Covid-19: tornano ad aumentare i casi in Italia dopo settimane di decremento.
Questo l’allarme lanciato da Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, che a SkyTg 24 ha dichiarato: “Dopo diverse settimane di decremento, il tasso di incidenza di casi Covid è tornato leggermente a salire e si fissa a 510 per 100mila abitanti”. Parole giunte a seguito dell’analisi degli ultimi dati relativi al monitoraggio settimanale della Cabina di Regia, secondo cui anche l’indice Rt starebbe mostrando “una tendenza all’aumento, intorno a 0,83, anche se sotto l’unità. Per il tasso di occupazione di area medica e intensiva siamo al 12,9% e al 5,5% con una tendenza alla diminuzione, ma anche se vediamo un calo delle ospedalizzazioni notiamo però un aumento nel numero dei casi”, ha poi aggiunto.
In definitiva, “la circolazione virale resta piuttosto elevata, ed è bene affrontare questa fase mantenendo comportamenti prudenti”, ha concluso.
Cosa dicono gli ultimi dati
Fino al giorno 13 marzo, si attestavano a 48.886 i nuovi contagiati in Italia a fronte di 330.028 tamponi effettuati, 24 86 i decessi (sabato erano 133). Portando il paese ad avvicinarsi a circa un milione di soggetti attualmente i positivi: 999.504 (+13.882), 990.748 le persone in isolamento domiciliare. Dopo cinque giorni consecutivi di calo, come anticipato, si torna a un nuovo trend di crescita. La regione con il maggior numero di nuovi casi era il Lazio (6487), poi la Campania (5190), la Sicilia (4803), la Lombardia (4791) e la Puglia (4422).
La reinfezione da variante Omicron
A preoccupare sarebbe proprio la percentuale di casi da reinfezione sul totale, che in una settimana si attesta al 3,3% sul totale dei casi, la variante dominante sarebbe proprio Omicron.
La capacità di reinfettare di Omicron era stata già individuata dagli studi preliminari. Oggi, si legge su Il Fatto Quotidiano “i dati confermano che la variante può contagiare con più facilità di altre chi è stato già infettato da Sars Cov 2”.
Dal 24 agosto 2021 al 9 marzo 2022, secondo quanto evidenziato nel Report esteso dall’Istituto superiore di sanità, sarebbero già stati segnalati 251.633 casi di reinfezione, pari al 3% del totale dei casi notificati. Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati è del 3,3%, stabile rispetto alla settimana precedente.
Come riportato, i soggetti più a rischio sarebbero donne, giovani e sanitari. “Il dato che caratterizza questa ondata pandemica che vede la variante Omicron come dominante è proprio il dato delle reinfezioni, un fenomeno importante che ci deve portare a prudenza e attenzione”, ha commentato il presidente Iss, Silvio Brusaferro.
Nonostante il trend decrescente di occupazione dei posti letto ospedalieri “c‘è sempre un intervallo di tempo tra quando si muove la circolazione del virus in termini di incidenza e gli effetti in termini di necessità di ricorrere alle terapie intensive o all’assistenza ospedaliera”, ha spiegato ancora il presidente dell’Iss. Tale constatazione, secondo Brusaferro, è sintomo di un allentamento eccessivo del rispetto delle norme e misure comportamentali da utilizzare, che secondo lo stesso sono fondamentali per “contenere la circolazione del virus e contenere gli effetti più gravi della malattia”.
Potremmo essere di fronte a nuova ondata
L’aumento dei contagi da coronavirus che si sta registrando nell’ultima settimana in Italia “è probabilmente una nuova ondata primaverile prima della tregua estiva“, ma “non dobbiamo creare allarmismi perché l’aumento dei casi Covid non dovrebbe creare problemi al servizio sanitario“. Lo afferma all‘Agenzia Adnkronos, il fisico Giorgio Sestili, che fin dall’inizio della pandemia analizza e monitora l’andamento epidemico di Sars-CoV-2.
Secondo lo stesso, infatti, dovremmo abituarci a convivere con 40-50mila nuovi contagi al giorno ancora per un po’, in quanto “i casi non scenderanno prima dell’estate“, conclude.
Come riportato su Il Giorno, secondo Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario all’emergenza coronavirus Figliuolo, “per ora non mi preoccupa la risalita dei casi Covid” che si sta registrando in Italia negli ultimi giorni, “ma certo merita molta attenzione“. Bisognerà dunque porre molta attenzione all’andamento dei prossimi giorni e in particolare all’eventuale risalita dei ricoveri, “perché quello sarebbe il segnale che qualcosa va male. Se i ricoveri non salgono, possiamo rasserenarci un po’“, aggiunge.
“Teniamo anche conto che è disomogenea questa risalita dei contagi – afferma, precisando come – Noi abbiamo sempre visto che questa infezione si muove a onde geografiche, quindi speriamo che sia solo questo. Sembra infatti che prima il Nord fosse un po’ più colpito e il Sud invece stesse meglio. Adesso pare come se Covid volesse scendere e andarsene fuori via dal mare. Speriamo”. In ogni caso, secondo Rasi, l’andamento va monitorato.
Casi covid al massimo storico in Cina
Il trend di crescita si è registrato in un tutto il mondo, ma in Cina ha raggiunto il massimo storico.
Come riportato da Fanpage.it, il paese sarebbe già ricorso al lockdown “di interi quartieri ma anche di grandi città, tamponi di massa per tutti i residenti e attivazione di reparti covid in ospedale, uno scenario che sembra ricordare i tragici momenti vissuti nella prima ondata di contagi da coronavirus” che però al momento sta interessando diverse metropoli a causa di una nuova e inattesa ondata di infezioni. “Le autorità di Pechino, infatti da una settimana circa sono davanti a una recrudescenza dei casi di infezione covid che ha fatto scattare di nuovo la massima allerta in vaste aree del Paese. Secondo i numeri ufficiali forniti dalle autorità cinesi, nella sola Cina continentale si è già raggiunto il massimo storico dei casi covid con numeri che non si vedevano da febbraio 2020”.
Tale aumento, che di fatto rappresenta la più forte ondata in due anni di pandemia Covid-19 per la Cina, ha spinto le autorità a proclamare lockdown e test di massa in diverse località del Paese. Particolarmente colpita è la provincia nordorientale di Jilin, al confine con la Corea del Nord, che ha registrato 2.156 infezioni nell’ultimo giorno ma c’è preoccupazione anche per le megalopoli come Shanghai.
A Pechino i viaggiatori non possono partecipare a incontri di gruppo per i primi sette giorni dopo l’arrivo. A preoccupare maggiormente è però il fatto che i numeri segnalano “solo infezioni sintomatiche visto che la Cina non classifica le infezioni asintomatiche come casi confermati, e dunque i numeri dei contagiati sono molto più alti”.