La riforma della giustizia del ministro Marta Cartabia sta faticosamente vedendo la luce in parlamento, nonostante le proteste e lo sciopero minacciato dall’associazione nazionale magistrati che ritiene che il disegno di legge abbia natura velatamente sanzionatoria e “retributiva”. In realtà, la spinta riformatrice è intimamente connessa ai troppi errori giudiziari registrati negli ultimi anni adeguatamente sottolineati in un discorso “spartiacque” che potrebbe avere definitivamente segnato l’immediato futuro del più grande malato d’Italia, diventato, purtroppo, una specie di “mostro a tre teste” che terrorizza i cittadini. La conferma è autorevolissima e si ritrova nelle dure parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnate dagli scoscianti applausi di tutto il parlamento nel suo discorso d’insediamento dello scorso tre febbraio 2022. Questo uno dei passaggi più
significativi: “Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della società – mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha fatto perdere di vista gli interessi della collettività”. ”Indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione”, ma “il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza – continua Mattarella nel suo discorso d’insediamento – e i cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone. Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati”. “La Magistratura e l’Avvocatura – ha proseguito – sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei”.
Finita qui la tirata d’orecchie? Niente affatto perché: “È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore”.
A conferma che la musica è cambiata, queste dure parole sono state accompagnate da una standing ovation da stadio che il parlamento ha riservato al presidente della repubblica con un lungo applauso, un coro trasversale assolutamente inimmaginabile qualche anno fa quando un discorso simile non avrebbe mai ottenuto l’approvazione del partito democratico e del movimento cinque stelle per la cultura scarsamente garantista del loro elettorato che non ha contribuito a migliorare una situazione già fortemente critica da almeno un ventennio. Il discorso del presidente della repubblica ha segnato il punto di non ritorno nella storia della credibilità del potere giudiziario in questo paese per cui la palla è passata al governo ed al ministro della giustizia per mettere mano al processo di riforma. In questo quadro, anche se il quesito referendario leghista è stato incredibilmente bocciato sul punto dalla corte costituzionale, la priorità rimane, comunque, quella di individuare un sistema di responsabilità dei magistrati che impedisca quegli “abusi” che oggi sono del tutto normali perché la legge permette la libera valutazione degli elementi di prova a carico, la cui forzatura si verifica puntualmente quando la gente viene arrestata o condannata senza motivo e non può farci nulla. È questo il punto centrale da cui far partire una “rivoluzione copernicana” poiché l’attuale sistema giudiziario ha dato centralità al giudice e al PM mentre andrebbe fornita maggiore tutela al cittadino troppo spesso minacciato da “decisioni irrazionali che contrastano con lo stato di diritto”, come sottolineato dal presidente della repubblica.
Inoltre, la responsabilità dovrebbe avere anche un rilievo penale, introducendo nel codice la figura di reato dell’abuso del magistrato, da tipizzare mediante una rigida elencazione delle singole violazioni penalmente rilevanti. Per limitarne seriamene gli abusi, la responsabilità deve essere estesa anche al merito delle valutazioni giudiziarie e vanno contestualmente ridefiniti anche i contorni della responsabilità “processuale”, nel senso che l’attività giudiziaria compiuta in violazione di legge deve essere resa inutilizzabile in modo più stringente rispetto all’attuale disciplina, come accade nel sistema giudiziario americano in cui l’illegittima acquisizione di una prova invalida l’intero processo (il cd “albero delle mele avvelenate”).
Il presidente della repubblica ha parlato di “decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone” e tra queste potrebbe essere inserita anche la vicenda di un cittadino italiano condannato sulla base della sola parola, non riscontrata, di un soggetto ritenuto profondamente inaffidabile da alcuni magistrati giudiziosi mentre altri hanno scelto di credere alla vittima giungendo ad una condanna senza valutarne attentamente l’attendibilità come obbligatoriamente previsto dalla legge ex art 192 co 3 cpp. Il condannato era stato accusato di fatti assolutamente incredibili attraverso denunce deliranti e per questo aveva sporto una contro denuncia per calunnia, ma il pm, un militante di magistratura democratica, ha scelto di credere al denunciante e perseguire esclusivamente il denunciato. In questo modo, è stata lasciata libera di agire la presunta vittima che, poco dopo, è stata puntualmente arrestata e condannata per una pletora di reati. Il paradosso è che la giustizia italiana potrebbe aver dato la caccia ad un soggetto potenzialmente calunniato e potrebbe aver contestualmente lasciato indisturbato un soggetto che ha reiterato condotte criminali, ma già rivelatosi molto ambiguo in quella sede processuale, avendo raccontato al pm fatti così scarsamente credibili che, per coglierne la natura calunniosa, non c’è bisogno di particolari accertamenti investigativi o giudiziari. Una parte dei magistrati che hanno sottoscritto la condanna in questa farsa di processo appartengono alla corrente di MD, la stessa che si è distinta per essersi duramente scontrata con Silvio Berlusconi sin da quando è disceso in politica ormai 30 anni fa. Tuttavia, in pochi sanno che – da almeno 40 anni – MD ha avuto furiosi scontri anche con il presidente Antonio Esposito che non avrebbe mai fatto carriera se fosse dipeso da loro. Infatti, quando, nel lontano 2008, il CSM nominò meritoriamente procuratore generale della cassazione il fratello Vitaliano Esposito, MD parlò, secondo loro, ovviamente, di una “pagina nera della Giustizia italiana“ nonostante la indiscussa fama che in quel momento accompagnava l’altissimo magistrato che ebbe la meglio sul competitor di MD Giovanni Palombarini, un magistrato di sinistra noto anche per aver benedetto i “pacs” partecipando ad una manifestazione dell’Arcygay a Roma nel 2006. Purtroppo per loro, a sinistra, sono spesso atei per cui difficilmente leggono le sacre scritture, tuttavia, sovviene, in proposito, un memorabile passaggio del Deuteromonio secondo cui: “Non si mettano a morte i padri per colpa dei loro figli, ne’ si mettano a morte i figli per una colpa dei loro padri, ognuno sia messo a morte per il proprio peccato”.
Ferdinando Esposito