Netflix perde abbonati per la prima volta dopo 10 anni

Netflix perde abbonati per la prima volta dopo 10 anni

La piattaforma di streaming più famosa al mondo, ha reso nota una stima per il trimestre primaverile e i dati prevedono una perdita di altri 2 milioni di abbonati.

I dati parlano chiaro, Netflix, fondata già nel lontano 1997 ma famosa dal 2008, ha comunicato di aver perso già 200 mila abbonati a livelli mondiale, quando in realtà si aspettava un incremento di circa 2,5 milioni. Dati in negativo, dunque, che potrebbero peggiorare a fronte di una perdita che segnerebbe l’addio alla piattaforma di altri 2 milioni di utenti.

Netflix: l’ascesa e il declino

L’obiettivo di Netflix è intrattenere il mondo”, si legge sulla pagina ufficiale. L’idea, che allora ebbe un tale successo da cambiare per sempre il nostro modo di rapportarci con il mondo della televisione lineare, si incentrava su concetti semplici “puoi guardare tutto ciò che vuoi in qualsiasi momento, senza interruzioni pubblicitarie e con un semplice abbonamento”.

Abbonamento che allora era alla portata di tutti e, soprattutto, proporzionato all’offerta di contenuti. Secondo la piattaforma, il motivo di tale declino sarebbe invece attribuibile alla concorrenza sempre più ampia e alla condivisione degli account con numerose persone esterne al nucleo familiare.

ll gran numero di famiglie che condividono account, combinato con la concorrenza, sta creando venti contrari alla crescita dei ricavi. La grande spinta del Covid allo streaming ha recentemente oscurato il quadro”, ha affermato l’azienda.

Il ruolo della guerra

Oltre alle cause sopracitate, secondo Netflix, il calo sarebbe dovuto principalmente alla sospensione del servizio in Russia, a causa del conflitto in Ucraina.

Ad oggi, gli abbonati al servizio di streaming in tutto il mondo, secondo i dati pubblicati ed esclusi coloro che hanno abbonamenti in prova, sarebbero più di 221 milioni. Nonostante possa sembrare un dato altissimo, rappresenta come anticipato il primo calo per la piattaforma.

La scelta di escludere la Russia, in linea con quella intrapresa da numerose aziende, ha provocato una diminuzione di 700 mila abbonati. Questo calo si somma poi a piccole perdite di utenti subite da Netflix in buona parte dei Paesi dell’America Latina. A compensare queste ultime è però intervenuta una crescita in Giappone, Taiwan, Filippine, India e Thailandia.

Le altre cause del declino di Netflix

Oltre al fattore guerra, i motivi della crisi sono numerosi e collegati. Ciò che salta all’occhio e che ha provocato l’astio di numerosi abbonati è stato sicuramente l’aumento degli abbonamenti, seguito però da una diminuzione di contenuti validi, che hanno lasciato spazio a produzione nettamente inferiori.

Chiaramente, la concorrenza ha giocato un ruolo decisivo nell’abbandono da parte degli utenti che a causa del rincaro hanno optato per altri servizi, come ad esempio Amazon Prime Video, Apple Tv+ e Disney+. Sogno svanito dunque, quello che in fase di lockdown aveva visto i numeri schizzare alle stelle e che ora hanno visto però una drastica diminuzione.

Disney+ e Amazon Prime Video, inoltre, hanno offerto agli utenti un di abbonamento più basso (8,99 euro al mese o 89,99 all’anno per Disney+, soltanto 36 euro all’anno per Prime, (il cui abbonamento include anche la spedizione gratuita per l’e-commerce) sostenuto inoltre da un’offerta sempre arricchita. Netflix ad oggi offre invece tre tipologie di abbonamenti: Netflix abbonamento mensile base a 7,99€ (visione su un solo schermo alla volta in SD), Netflix abbonamento mensile standard a 12,99€ (visione su due schermi alla volta in Full HD) e infine Netflix abbonamento mensile premium a 17,99€ (visione su 4 schermi alla volta in HDR/UHD 4K).

Se il costo dell’abbonamento era accettato per via della condivisione abusiva diffusa, con la volontà annunciata dall’azienda di bloccare tale attività si stima una perdita ancora maggiore.

Netflix tenta di recuperare

Tutti questi motivi hanno portato all’inevitabile declino di Netflix, il quale si è ovviamente messo a lavoro per recuperare (introducendo anche nuove scelte di design e interazione come il doppio pollice).

Come si legge su Il Corriere della Sera, “reiterare il successo e i record nei primi 28 giorni di programmazione di contenuti come Squid Game (142 milioni di utenti), Bridgerton (82 milioni) e The Witcher (76 milioni), appare attualmente molto difficile”.

Inoltre, come affermato dallo stesso cofondatore e amministratore delegato del gigante dello streaming Reed Hastings, si sta considerando l’idea di dare l’opportunità di godere dei contenuti a prezzi più bassi, qualora però si accettino gli annunci pubblicitari.

Al momento il range dei costi va da 7,99 a 17,99 euro al mese, a seconda dei profili attivabili e di device utilizzabili in contemporanea, ma potrebbero nell’arco dell’anno sopraggiungere nuove soluzioni”, afferma Hastings. Non sarebbe il primo caso di spot all’interno dei contenuti in streaming, “perché in Italia Pluto Tv (gratuita proprio grazie alla pubblicità) e Chili con l’offerta di alcuni film gratis, da sempre danno spazio agli annunci promozionali”, conclude.

Da sempre aperto alle produzioni di tutti i generi e provenienti da paesi diversi del globo, Netflix ipotizza contenuti sempre più personalizzati, specifici a seconda delle aree geografiche, “ma una simile eventualità non sarebbe certamente priva di costi aggiuntivi”, si legge ancora. I ragazzi che hanno dai 14 ai 25 anni investono infine gran parte del loro tempo con i videogame e guardando contenuti ludici su TikTok, Twitch e YouTube. A tal proposito, Netflix ha già creato una sezione riservata ai giochi, senza chiedere un costo aggiuntivo, ma l’efficacia di questa scelta a livello di abbonamenti non è ancora stata resa nota.

Secondo Elon Musk la colpa è dell’eccessivo politically correct

Secondo Elon Musk, che ha ufficialmente acquistato Twitter, la colpa sarebbe da imputarsi principalmente all’eccessivo politically correct dei nuovi contenuti.

L’ha chiarito tramite un tweet in risposta all’annuncio del calo in Borsa della piattaforma, scrivendo: “The woke mind virus is making Netflix unwatchable”, in cui “woke mind virus” era un termine utilizzato in ambito politico negli anni ’60 per indicare il “risveglio delle coscienze”, ad oggi è indicato come “mente aperta”.

Tali contenuti, secondo Musk, starebbero rendendo Netflix inguardabile. A seguito del tweet sono stati tantissimi i commenti di chi sosteneva questa teoria.

 

 

 

 

 

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