Oltre il ponte, Italo Calvino
Quest’anno la festa della Liberazione sarà una riflessione su cosa significhi “resistere” e come possa mutare il suo senso nelle diverse epoche e situazioni. Forse oggi “Resistenza” potrebbe essere il disarmo?
Il 25 aprile sarà sempre una festa molto sentita nel nostro Paese, ma quest’anno l’amarezza è tanta e le scene di dolore da cui l’Italia si liberò quel giorno, sono di nuovo drammaticamente attuali. Alla Liberazione seguì la Guerra Fredda, e altre guerre sono state combattute, anche vicine a diventare mondiali come quella in Siria, ma mai come oggi il pericolo di una internazionalizzazione del conflitto sembra imminente, sia a livello geografico che di impatto mediatico. Liliana Segre, senatrice a vita ed ex deportata ad Auschwitz ha dichiarato all’Androknos: “Il 25 aprile ci ricorda che resistere è necessario, è un dovere, ieri come oggi. Ovunque la giustizia e la dignità vengano attaccate, umiliate, distrutte, ora e sempre resistenza”. I confini fra le idee e le ideologie però non sono più netti e questo 25 aprile ci spinge a riflettere sul significato di resistere oggi: armarsi, inviare armamenti, chiedere negoziati, aspettare, provocare, asserragliarsi in un bunker, “fare il morto” come afferma Enrico Euli?
Resistenza ieri e oggi
I partigiani cominciarono a organizzare la Resistenza italiana a ridosso dell’armistizio dell’8 settembre 1943, dando vita, al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), composto da forze politiche antifasciste differenti, comunisti, socialisti, democristiani, liberali ecc. In quei giorni i tedeschi occuparono l’Italia disarmando centinaia di migliaia di soldati italiani, i quali erano rimasti senza le direttive dei loro superiori, il maresciallo Badoglio e il re Vittorio Emanuele III, fuggiti vilmente. Molti italiani furono deportati nei lager nazisti ma chi riuscì a non farsi catturare, si impossessò delle armi abbandonate dai soldati, per organizzare la controffensiva. Furono scritte o trasmesse oralmente numerosissime canzoni partigiane (un’interessante raccolta appena pubblicata è La Resistenza in 100 canti, di Alessio Lega) e ieri come oggi la musica ha un ruolo fondamentale nel creare comunità, anche se per l’attuale guerra in Ucraina, molti musicisti sostengono il patriottismo o il pacifismo in canzoni condivise sui social. Viviamo inoltre la una contemporaneità contraddittoria fatta di eventi in corso, su cui non abbiamo ancora potuto ragionare né valutare gli esiti di scelte che appaiono incomprensibili. I leader della Nato parlano di pace e armano un presidente che chiede rinforzi, creando così ulteriori moventi di scontro militare e allontanando di fatto il giorno in cui la guerra finirà. Sembra inevitabile fornire armi all’Ucraina ma non è chiaro se questo aiuterà le persone a tornare a vivere in pace o se invece non ci condurrà a un conflitto internazionale. Il pacifismo viene criticato da diversi giornalisti, come Cappellini su Repubblica, oppure Sala su Il Fatto Quotidiano, i quali trovano la non violenza impossibile da attuare sotto i bombardamenti. Eppure il pacifismo è tale proprio perché si mette in pratica in contrasto alla violenza, altrimenti non avrebbe motivo di esistere, inoltre in questo caso rappresenterebbe quanto meno un modo per limitare il numero di vittime, che è sempre una missione nobile. Fra nazionalismo e militarismo, la guerra avrà certamente una durata maggiore.
La canzone Oltre il Ponte
La canzone fu scritta da Italo Calvino e musicata da Sergio Liberovici, fra il 1958 e il 1959. I temi sono la speranza e l’amore che i partigiani ventenni desideravano provare, le aspettative sulla vita che li aspettava “oltre il ponte”. Non manca una nota riflessiva “non è detto che fossimo santi”, proprio a umanizzare la figura dei partigiani resi nelle canzoni, spesso, come eroi sterotipati, salvo poi accennare comunque all’eroismo che “non è sovrumano”, autocompiacendosi, come ad essere comunque stati degli eroi ma restando umani con i propri limiti. Calvino ha scelto di non accentuare il patriottismo, né le azioni cruente, che pure in ogni guerra possono accadere, ma solo la voglia di vita e amore, in contrasto con il “male” al di qua del ponte. Il sogno collettivo di liberarsi dalle oppressioni della dittatura e della guerra è qui cantato da un ex-partigiano a sua figlia o sua nipote, notando che i ragazzi più giovani non conoscono la storia di ieri . Oggi non possiamo neanche dire “conoscere la storia per evitare gli stessi errori”, poiché la guerra in atto ci appare come un drammatico dejavù.
