L’estrazione illegale dell’oro è responsabile del 10% del disboscamento dell’Amazzonia. Gli Yanomami, gli indigeni che vivono su quelle terre, subiscono inquinamento e abusi.
Nel Territorio Indigeno Yanomami, nella Foresta Amazzonica del Brasile, è presente il 93% delle riserve d’oro del Paese, che fa gola a molti minatori e uomini d’affari locali, che rivendono l’oro nel mercato europeo. Le miniere illegali stanno perciò invadendo un territorio incontaminato, danneggiando la popolazione, che viene minacciata, e l’ambiente, che viene inquinato. A farla da padroni sono i garimpeiros, come vengono chiamati i minatori illegali che, per pochi soldi e senza nessuna regolamentazione, raccolgono l’oro con pale, secchielli e grandi getti d’acqua per togliere il fango dal letto dei fiumi. L’estrazione dell’oro comporta l’abbattimento di alberi che incide per il 10% sul disboscamento dell’Amazzonia. Il mercurio, usato nella lavorazione, inquina il terreno e le acque, distruggendo l’ecosistema.
La vita delle popolazioni originarie del luogo, che fa parte dello Stato di Roraima, viene così compromessa, contravvenendo a qualsiasi diritto sancito dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni. Il rapporto dello Hutukara Yanomami Association (Hay) racconta l’evoluzione dell’estrazione illegale nel Territorio Indigeno Yanomami e descrive una preoccupante crescita di questo fenomeno. Uno degli effetti più drammatici è che, con questa crescita, sono aumentate anche le minacce alla popolazione, che non può più transitare nei suoi territori, di vitale importanza per il sostentamento, fatto di caccia, pesca e agricoltura. I garimpeiros girano armati, minacciano e sparano di continuo, godendo della protezione di importanti uomini d’affari locali. Questi hanno occupato persino le postazioni riservate alle eliambulanze e ai presidi sanitari, per riservarli ai loro mezzi per il funzionamento e la fornitura delle attività minerarie. Gli Yanomami lamentano, infatti, la chiusura di alcuni presidi e il dirottamento, a favore dei minatori, delle medicine destinate a loro. Il problema sanitario è ancora più evidente nella diffusione di malattie infettive legate all’inquinamento. Oltre alla malaria, ci sono denunce di una maggiore incidenza di malattie neurologiche tra i neonati delle Comunità Yanomami. Come se non bastasse, i minatori sono accusati anche di abusare sessualmente di donne e ragazze.
Nel 2021, anno cui si riferisce il rapporto, la polizia federale brasiliana ha avviato una serie di operazioni in risposta alla crescente ondata di illegalità associata all’attività mineraria, per proteggere le vite dei popoli originari. Le operazioni hanno assicurato l’adozione di misure di controllo sull’espansione dei centri minerari. Le proposte della Hutukara Yanomami Association sono lo sviluppo di una strategia di controllo, con basi e persone a vigilare sullo smantellamento delle miniere, rendere inservibili le piste di atterraggio clandestine e restituire le postazioni sanitarie alla popolazione, controllando anche gli aeroporti che si trovano nei dintorni e i rifornitori di carburante per aerei. Per prevenire la rapida ripresa delle attività, si dovranno distruggere i macchinari utilizzati nell’estrazione dell’oro.
Da quando Jair Bolsonaro è diventato Presidente del Brasile, nel 2019, la deforestazione dell’Amazzonia è aumentata del 75,6 per cento. Chissà cosa accadrà dopo il 2 ottobre 2022, quando ci saranno nuove elezioni e a contendergli la carica ci sarà Lula, fondatore del PT (Partito dei lavoratori) e già presidente del Brasile dal 2003 al 2011, molto più attento a queste problematiche.