Mariupol. Azovstal, cosa ci fanno dei civili in una base militare?

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Civili usati come scudi umani anche nell’acciaieria Azovstal, base militare del Battaglione Azov

Il comandante dell’Azov ha chiesto un corridoio umanitario per farli uscire, ma nessuno si chiede perché siano lì. Sulla strada dove si trova un’altra acciaieria, la Ilycha, ci sono decine di cadaveri uccisi dagli ucraini, come raccontano i testimoni. Sono molti quelli che vedono la presenza russa come una liberazione. Nel frattempo anche l’Onu indaga sui crimini di guerra commessi dagli ucraini, compresi stupri, e la propaganda occidentale continua la campagna di odio verso i russi.

Il 19 aprile, il comandante del Battaglione AzovDenis Prokopenko, in un video diffuso sui social, ha chiesto corridoi umanitari per far evacuare i civili che sono con loro nei bunker dell’acciaieria Azovstal, ultima roccaforte dell’esercito ucraino a Mariupol. L’acciaieria è stata usata, dall’inizio della guerra, come base militare del Battaglione Azov, una formazione neonazista facente parte dell’esercito ucraino, che viene molto esaltata dalla propaganda occidentale. Perché al suo interno ci sono anche civili? Il Battaglione Azov li usa come scudi umani, come già testimoniato in altre occasioni, in scuole e case, che sono diventate automaticamente degli obiettivi militari per i russi a causa della loro presenza. In una scuola usata come base dall’Azov, lo ricordiamo, è stata trovata una donna con una svastica incisa sull’addome tramite bruciatura. Aveva anche le mani legate e il volto con segni di violenza. Sono state trovate anche numerose divise militari dell’Azov, il che fa pensare che siano scappati con abiti civili. Ora, messo alle strette e con numerose perdite subìte, il Battaglione Azov potrebbe usarli ancora per scappare o ucciderli, accusando la Russia di crimini di guerra. Russia che ha proposto al Battaglione di arrendersi e di lasciare la città senza conseguenze, ma loro hanno rifiutato. Così come più volte hanno rifiutato i corridoi umanitari, sparando sui civili. L’esercito russo, tuttavia, è già entrato in alcune zone della fabbrica. Cosa troveranno nei suoi bunker?

Ilycha, l’altra acciaieria usata dall’esercito ucraino

Un’altra base militare dell’esercito ucraino a Mariupol è stata sgombrata da qualche giorno. Si tratta di un’altra acciaieria, la Ilycha. Il giornalista Vittorio Rangeloni, in Donbass dal 2015, ha girato qualche giorno fa un video su viale Nikopolsky, di fronte all’acciaieria Ilycha. Ci sono decine di civili morti, con i corpi in avanzato stato di decomposizione, gente che passeggiava con il proprio cane, che non è stato risparmiato. Alcuni hanno un biglietto in tasca, scritto a mano da qualcuno per ricordare la presunta data di morte, qualora si volesse dare una degna sepoltura a queste vittime civili. “In quest’area, per molto tempo, c’è stata una delle più ampie sacche di resistenza dei militari ucraini. Da pochi giorni, in seguito all’arrivo dei russi, gli abitanti del posto sono tornati a muoversi liberamente e a non aver paura di bombe e proiettili” spiega Rangeloni.“Le istituzioni ci hanno abbandonato sin dal primo giorno – dice una signora che cammina con suo figlio – la nostra casa è stata bombardata, stiamo andando da un’amica, a mio figlio dico di guardare a terra per non vedere questo orrore”. Le testimonianze concordano che a sparare sui civili siano stati gli ucraini presenti nell’acciaieria. “Dovete far vedere al mondo cosa hanno fatto gli ucraini – dice un signore che cammina sul viale in motorino – . I russi sparavano colpendo le acciaierie, gli ucraini sparavano sui civili. Da quando ci sono i russi siamo più tranquilli”.

