Le sale cinematografiche, già gravemente provate dall’avvento delle piattaforme di streaming, hanno subito un duro colpo con la pandemia. Ne parliamo anche nei nostri podcast.
Chiudono 500 schermi, e la sopravvivenza dei cinema diventa un tema mai così evidente come in questo momento. L’allarme arriva direttamente dall’Associazione nazionale esercenti cinematografici (Anec) che, nella conferenza stampa tenutasi in coordinamento con le rappresentanze dell’esercizio cinematografico ACEC e FICE, ha chiesto una road map governativa.
Come riporta Rai News, nel 2021 il box office ha segnato un incasso di “169 milioni 395 mila euro, con 24.801.770 presenze, rispettivamente un meno 71,39 per cento e un meno 73,03 rispetto al 2019”, l’anno che doveva segnare la rinascita di un cinema già provato.
Le dichiarazioni
L’Associazione degli esercenti, come riporta Rai News, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “A distanza di 24 mesi dalla chiusura dei primi cinema, ancora oggi le misure imposte agli esercenti del settore sono le più restrittive applicate e continuano, inspiegabilmente, a limitare le attività all’interno dei cinema, minando la fruizione del grande cinema da parte degli spettatori“.
Ciò che preoccupa è che, nonostante i primi segnali di allentamento, come ad esempio la possibilità di riprendere con il consumo di cibi e bevande a fine marzo, la situazione possa restare ugualmente la stessa.
“In Italia nel 2021 sono usciti 353 film, 153 dei quali di produzione nazionale, una presenza importante ma che ha rappresentato solo il 20% della quota di mercato (nel 2020 aveva rappresentato il 56% degli incassi) – ha dichiarato Mario Lorini, presidente dell’Anec, sottolineando come sia necessario – “uno sforzo collettivo alla produzione, agli autori e agli artisti italiani per non lasciare che prevalga il consumo domestico di film, e per non limitare i segnali di ripresa del mercato al prodotto internazionale“.
“L’intervento istituzionale per consentire il ritorno all’esperienza cinematografica completa, dove il cinema, soprattutto quello commerciale, è grande schermo, poltrone comode e popcorn, è indispensabile e non più procrastinabile”, ha concluso.
La profonda crisi del cinema nazionale
Diverse sale in questo periodo hanno diminuito le giornate di programmazione settimanale e il numero quotidiano degli spettacoli in un mese. Come riporta La Repubblica, ben quattrocento schermi “hanno sospeso l’attività, sintomo delle difficoltà del mercato sala nel nostro paese”.
Tale fenomeno, secondo quanto riportato, sarebbe circoscritto al nostro paese, infatti, nel resto del mondo si registrano già segnali di ripresa.
La situazione fuori dall’Italia appare diversa: dopo la pandemia del 2020, all’estero nel 2021 incassi e presenze sono tornati a crescere dappertutto. “Nel Nord America le cifre, benché ancora lontane dal periodo pre-pandemico, in un anno si sono raddoppiate, passando da un incasso complessivo di 2,28 miliardi di dollari del 2020, a 4,45 miliardi di dollari del 2021”, si legge.
I dati che si registrano mostrano con evidenza come, nel resto d’Europa, gli ingressi siano tuttora in aumento, attestando un 37% di crescita, con circa 585 milioni di biglietti venduti nei mercati del Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, “dove l’incremento si è attestato a fra il 55 e il 62% in più rispetto al 2020”. Tuttavia, in Italia la situazione è ben diversa. Nel 2021 gli incassi, conseguenti alla diminuzione della frequentazione delle sale, sono stati inferiori ai numeri dell’anno precedente, registrando perdite del 12% di spettatori e il 7% di incassi.
Le cause di un cambiamento inevitabile
Complice sicuramente la paura di tornare a popolare le sale, il fatto che le persone non le frequentino più è qualcosa di innegabile, ma non è l’unica motivazione. L’abitudine ad avere il film a portata di mano, favorito anche dall’uscita a pochi giorni di distanza dal film in sala in streaming, ha abituato il pubblico a non sentire la necessità di una maggiore qualità, favorendo la comodità del proprio salotto.
Secondo Andrea Occhipinti, produttore e distributore, titolare della società Lucky Red, una delle ragioni principali di questo calo drastico è da imputarsi alle “eccessive restrizioni cui le sale di cinema sono state sottoposte, nonostante si siano dimostrate una delle location più sicure dal punto di vista sanitario. A ciò si è aggiunta un’informazione terroristica, che ha suscitato paure e timori immotivati, scoraggiando le presenze. Altrove questo non è accaduto: in Spagna, ad esempio, i cinema non hanno mai chiuso“, ha concluso.
Complici del cambiamento del rapporto tra spettatore e cinema, è l’avvento delle serie tv. A parlare del fenomeno ci pensa Joe Russo, regista che può vantare almeno quattro blockbuster e tra i registi e produttori più importanti di Hollywood.
A Leggo ha dichiarato: “La tecnologia sta cambiando molto il modo di realizzare i film, spesso non si deve viaggiare così tanto come prima, sicuramente lo streaming digitale è il futuro – sottolineando come – la pandemia ha solo spinto il cambiamento, i giovani per due anni hanno visto serie tv, per cui c’è una connessione emotiva con loro”.
“Dobbiamo ricordare che andare al cinema è un privilegio, costa andare al cinema e invece con lo streaming in molti possono accedere a più storie, a più contenuti, per questo non credo che si tornerà indietro. Il cinema non sarà del tutto schiacciato, ma deve evolvere, ed i grossi film hanno il compito di farci uscire di casa”, ha concluso.
Qual è il futuro del cinema?
A rispondere alla domanda è lo stesso Joe Russo, che ospite al Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, aveva dichiarato: “Le sale dovranno evolversi per sopravvivere aumentando sempre di più la collaborazione con le piattaforme – ha spiegato ai giornalisti a maggio scorso, aggiungendo – Credo che il cinema resterà soprattutto come luogo per godersi i film evento, quelli che non ti puoi perdere sul grande schermo“, mentre per i titoli indipendenti “lo spazio in sala sarà sempre minore“.
Alla domanda che gli viene posta: “Non c’è così il rischio di un impoverimento dell’offerta pensata per il cinema?”.
Russo risponde: “Può essere, ma le piattaforme hanno portato un’iniezione di risorse che hanno consentito di moltiplicare le voci degli autori dei singoli Paesi, facendole arrivare in tutto il resto del mondo e hanno permesso di compiere scelte più radicali nelle forme di narrazione, come dimostra anche il successo di Squid Game. Questa possibile ‘morte’ del cinema è allo stesso tempo un danno e un’opportunità“.