Guerra anche fra patriarcati
Come per Enrico IV che rinunciò alla fede protestante per convertirsi al cattolicesimo, al solo scopo di poter governare la Francia, anche per Putin è il caso di dire che “il sovranismo val bene una messa”
Il giorno della Pasqua ortodossa, il 24 aprile, era previsto un “cessate il fuoco” per l’Ucraina, ma non è stato rispettato da Putin, il quale ha poi partecipato alla celebrazione religiosa pasquale nella cattedrale di Mosca, in cui l’officiante era il suo “alleato”, il patriarca Kirill, con un passato molto vicino al KGB (The Guardian del 3.04.2022). Ecco alcune delle stravaganze che contraddistinguono l’accoppiata Putin-Kirill, dato che il capo del Cremlino, con il suo passato nei Servizi Segreti Sovietici, dunque nel Partito Comunista, da sempre dichiaratamente ateo, è stato definito dal Patriarca “miracolo di dio” (Reuters 8.02.2012). D’altronde non meno singolare è il fatto che un uomo di Chiesa dia il suo sostegno ad un attacco armato. Entrambi fautori del Russkii mir (Mondo russo), una fondazione governativa nata nel 2007, che promuove la lingua e la cultura russe, incentrata sulla narrazione storica di uno scontro di civiltà tra la Russia portatrice di positivi valori morali e un Occidente in declino (Il Mulino 2.03.2022). D’altra parte, come ha dichiarato all’Androknos Andrii Yurash, ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Kirill non avrebbe mai realmente accolto l’invito del Papa a fare un tregua per Pasqua, in quanto è uno dei più acerrimi sostenitori della guerra, mentre il Papa è equiparato alle tante voci occidentali di cui non tener conto. Durante la messa di Pasqua Kirill ha parlato di Mosca come “centro di tutte le Russie” contro l’estero e della sua invincibilità se resterà unita: “la vittoria non è sempre quella delle armi, ma anche la vittoria dello spirito, e molti oggi vorrebbero che questo spirito scomparisse”. L’impeto nazionalista che accomuna Putin e Kirill si autorafforza attraverso i valori più conservatori della Chiesa, in chiave antiamericana e antieuropea.
Proteste interne alla Chiesa ortodossa
Addirittura, nel 1934 un gruppo di pastori protestanti sottoscrisse un documento che impediva di formare una chiesa-nazista, per evitare anche in futuro che la Chiesa potesse essere preda di ideologie dittatoriali. Si trattava della Dichiarazione di Barmen, che definiva l’opposizione a qualsiasi interpretazione del cristianesimo basata su teorie razziali, attraverso la condanna del nazismo. Anche oggi molti pastori ucraini, studiosi e laici hanno sentito il bisogno di produrre un documento del genere contro la complicità della Chiesa ortodossa russa nell’invasione di Vladimir Putin. Il loro documento, intitolato Una dichiarazione sull’insegnamento del “mondo russo”, condanna il patriarca Kirill di Mosca per aver fornito la copertura teologica alla barbarie in atto. Nelle sue funzioni il patriarca, proprio mentre piovevano bombe in Ucraina pontificava sull’aspetto metafisico dell’Unione dei Paesi russofoni, esaltando l’operato di Putin in una unione ideale (e surreale) di etnia, nazione e chiesa, poiché l’Ucraina sarebbe accusata di aver ceduto ai valori deteriori della globalizzazione, del materialismo e dell’omosessualità. Dato che la religione ortodossa è la più diffusa in Russia (dati World Factbook), questa alleanza è stata strategica per Putin, nel tentativo di raccogliere consensi in patria, ma non è chiaro quanti russi siano dalla sua parte, né sul territorio nazionale, né nelle zone russofone dei Paesi dell’ex blocco sovietico, come la Crimea e il Donbass.
Scontri fra Chiese
I cambiamenti nella Chiesa ortodossa russa sono stati notevoli, negli ultimi venti anni, dopo la caduta del muro di Berlino, da quando Putin è al potere e da quando il predecessore di Kirill invitò il concilio dei vescovi a potenziare la “cooperazione” fra Chiesa e società civile, e fra Chiesa e Stato (Micromega 10.03.2022). Così con Kirill la Chiesa ortodossa russa è diventata un’entità patriottica influente in diversi campi sociali, anche nell’istruzione, per cui l’ideologia cristiana si è fusa con quella zarista e nel 2012, sotto la presidenza Medvedev, fu emanata una legge sull’insegnamento della religione nelle scuole. Nel 2014, dopo l’occupazione russa della Crimea il Patriarcato di Mosca ebbe uno scontro con il Patriarca di Costantinopoli, che aveva accettato la richiesta di autocefalia della Chiesa Ucraina, in segno di indipendenza dalla Russia. Il presidente ucraino Petro Porošenko aveva annunciato al suo Paese la nascita di una Chiesa finalmente libera dalla Russia, mentre il patriarca Kirill aveva dichiarato lo scisma definendo come autentiche solo le Chiese fedeli a Mosca. Pertanto lo scontro attuale è anche uno scontro fra Chiese, infatti Kirill, in un primo momento apparentemente neutrale riguardo all’attacco russo in Ucraina, ha poi iniziato a difendere, nelle sue celebrazioni liturgiche, i valori condivisi con Putin. Da quando Putin ragiona come Enrico IV.