Covid: il durissimo lockdown a Shanghai

Shanghai ripiomba nell’incubo del Covid-19 e ci sono i primi morti.

La Cina è alle prese con una nuova ondata di Covid ma, a differenza di quanto accaduto a Wuhan nel 2019, a Shanghai la situazione appare differente.

Dal 28 marzo scorso, infatti, la megalopoli composta da 26 milioni di abitanti, si sarebbe trovata a far fronte a un nuovo, questa volta rigidissimo, lockdown. Il malcontento tra i cittadini inizia però a farsi sentire, grazie anche alla divulgazione di numerosi video sui social media. La carenza di servizi essenziali e le condizioni di vita dei distretti cittadini, hanno infatti creato una situazione invivibile per molti.

Shanghai: tutto ha inizio il 28 marzo

Inizialmente la situazione sembrava sotto controllo, tant’è che gli stessi cittadini avevano accettato di buon grado la situazione speranzosi di far fronte il prima possibile all’emergenza sanitaria. Quel che non si aspettavano però era la rigidità delle regole e soprattutto il protrarsi delle stesse per così tanto tempo. I cittadini hanno iniziato a manifestare la stanchezza, ma oltre a questo si sono trovati a dover fronteggiare i problemi inerenti alla consegna del cibo.

In brevissimo tempo sui social sono comparse scene da film, immagini che ritraevano residenti alle prese con il saccheggio, mentre altri si sono recati alla sede di una stazione di polizia violando l’isolamento domiciliare per esplicitare tutta la loro frustrazione.

Reclusione obbligatoria e situazioni difficili

Come riporta l’Huffingtonpost, la situazione sarebbe ormai fuori controllo, partendo proprio dalla “tensione sociale che il lockdown prolungato sta aggravando, con persone che vivono negli stessi palazzi che denunciano alle autorità casi di positività e obbligano gli inquilini a rinchiudersi presso i centri di quarantena creati dal governo”.

Non trascurabile è anche il problema legato alla ormai necessaria ripartenza delle aziende, che però devono andare di pari passo con il controllo dei contagi.

Giovani contro anziani, locali contro stranieri, vicini di casa contro vicini di casa. A Shanghai le strategie del governo per eliminare i casi di covid stanno portando a tensioni sociali sempre più gravi”, si legge ancora. Le frustrazioni sarebbero infatti in aumento proprio a causa delle diatribe tra gli abitanti delle stesse palazzine, che “denunciano alle autorità casi di positività all’interno dello stabile o diffondono sui social network l’esito di test positivi, chiedendo poi alle autorità che le persone soggette al test siano mandate in isolamento nei centri di quarantena improvvisati organizzati dal governo”.

I casi e le morti

Sono sette le vittime del Covid-19 registrate ieri a Shanghai, dove le autorità locali, dopo i primi tre morti, hanno riferito che si tratta di persone tra i 60 e 101 anni, tutte con varie malattie croniche. A circolare nel paese sarebbe proprio la variante Omicron, causa di un’ondata particolarmente pesante, che ha portato anche Pechino alla politica “Covid Zero”, fatta di restrizioni rigide e lunghe e obbligatorie quarantene.

Misure che negli ultimi due anni, secondo Pechino, come riporta Rai News “hanno evitato vittime e crisi di salute pubblica serie”.

Shanghai, pur con numeri in calo su domenica, ha accertato lunedì 3.084 casi e 17.332 asintomatici. Da fine febbraio il numero delle vittime da Covid è salito a 10 su oltre 300mila. Tali numeri, come riporta Rai News “sono stati messi in dubbio in una nazione con una vasta popolazione anziana non vaccinata”. Domenica, i funzionari di Shanghai hanno riferito che “meno dei due terzi dei residenti sopra i 60 anni, aveva ricevuto due dosi anti-Covid e che meno del 40% aveva ricevuto un booster”.

Le testimonianze

Andrea Rumere, chef italiano che lavora da anni a Shanghai, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus. Andrea fa parte dei numerosi cittadini straniere che sono rimasti bloccati nel paese e che, come loro, non riesce a tornare in Italia. Nel tentativo di sbloccare la situazione ha scritto al premier Draghi. “Ogni volta che c’è un positivo nel condominio il conteggio riparte da zero, non si può più andare avanti così – ha confessato Andrea – Siamo completamente abbandonati”.

Le scene raccontate dallo chef sono difficili da immaginare, soprattutto quando aggiunge “Un giorno mi hanno svegliato buttando giù la porta alle 7 di mattina per portarmi a fare un tampone, tra l’altro dopo che la sera prima non avevo dormito”. Esasperato dalla soluzione Andrea ha mandato un messaggio “chiedendo di non svegliare più le persone così e ho detto che mi sentivo ostaggio – ma non si aspettava quello che è successo dopo – è scoppiata la rivolta contro il palazzo nei miei confronti con insulti razzisti. Mi hanno detto che sono straniero e non dovevo azzardarmi a parlare così. In questi palazzi dove c’è molta gente anziana, più attaccata ai modi del Paese è molto più difficile riuscire a sopravvivere”.

Quindi la decisione di scrivere al governo italiano, chiedendo se qualcuno si stesse effettivamente occupando di loro “non capisco perchè i Paesi europei non possano organizzare voli per farci rientrare. Il consolato ci ha detto che in quarantena nessuno può entrare, però mi sembra assurdo, ci devono dire che cosa fare”.

Polita Covid Zero

Se il resto del mondo si sta adattando alla condizione attuale e soprattutto si prepara a convivere con il virus, la situazione a Shanghai è ben diversa.

La Cina continua a seguire, su indicazione del presidente Xi Jinping, la strategia Covid Zero nonostante i grandissimi problemi sociali ed economici del paese. Xiaowei, a capo della commissione sanitaria nazionale, ha scritto in un articolo sui media statali che “se la Cina dovesse allentare i controlli, un gran numero di persone con patologie pregresse, così come anziani e bambini, sarebbe a rischio con gravi conseguenze per lo sviluppo stabile di economia e società”.

A livello nazionale, i contagi locali sono stati 3.290mila, gli asintomatici 18.187: oltre a Shanghai, la città di Jilin ha registrato oltre 460 casi complessivi.

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