Gli autori
Italo Calvino divenne partigiano dopo l’8 settembre 1943, combattendo nelle Brigate Garibaldi. Si iscrisse poi al Partito comunista italiano, divenne giornalista e scrittore e il suo primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, era ispirato proprio alla sua esperienza partigiana nei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) liguri. Dal 1948 scrisse sull’Unità e iniziò a pubblicare volumi di racconti e romanzi. Si dimise dal Partito Comunista dopo la battaglia d’Ungheria, in cui l’Armata Rossa per sedare una rivolta procurò la morte a quasi 3000 persone. Negli anni ’50 scrisse la famosa trilogia, Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente e successivamente le Lezioni americane, Le cosmicomiche, Ti con zero, Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e infine, nel 1979, Se una notte d’inverno un viaggiatore. Scrittore prolifico e rappresentativo del neorealismo italiano e del Novecento in genere ha anche scritto canzoni collaborando con il gruppo dei Cantacronache. Anche Sergio Liberovici, etnomusicologo e compositore, originario di Torino, fu partigiano e con Calvino scrisse altre opere, quali due libretti, un atto unico La panchina tratto da Marcovaldo e il balletto Lo spaventapasseri. Fondò il Teatro Stabile di Torino e compose per numerosi registi italiani per poi fondare il suo progetto principale, il Cantacronache svolgendo sempre missioni di ricerca etnografica in Italia e all’estero e per richiesta del presidente spagnolo Franco, fu censurato in Italia il suo libro sui Canti della Resistenza spagnola. Scrisse anche musica per la televisione e dal 1975 si avvicinò alla musica per l’infanzia fondando la Stabile Ragazzi di Torino.
I Cantacronache
Il gruppo musicale Cantacronache, nacque a Torino, alla fine degli anni ’50, per scrivere canzoni sociali e politiche, contrastando ls diffusione delle canzonette tipiche del Festival di Sanremo, nato proprio negli stessi anni. I fondatori furono Fausto Amodei, Emilio Jona, Sergio Liberovici, Michele Luciano Straniero, Margherita Galante Garrone, con cui collaborarono diversi scrittori, fra cui appunto Italo Calvino, Franco Fortini, Umberto Eco, Mario Pogliotti, e Gianni Rodari. I temi affrontati nelle canzoni furono, come dice il nome stesso del gruppo, fatti di cronaca, la Resistenza e il recupero di musica di tradizione orale. Qui il link alla canzone in una versione di Susanna Buffa e Igor Legari Oltre il ponte (Calvino- Liberovici) O ragazza dalle guance di pesca, O ragazza dalle guance d’aurora, Io spero che a narrarti riesca La mia vita all’età che tu hai ora. Coprifuoco: la truppa tedesca La città dominava. Siam pronti. Chi non vuole chinare la testa Con noi prenda la strada dei monti. Silenziosi sugli aghi di pino, Su spinosi ricci di castagna, Una squadra nel buio mattino Discendeva l’oscura montagna. La speranza era nostra compagna Ad assaltar caposaldi nemici Conquistandoci l’armi in battaglia Scalzi e laceri eppure felici. Avevamo vent’anni e oltre il ponte Oltre il ponte che è in mano nemica Vedevam l’altra riva, la vita, Tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte, Tutto il bene avevamo nel cuore, A vent’anni la vita è oltre il ponte, Oltre il fuoco comincia l’amore. Non è detto che fossimo santi, L’eroismo non è sovrumano, Corri, abbassati, dài, balza avanti, Ogni passo che fai non è vano. Vedevamo a portata di mano, Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto, L’avvenire d’un mondo più umano E più giusto, più libero e lieto. Avevamo vent’anni e oltre il ponte Oltre il ponte che è in mano nemica Vedevam l’altra riva, la vita, Tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte, Tutto il bene avevamo nel cuore, A vent’anni la vita è oltre il ponte, Oltre il fuoco comincia l’amore. Ormai tutti han famiglia, hanno figli, Che non sanno la storia di ieri. lo son solo e passeggio tra i tigli Con te, cara, che allora non c’eri. E vorrei che quei nostri pensieri, Quelle nostre speranze d’allora, Rivivessero in quel che tu speri, O ragazza color dell’aurora. Avevamo vent’anni e oltre il ponte Oltre il ponte che è in mano nemica Vedevam l’altra riva, la vita, Tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte, Tutto il bene avevamo nel cuore, A vent’anni la vita è oltre il ponte, Oltre il fuoco comincia l’amore.