Il 1 aprile l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani (OCPI) ha pubblicato sul proprio sito una nota in cui analizza la struttura delle frodi sui bonus edilizi, termine con cui si indicano, in un colpo solo: il Superbonus 110%, l’Eco-bonus, il Sisma-bonus e il Bonus Facciate. Tutti provvedimenti che, nello storytelling di chi li ha voluti, avrebbero il doppio merito di rilanciare l’economia – in particolare il settore edilizio – e al tempo stesso contribuire alla fantomatica “transizione ecologica”. La ratio è la seguente: siccome il mercato, se lasciato a sé stesso, è per sua natura malvagio e inquinatore, ecco che lo Stato prende in mano l’iniziativa e indirizza l’economia sui retti binari della Giustizia (climatica, a questo giro). In che modo? Prendendo soldi pubblici e usandoli per incentivare il Popolo a comprare certi beni e usufruire di certi servizi.
Il Superbonus 110%, ad esempio, prevedeva “la detrazione al 110 per cento delle spese sostenute per interventi in ambito di efficienza energetica, messa in sicurezza statica, installazione di impianti fotovoltaici e infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici”. In parole più semplici: doveva servire a rendere le abitazioni degli italiani a disperdere meno calore, essere più sicure e produrre energia pulita tramite pannelli fotovoltaici.
Tutto molto bello, verrebbe da dire. Se non fosse per le controindicazioni.
Undici miliardi per intervenire sullo 0,42% del patrimonio edilizio italiano. Con risparmi ecologici irrisori.
Il rapporto costi-benefici del Superbonus 110% lo ha analizzato Alessio Argiolas su LiberiOltre: come spiega l’autore, la voce “importi detraibili” è in effetti il costo a carico dei contribuenti. E si tratta di oltre 11 miliardi di euro.
Quanto alla voce “superficie riqualificata”, trattasi appunto della percentuale di patrimonio immobiliare su cui il Superbonus sarebbe intervenuto nel 2021: lo 0,42% del totale nazionale.
Giusto per aggiungere la beffa al danno, c’è il fatto che il risparmio energetico in termini “ecologici” (0,20 MTep/anno) è – sempre in base alla tabella – inferiore a quello fissato negli obiettivi del PNIEC (0,33).
Togliere ai poveri per dare ai ricchi
C’è poi una questione “morale”: chi sono i principali beneficiari di questa agevolazione? Secondo Argiolas il Superbonus
mette in pratica uno dei peggiori trasferimenti dai cittadini meno abbienti a quelli più facoltosi, mascherato da green economy.
L’OCPI cita i numeri forniti dalla Corte dei Conti:
con riferimento all’anno 2018, la percentuale dei contribuenti che hanno beneficiato di agevolazioni per la ristrutturazione edilizia è di oltre il 60 per cento tra i contribuenti più ricchi (il “ventile” più alto, ossia il 5 per cento più alto, dei contribuenti), mentre scende al 9 per cento per la metà meno abbiente dei contribuenti. Discorso simile per le ristrutturazioni per risparmio energetico, utilizzate da quasi un quarto dei contribuenti più ricchi e da meno del 2 per cento degli appartenenti alla metà meno abbiente.
Incubatori naturali di frodi
Fin qui abbiamo elencato i difetti “strutturali” dei bonus; è giunto però il momento di parlare del proverbiale elefante nella stanza, ossia il tema delle frodi.
Nel caso dei bonus edilizi, il problema ha riguardato la possibilità di cedere – inizialmente senza limiti – i crediti. C’è chi ci ha lucrato sopra con cessioni fittizie, come nel caso di un Consorzio a Napoli. L’Agenzia delle Entrate ha stimato che il totale di cessioni fittizie di crediti possa ammontare a 4,4 miliardi di euro; una frode “tra le più grandi che questa Repubblica abbia visto”, per usare le parole del Ministro Franco.
Per correre ai ripari, il Governo è intervenuto – tra novembre 2021 e febbraio di quest’anno – con una serie di provvedimenti che hanno innanzitutto stabilito un numero massimo di volte in cui i crediti si possono cedere, oltre ad altre disposizioni tecniche.
Uno schema fisso
Vale però la pena sottolineare che questo è solo l’ultimo caso in ordine cronologico di truffe basate su sussidi, incentivi ed elargizioni varie da parte dello Stato. Per le quali si può delineare il seguente modello teorico:
- La maggioranza di governo individua una serie di comportamenti ritenuti “virtuosi” (sul piano etico, ambientale o d’altro genere) da incentivare con denaro pubblico, e crea un apposito bonus (che chiameremo BonusX)
- Si stabiliscono criteri e paletti per chi può beneficiare del BonusX, e le relative procedure burocratiche per accedervi. Illudendosi che, in questo modo, solo i veri bisognosi usufruiranno del BonusX
- Dopo qualche mese dall’entrata in vigore del bonus, qualche giornalista fa un’inchiesta e scopre che le procedure di cui al punto 2 sono state agilmente aggirate da persone che egli chiama “furbetti del BonusX”. Qualche Procura apre un’inchiesta, qualcuno finisce a processo, l’Agenzia delle Entrate quantifica i danni
- Il Governo corre ai ripari introducendo ulteriori paletti, restrizioni, autorizzazioni, carte bollate per poter ottenere il BonusX
- A questo punto la platea dei beneficiari è diventata talmente ristretta (e le procedure talmente complesse) che anche gli onesti rinunciano
Naturalmente qualche lettore a questo punto potrebbe chiedersi se non sia più razionale eliminare il ricorso massiccio ai bonus (e magari anche all’enorme selva di tax expenditures) e utilizzare i soldi risparmiati per abbassare la pressione fiscale a tutti, visto che – numeri alla mano – quella italiana resta tra le più alte al mondo; a questo ipotetico lettore si può sconsolatamente rispondere che
- ragionare in questi termini, in Italia, conduce automaticamente all’accusa di turboliberismo
- i beneficiari dei bonus generalmente sono molto propensi a mostrare gratitudine nell’urna elettorale
E dunque, anziché fantasticare, tanto vale andare a farsi un bagno alle terme a spese dei contribuenti.