Lavoro, manca la manodopera nei campi

Si avvicina il momento del raccolto ed i produttori si devono scontrare con un problema serio

Anche i precedenti due anni sono stati difficili, come intervenire?

Con l’avvento della primavera si avvicina anche il momento di inviare persone nei campi per il raccolto. Adesso ci sono le orticole primaverili ma tra un mese arriveranno anche quelle estive. Si preparano le ciliegie e poi le pesche. Ma soprattutto c’è il grano, diventato tanto più importante quanto più il conflitto nell’Europa orientale prosegue. L’allarme arriva dall’Emilia.

“Non ci sono persone disponibili a venire a lavorare, lungo la strada che porta ad Altedo non è raro imbattersi in cartelli che recitano ’cercansi trattoristi’”. Sono le parole di Gabriele Blefari, direttore di Patfrut, importantissima azienda che lavora grandi quantità di pere e mele, rilasciate al quotidiano “Il Resto del carlino”.

Le ultime due campagne sono state molto difficili per il Covid, con tanti lavoratori dell’est bloccati alle frontiere ed una certa quota parte impaurita dal virus. Quest’anno a complicare le cose ha pensato il conflitto.

Manodopera, mancano soprattutto i raccoglitori

Il lavoro è ’sordo’ al richiamo delle campagne. Che però hanno un gran bisogno di manodopera, ricercata ed accarezzata anche oltre i confini. C’è una scadenza all’orizzonte, un mese non di più, e non abbiamo, noi sistema – Italia, una soluzione pronta. A maggio si fa il punto sulla stagione, si soppesano i volumi di frutta e verdura ed anche i numeri della manodopera che sarà necessaria alle raccolte, perché sarà tutto pronto: dalla fragola fino alle distese di pomodoro.

Si sta correndo ai ripari, le associazioni di categoria stanno cercando di creare una banca dati. Magari per la manodopera specializzata si troverà un modo, ma mancano i raccoglitori, la manodopera non specializzata.

Emergenza raccolti nei campi

Eh sì che il tema non è neanche nuovo. Tra pochi giorni inizierà il diradamento di alcune specie ortofrutticole e a seguire, nel giro di poche settimane, la raccolta di varietà precoci e le imprese agricole devono già affrontare un’emergenza che si ripete da anni, ovvero la reperibilità di manodopera stagionale.

Quali le cause? Cristiano Fini, presidente Cia Emilia Romagna, risponde così: “pandemia, reddito di cittadinanza, appetibilità di altri settori economici ed in particolare un decreto flussi inadeguato stanno mettendo fortemente a rischio la raccolta delle nostre eccellenze ortofrutticole, nonché la sostenibilità di un settore duramente colpito negli ultimi anni da gelate tardive, cambiamenti climatici e gravi fitopatie. A fronte di numerose richieste inviate alle prefetture, il decreto flussi di aprile ne ha soddisfatte solo una minima parte. Occorre quindi un intervento immediato del governo per aumentare i flussi migratori in entrata e le regolarizzazioni di stranieri già presenti sul territorio nazionale. Inoltre la riparazione delle quote deve essere indirizzata ai territori e settori economici maggiormente deficitari, come il comparto agroalimentare”.

Decreto flussi e reddito di cittadinanza tra le cause

E ci sono difficoltà anche per formare il personale, problema acutizzato dalle barriere linguistiche. “Si registrano ritardi nel riconoscimento dei permessi alle persone richiedenti protezione che sarebbero disposti a lavorare, fenomeno peggiorato dagli eventi bellici perché l’arrivo dei profughi ucraini ha rallentato ulteriormente le Prefetture”, conclude poi il numero uno della Confederazione degli agricoltori Italiani.

La questione è aperta dai primi anni 2000, ed oggi il quadro si è fatto più brutto. Molti lavoratori stranieri hanno disertato l’Italia per puntare sulla Germania, dove il settore è più garantito da norme che pensano a produttori e dipendenti e le paghe più alte. Ma c’è dell’altro. Per Marco Salvi, presidente nazionale di Fruitimprese e alla guida di Salvi Unacoa, una delle realtà più importanti dell’ortofrutta italiana, sempre sul Carlino, “ha pesato su questa situazione il reddito di cittadinanza. Per carità, la filosofia sarebbe giusta. Ma la sua applicazione lascia a desiderare, ha creato un cortocircuito nel mercato del lavoro. È quantomai urgente innescare un meccanismo virtuoso per far incontrare domanda e offerta”.

 

 

 

 

 

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