La Corte Europea dei diritti dell’uomo ne aveva chiesto la scarcerazione
Accusato di aver “tentato di rovesciare il governo”, con lui altri sette imputati condannati a 18 anni di reclusione. Amnesty: “Processo farsa”.
Osman Kavala è stato condannato all’ergastolo nel processo dove era accusato di avere “tentato di rovesciare il governo” per il suo sostegno alle proteste anti governative al Gezi Park di Istanbul nel 2013. L’attivista per i diritti umani e filantropo è stato condannato dai giudici del tribunale di Caglayan a Istanbul. Kavala, che era in custodia cautelare da oltre 4 anni nel carcere di Silivri a Istanbul, è stato invece assolto dall’accusa di spionaggio in relazione a un presunto ruolo nel tentato golpe in Turchia del 2016 ai danni del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Un colpo di stato rimasto poco chiaro, forse orchestrato dallo stesso Erdogan per rafforzare il suo potere. Condannati a 18 anni di reclusione, sempre per avere “tentato di rovesciare il governo” partecipando alle proteste anti governative del 2013, tutti gli altri sette imputati che sono stati arrestati con lui.
La Corte Europea dei diritti umani, con sede a Strasburgo, il 2 dicembre scorso aveva avviato una procedura di infrazione a carico della Turchia, dopo che Ankara non aveva rispettato l’ordine di scarcerazione emesso dalla stessa Corte un anno prima. Lo scorso 10 dicembre i giudici turchi avevano respinto il ricorso presentato dagli avvocati di Kavala, che chiedevano la liberazione del filantropo, in ottemperanza alla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo. Il suo caso ha creato anche un incidente diplomatico, quando gli ambasciatori di Stati Uniti, Francia, Germania, Olanda, Canada, Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Nuova Zelanda avevano lanciato un appello congiunto per far valere la sentenza della Corte europea dei diritti umani che dichiarava l'”illegittimità” della misura detentiva. La risposta del presidente Erdogan all’appello era stata una dichiarazione di “persona non grata” rivolta ai diplomatici, che è suonata come possibile anticamera di una probabile espulsione. La crisi è rientrata solo dopo che gli ambasciatori hanno garantito di non voler interferire negli affari interni della Turchia. Erdogan, in passato, è stato definito dal premier italiano Mario Draghi “un dittatore con cui dobbiamo cooperare per gli interessi del Paese”. Nel 2018, grazie ad un’alleanza con il Partito del Movimento Nazionalista, di estrema destra, ha trasformato la Turchia da Repubblica Parlamentare a Repubblica Presidenziale, ancora una volta per rafforzare il suo potere.
Le proteste di Gezi Park
Il 28 maggio del 2013 una cinquantina di persone si erano riunite per protestare, con un sit-in, contro la costruzione di un centro commerciale al posto del Parco di Gezi. I manifestanti vennero attaccati dalla polizia, dando vita a una protesta generale in tutto il Paese turco contro le politiche di Recep Tayyip Erdoğan, primo ministro dal 2003 al 2014, quando è diventato presidente. La proteste andarono avanti fino al 30 agosto del 2013, con una dura repressione della polizia che causò 11 morti e più di 8 mila feriti. Da allora Erdogan ha attuato una forte censura sulla libertà di stampa.
Le proteste di Amnesty e degli attivisti
Quando è stata emessa la sentenza contro Kavala e gli altri imputati, numerose persone all’interno dell’aula hanno protestato. Fuori dal tribunale una folla di almeno 100 persone ha percosso il portone di ingresso e la protesta si è interrotta dopo l’arrivo di un gruppo di agenti di polizia. Deputati dei maggiori partiti di opposizione turchi hanno contestato la sentenza durante una conferenza stampa davanti al tribunale dopo l’udienza. Amnesty International ha definito la condanna all’ergastolo una “parodia motivata politicamente” e un “tentativo di mettere a tacere voci indipendenti”. “Oggi abbiamo assistito a una parodia della giustizia di spettacolari proporzioni” ha fatto sapere il direttore per l’Europa di Amnesty, Nils Muiznieks, in un comunicato che descrive la sentenza come “un colpo per chiunque creda nella giustizia e nell’attivismo a favore dei diritti umani in Turchia e altrove”. Amnesty ha detto che continuerà a chiedere il rilascio immediato di Kavala e degli altri imputati condannati oggi a 18 anni di reclusione. “La decisione della corte sfugge a qualsiasi logica” ha affermato Muiznieks definendo il verdetto “ingiusto”.
Chi è Osman Kavala
Osman Kavala è un imprenditore di successo e filantropo che, con la cultura e l’arte, crea dialogo e cooperazione. È stato fondatore, tra l’altro, della casa editrice İletişim Yayınları nel 1983, creata per il riconoscimento della diversità culturale, il dialogo tra cultura e arte e la cooperazione culturale. Ha preso parte alla formazione e al lavoro di diverse organizzazioni non governative. Ogni sua iniziativa e organizzazione creata è volta a sottolineare la diversità e i diritti culturali e rafforzare la cooperazione interregionale e internazionale. Per questo ha creato anche l’associazione culturale Anadolu Kültür. In quanto sensibile ai problemi della Turchia, Osman Kavala ha lavorato per riunire persone con opinioni diverse su piattaforme di discussione, per aprire la strada a una ricerca di soluzioni comuni e per produrre soluzioni democratiche ai conflitti sociali e internazionali, basate su pace e diritti umani. Dal 2014 ha dato vita alla Boğaziçi European School of Politics, che offre corsi di formazione per giovani di età compresa tra i 25 e i 35 anni, che hanno opinioni politiche diverse e provengono da varie parti della Turchia. Osman Kavala è stato per anni un interlocutore delle istituzioni europee.