anche di assistere alla storia delle origini dei caratteristici baffi di Poirot, che lancia il film su una nota di shock e tensione, che però svanisce quasi subito.
La totale assenza di chimica tra i personaggi
Complice forse il terribile periodo nel quale tuttora si trova l’attore Armie Hammer (accusato di violenza e cannibalismo), tra lui e la sua meravigliosa sposa Linnet, non vi è alcuna connessione fisica o emotiva. Il loro trasporto e il linguaggio del corpo sono spenti, quasi assenti. È impossibile credere che queste due persone si siano innamorate così intensamente e spontaneamente l’una dell’altra da essere disposte a distruggere un fidanzamento e un’amicizia preziosa per stare insieme.
Un film che di ostacoli ne ha visti tanti
Partito già svantaggiato, a causa dei pregiudizi di chi non sentiva l’esigenza di un altro film dopo Assassinio sull’Orient Express, questo nuovo capitolo di intoppi ne ha visti tanti. In primis il COVID-19, che ha ritardato di gran lunga le riprese e l’uscita, originariamente prevista durante le festività natalizie del 2019, ma ampiamente ritardato a causa della pandemia. Assassinio sul Nilo è arrivato dunque due anni dopo il previsto e, nel frattempo, il suo cast ha accumulato una serie di disastri sociali di gravità non trascurabile, tra cui i presunti messaggi no-vax di Letitia Wright, la posizione controversa di Gal Gadot sul conflitto israelo-palestinese e, in particolare, le inquietanti e gravissime accuse di abusi e coercizione sessuale contro Armie Hammer, che hanno portato al suo esilio da Hollywood.
Il ruolo di Hammer nei panni dell’affascinante Simon Doyle, che si sposa al di sopra della sua posizione, è centrale nella trama e le speculazioni sullo stesso attore hanno reso la visione condizionata da ciò che si era sentito.
Le principali differenze con la storia originale di Agatha Christie
In questa versione, Salome Otterbourne (Sophie Okonedo) è una cantante blues invece che una scrittrice di romanzi rosa, e sua nipote/manager Rosalie (Letitia Wright) è innamorata di Bouc, una relazione sospettata dalla madre dello stesso, che per questo invita l’ispettore al matrimonio.
A tal proposito, una delle grandi differenze tra il film e il libro è l’aggiunta del personaggio di Bouc, già apparso in Orient Express: “Nelle prime conversazioni con Kenneth per questo film, abbiamo iniziato a parlare delle cose che pensavamo fossero andate benissimo con Orient Express“, ha spiegato Green. “E abbiamo subito concordato sulla prova di Tom Bateman nei panni di Bouc. Per questo abbiamo trovato una nuova parte per lui” ha dichiarato lo sceneggiatore. Proprio Bouc, inoltre, assume un ruolo importante nel film, forse portando lo spettatore al primo e unico momento di dubbio su chi sia il vero assassino.
Una fotografia e una regia di tutto rispetto
Il regista otto volte candidato all’Oscar (attualmente in lizza per Belfast) e vincitore del Golden Globe, fa emergere ancora una volta il suo stile di regia, che rimanda alla sua chiara ed evidente formazione teatrale. In Assassinio sul Nilo, così come era accaduto per Assassinio sull’Orient Express, l’impostazione teatrale è subito riconoscibile, ostentata nella scena degli interrogatori.
La fotografia, aiutata dalla tecnica digitale in modo abbastanza evidente e prepotente, è costellata da un utilizzo spropositato di CGI, che a lungo andare finisce quasi per infastidire la vista. Di tutto rispetto invece la scelta dei costumi, curati nel dettaglio e oltretutto molto piacevoli da guardare.
Il cast di Assassinio sul Nilo
Come anticipato all’inizio dell’articolo, ciò che potrebbe aver incuriosito di più uno spettatore che non sa se guardare questo sequel non del tutto necessario, è proprio il cast.
Dopo Kenneth Branagh, troviamo appunto la meravigliosa Gal Gadot nei panni di Linnet e Armie Hammer nei panni di Simon, ma la vera rivelazione è la giovanissima e talentuosa Emma Mackey (Sex Education) nei panni della ex migliore amica e amante, Jacky.
Russell Brand è l’insospettabile dott. Bessner, medico svizzero-tedesco di dubbia fama, Letitia Wright (Black Panther) è Rosalie Otterbourne, Tom Bateman è Bouc, Annette Bening (American Beauty) è Euphemia Bouc, Rose Leslie (Game of Thrones) è Louise Bourget.