Putin, il nucleare e il ruolo della Bielorussia

Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato alle sue forze strategiche di mettersi in allerta.

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Nel quarto giorno di guerra in Ucraina, il Presidente russo Vladimir Putin ha dato ordine di mettere in stato di massima allerta le forze strategiche di deterrenza nucleare.

Come riportato da La Repubblica, il presidente Vladimir Putin, avrebbe preso questa decisione a seguito delle “dichiarazioni aggressive dei paesi Nato“. In un incontro con il ministro della Difesa Serghei Shoigu e il capo di stato maggiore Valeri Gerasimov, Putin avrebbe preso la decisione di porre le forze di deterrenza dell’esercito russo in regime speciale di servizio da combattimento. “I Paesi occidentali non stanno solo intraprendendo azioni ostili contro il nostro Paese nella sfera economica, intendo quelle sanzioni di cui tutti sono ben consapevoli, ma anche gli alti funzionari dei principali Paesi della Nato fanno dichiarazioni aggressive contro il nostro Paese“, ha motivato il leader russo.

Quali sono le armi a disposizione

Come spiega Huffpost, le Forze di deterrenza si suddividono in Forze strategiche difensive e offensive. Le forze nucleari (Icbm, bombardieri e missili di precisione a lunga gittata) costituiscono la base delle forze strategiche offensive in cui rientrano anche le forze missilistiche. Le suddette però, come riportato “includono anche sistemi non nucleari o duali, fra cui bombardieri, sottomarini, unità navi, navi armate con missili da crociera. Quindi anche i missili ipersonici a uso duale, Kinzhal (balistico) e Zirkon (da crociera)”.

Le forze strategiche difensive, invece, sarebbero i sistemi pronti al combattimento come le forze di difesa aerospaziale, che comprendono anche i sistemi di allerta per attacchi missilistici, sistemi di controllo spaziale, sistemi di difesa missilistica, anti-spazio e aerea.

Il più grande arsenale del mondo

Un annuncio che spaventa, soprattutto se si pensa che la Russia ha le scorte nucleari più grandi del mondo e il suo esercito è considerato il secondo più potente dopo quello degli Stati Uniti.

Come ricorda Il Giorno, Mosca ha sempre votato contro l’adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Mentre “l’Ucraina è uno stato libero dalle armi, anche se non ha firmato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari”.

Con questa dichiarazione, Vladimir Putin, ha sicuramente toccato un tema che per diverso tempo non aveva destato preoccupazioni. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, infatti, dopo che il presidente degli Stati Uniti Harry Truman sganciò le bombe sul Giappone a Hiroshima e Nagasaki, provocando la morte di 200mila persone, nessun Paese aveva più usato armi nucleari.

L’Unione europea risponde

La risposta dell’Unione europea non si è fatta attendere, ed è arrivata più forte che mai. La presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen ha annunciato un cambio di rotta senza precedenti nella storia dell’Unione. Per la prima volta, infatti, l’Unione europea finanzierà l’acquisto e la consegna di armi e altre attrezzature a un Paese sotto attacco: l’Ucraina. Non era mai accaduto.

Secondo quanto riportato da ANSA, la presidente avrebbe dichiarato: “Stop alle transazioni con la banca centrale russa e congelamento dei suoi asset all’estero. Esclusione di importanti banche russe da Swift“, sottolineando la volontà di colpire gli asset degli oligarchi russi.

Introdurremo misure restrittive contro i più importanti settori dell’economia della Bielorussia – e ancora – Stop all’export di prodotti come carburanti minerali, tabacco, legname, cemento, ferro e acciaio. E sarà esteso il divieto di scambi commerciali per quei settori sui quali è stata sanzionata la Russia“.

Queste le chiare e decise parole della presidente della Commissione Ue, che ha definito Minsk “l’altro aggressore” e ha concluso: “Saranno sanzionati tutti i bielorussi che stanno sostenendo questa guerra”.

Intanto in Bielorussia…

La Bielorussia ha rinunciato con un referendum allo stato di neutralità nucleare. Come riporta Fanpage.it, infatti, l’annuncio è arrivato nella giornata di domenica: “il tutto avviene proprio ora che la Bielorussia ha assunto un ruolo di trampolino di lancio per le truppe russe che stanno invadendo l’Ucraina”.

Il referendum sarà effettivo 10 giorni dopo i risultati e in teoria “potrebbe permettere alla Russia di porre le proprie armi nucleari sul suolo bielorusso per la prima volta dopo la caduta dell’Unione Sovietica”.

Sarebbe proprio il 65.16% dei cittadini ad aver votato a favore del nucleare nel referendum. “L’Occidente ha fatto sapere di non voler riconoscere il risultato del referendum, svoltosi su una vasta repressione degli oppositori politici all’interno del governo”, si legge su Fanpage.

Tale risultato potrebbe annunciare la prossima preparazione della Bielorussia ad unirsi alle truppe russe sul suolo ucraino. “Il Paese guidato da Lukashenko sta assumendo un ruolo ambivalente nel conflitto tra Mosca e Kiev: il suo confine con l’Ucraina è infatti teatro dell’odierno incontro diplomatico per discutere la fine della guerra – si legge – Lo stesso leader, alleato di Putin, ha garantito a Zelensky massima sicurezza e la protezione dal volo di aerei, elicotteri e missili di stanza. Di contro, però, potrebbe schierare i paracadutisti del proprio esercito al fianco della Russia sul suolo ucraino”.

Riprendono i negoziati al confine con la Bielorussia

Come riporta Fanpage.it sono da poco ripresi i negoziati tra Russia e Ucraina in Bielorussia. “Zelensky ha chiesto il cessate il fuoco e firmato la richiesta di ingresso in Ue – si legge – mentre a Gomel si tratta, Kharkiv viene bombardata, decine di vittime civili e centinaia di feriti”.

Tra i partecipanti all’incontro tra Russia e Ucraina ha presenziato anche Abramovich e la Farnesina raccomanda a tutti gli italiani di lasciare la Russia.

Da poco sono arrivate anche le dichiarazioni di Putin a Macron, in cui il capo del Cremlino si è impegnato nel preservare l’incolumità dei civili ma ha spiegato che un accordo con l’Ucraina sarà possibile solo dopo la sua “smilitarizzazione e de-nazificazione”.

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