Il PD rilancia il Ddl Zan e sfida il centrodestra

Ddl Zan: Il PD lancia il guanto di sfida al centrodestra

Dopo 6 mesi il PD ritenta di far passare il discusso disegno di legge

Il Partito Democratico ci riprova e sei mesi dopo il tentativo fallito in Senato ripresenta, sempre a Palazzo Madama, il tanto discusso ddl Zan. Allora, il 27 ottobre, furono 154 i senatori a favore della ‘tagliola’ che affossò il decreto, già approvato dalla Camera. Ne seguì un applauso dell’Aula dopo la votazione a scrutinio segreto. Scene di giubilo che il PD contestò immediatamente. “Sei mesi fa la legge è stata fermata in Senato ma non si è fermato il Paese e non ci siamo fermati noi – ricorda in conferenza stampa la capogruppo dem Simona Malpezzi – quindi questa legge la ripresentiamo”.

Mercoledì il segretario del PD Enrico Letta, la senatrice Monica Cirinnà, il deputato Alessandro Zan e la capogruppo del PD al Senato Simona Malpezzi hanno tenuto una conferenza stampa dando la notizia. “Noi oggi vogliamo annunciare che per quanto ci riguarda la battaglia, che politicamente per noi non è mai stata abbandonata, riprende con un capitolo che è il deposito del Ddl Zan nella sua versione originale”, ha detto Letta. Ha aggiunto che “l’obiettivo è approvare il nuovo Ddl (di cui ancora non è disponibile un testo) entro la fine della legislatura” e ha detto di essere disposto a fare delle modifiche.

Questa volta l’intento è di portare la legge a casa, il che richiederà nuovamente una serrata trattativa con tutte le forze fin qui contrarie, ovvero Lega, Fratelli d’Italia così come Italia Viva e Forza Italia. Tanto che in luglio, il sindaco di Milano Beppe Sala ospiterà tutte le forze politiche in una giornata di “Stati generali” per discutere e trovare un accordo sulla norma della discordia, che poi è una legge di civiltà presente in quasi tutta Europa. La strada del Ddl Zan, dopo l’approvazione alla Camera, è stata ostacolata da un lungo ostruzionismo parlamentare, da centinaia di Fake news raccontate sul testo della legge e dal Vaticano, che è intervenuto rispolverando il Concordato tra Stato e Chiesa del 1984 e i Patti Lateranensi di Mussolini.

Nonostante tutto ciò, dopo circa otto mesi dalla sua prima approvazione, lo scorso 13 luglio il Ddl è riuscito ad arrivare in Senato. Tuttavia, dopo appena tre mesi, Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto fallire la discussione parlamentare – tramite la tagliola – ed a sospendere la possibilità di ripresentare il Ddl per sei mesi. Alessandro Zan, che ha dato il nome al disegno di legge, ha spiegato: “L’Italia è l’unico Paese che in Europa non ha una legge contro i crimini d’odio insieme all’Ungheria e la Polonia. E non può essere che l’Italia sia sullo stesso piano dell’Ungheria di Orban”.

Dal centrodestra sono arrivate immediate le repliche. “Ripresentano lo stesso testo della legge Zan? Queste sono le priorità del PD”, ha detto Maurizio Gasparri di Forza Italia, “Ma se errare è umano, perseverare, come si sa, è diabolico. Punire più severamente le discriminazioni è doveroso. Introdurre nuove discriminazioni e reati di opinione è una scelta sbagliata, che si confermerà perdente”. Come ha dichiarato Letta nella sua conferenza stampa di presentazione del Ddl, “si torna dunque in Parlamento e si valuteranno anche eventuali modifiche, purché non stravolgano l’obiettivo: portare a casa una legge contro i crimini d’odio. Ma bisognerà farlo entro la fine di questa legislatura, altrimenti sarebbe una sconfitta”, perché, spiega, “il tema dei diritti è nel Dna del Pd ed è il futuro del partito”. I promotori del testo sono consapevoli che si tratta di una strada in salita.

E forse servirà davvero un miracolo e non solo per i tempi stretti, visto che una volta approvato dal Senato, il testo dovrebbe tornare alla Camera per la terza lettura. Opposizione del centrodestra a parte, c’è da fare i conti anche con i ripensamenti di chi, come Italia Viva, dopo aver approvato il testo a Montecitorio ha cambiato posizione al Senato. Forse è un caso, ma dopo l’annuncio fatto dai dem, Italia Viva ha fatto seguire un silenzio che non lascia certo ben sperare. Chi ha risposto è stato invece Giuseppe Conte: “Il Movimento 5 Stelle intende portare avanti il Ddl Zan contro l’omofobia”, ha detto il leader dei pentastellati, garantendo analogo impegno anche per quanto riguarda la riforma della cittadinanza, lo Ius Scholae in discussione alla commissione Affari costituzionali della Camera.

I motivi per cui ripresentare il Ddl Zan potrebbe tradursi in un nulla di fatto sono molti. Al primo posto c’è il fattore tempo, considerando che tra 11 mesi scadrà la legislatura ed in caso di mancata approvazione del disegno di legge a Palazzo Madama, l’iter dovrà ripartire da capo dopo le prossime elezioni politiche, probabilmente nel 2023. E questo Alessandro Zan lo sa, ma rimane comunque fiducioso: “Se c’è la volontà politica, nulla è impossibile. Ho visto leggi discusse ed approvate in poche settimane”, ha dichiarato il deputato dem a Repubblica. Poi, oltre al fattore tempo, c’è anche il rischio di non trovare una mediazione politica. Molti potrebbero affossare il tutto, giustificandosi semplicemente con il fatto che in questo periodo, con la guerra in Ucraina e le conseguenti ricadute sull’economia, ci sono altri problemi da risolvere”.

Giulia Cortese

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