Nei villaggi dove la Russia non rappresenta l’invasore, ma la liberazione

Il signore in motorino non è il solo a vedere bene la presenza dei militari russi a Mariupol. Ci sono diversi villaggi ucraini che hanno accolto i militari russi come liberatori dall’oppressione nazista. A Novovodyane, nel distretto di Zaporizhzhia, testimoni dicono che “i soldati evitano scontri, bombe, proiettili o artiglieria, la vita è sempre la stessa”. A Rozovka, un villaggio dello stesso distretto, gli abitanti hanno votato in massa per l’adesione alla Repubblica Popolare di Donetsk (DNR). In altri villaggi vengono tirate giù le bandiere dell’Ucraina e quelle dell’Unione Europea, per sotitituirle con quelle dell’Unione Sovietica che sconfisse i nazisti. Celebre è diventata la nonna che ha rifiutato il cibo dai soldati ucraini perché calpestavano la bandiera sovietica. Credeva fossero liberatori russi, invece si è trovata di fronte dei soldati ucraini che la deridevano e chiedevano di innalzare lodi all’Ucraina, offrendo del cibo e calpestando la bandiera sovietica. La sua immagine è diventato un’icona rappresentata sui murales. E chissà se lei lo sa.

L’Onu denuncia stupri anche da parte dei soldati ucraini

Rosemary DiCarlo, Sottosegretario generale per gli affari politici e di costruzione della pace dell’Onu, in una sua relazione del 5 aprile scorso ha sottolineato che “ci sono anche denunce di violenza sessuale da parte delle forze ucraine e delle milizie della protezione civile. La Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina continua a cercare di verificare tutte queste accuse. Siamo anche preoccupati per i video inquietanti che ritraggono abusi sui prigionieri di guerra da entrambe le parti. Tutti i prigionieri di guerra devono essere trattati con dignità e pieno rispetto dei loro diritti in conformità con il diritto internazionale umanitario”. Rosemary DiCarlo si è detta preoccupata anche dell’uso di bombe a grappolo in aree civili, vietate persino in guerra, da parte di entrambi gli schieramenti.

La propaganda occidentale fomenta l’odio verso la popolazione russa

Mariana Vishegirskaya, l’influencer diventata il simbolo dell’ospedale pediatrico di Mariupol, ha più volte dichiarato di non aver sentito alcun aereo bombardare l’ospedale, ma ha sentito due esplosioni che non venivano dal cielo. “Sono sicura che non si è trattato di un attacco aereo. Io sono di Donetsk, nel 2014 ero lì e conosco benissimo il rumore di un attacco aereo. Se si trattasse di un attacco aereo, ci sarebbero state altre conseguenze”. Tutte le interviste rilasciate da Mariana sono state bollate come fake news. Si è arrivati a dire che Mariana fosse stata rapita dai russi e costretta a dire queste cose, ma Mariana è libera e rilascia interviste anche a televisioni italiane. 

Ciò che sta provocando la propaganda occidentale è l’odio verso la popolazione russa. Una commerciante di Torino è stata aggredita con la minaccia “se non parli ucraino ti crocifiggiamo”. In piazza Duomo, a Milano, una signora russa con il suo bambino è stata aggredita da manifestanti ucraini. “Siamo, in Italia, non devi aver paura, non siamo lì” dice la madre al figlio. E noi speriamo che almeno qui, russi e ucraini possano vivere tranquilli. Donne russe sono state minacciate a Napoli, con tanto di foto appese agli alberi, accusate di essere “assassine dei bambini ucraini” e “madre di pedofili”. La gente viene invitata ad aggredirle e sputargli in faccia. Come avviene ai ladri che, in Ucraina, vengono legati ai pali o agli alberi e presi a frustate. La delazione in Ucraina è presente in maniera preoccupante anche online. Esiste, infatti, un sito dove si possono indicare gli oppositori dell’Ucraina. Si presenta come “Peacemaker”, “un’organizzazione non governativa indipendente che svolge le sue attività in stretta conformità con la legislazione vigente dell’Ucraina e le normative internazionali ratificate dal nostro stato”. Nell’homepage c’è scritto “Centro per la ricerca sui segni dei crimini contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, la pace, l’umanità e le informazioni sul diritto internazionale per le forze dell’ordine e servizi speciali su terroristi, separatisti, mercenari, criminali di guerra e assassini filo-russi”. Chiunque può inserire nome, indirizzo e nomi dei famigliari di qualsiasi persona non la pensi come loro. Sono stati schedati anche giornalisti internazionali. Nel frattempo Zelensky, in evidente stato di alterazione (succede, non c’è nulla di male) continua ad inneggiare alla vittoria e in Italia il coraggio ucraino diventa un brand. Numerosi i cartelloni pubblicitari visti a Milano e Roma, ma anche in tante altre città del mondo, che inneggiano “Sii coraggioso come l’Ucraina”. Di questo passo, anziché europeizzare l’Ucraina, ucrainizzeremo l’Europa. E non c’è nulla di positivo in questo.

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