Le misure adottate da Bruxelles contro Mosca non hanno avuto risultati politici positivi
Nonostante le previsioni, il default della Russia non è arrivato
Progressivamente più dure dal punto di vista economico, ma politicamente inefficaci. Le sanzioni comminate dall’Unione Europea contro la Russia non hanno dato buoni risultati per il raggiungimento della pace. Non hanno avuto l’effetto di far terminare l’invasione russa. Non hanno finora determinato il default finanziario di Mosca, che si è rivolta a India e Cina per tessere nuove relazioni commerciali. Non hanno favorito la ripresa del dialogo con il Cremlino, anche se la controparte probabilmente non è propensa a discutere in maniera costruttiva rispetto alla crisi con l’Ucraina fino a quando non avrà raggiunto i propri obiettivi militari. Le misure che hanno colpito la Russia hanno testimoniato la volontà del vecchio continente di non rimanere inerte di fronte al conflitto in est Europa. Ma hanno mostrato anche la scarsa influenza politica di Bruxelles verso Mosca e la sua dipendenza dalle fonti energetiche russe.
La maggior parte delle pene sono state varate in meno di un mese e hanno riguardato diversi settori economici e finanziari.
Le prime sanzioni
Il primo pacchetto è stato emanato il 22 febbraio, dopo il riconoscimento delle due repubbliche separatiste del Donbass e di Lugansk da parte della Russia. L’unione Europea ha vietato nel l’ingresso al presidente russo Putin, al ministro degli esteri Lavrov, ai membri del parlamento che hanno votato a favore della guerra contro l’Ucraina, ad altre persone ed entità legate all’invasione come oligarchi, banche, alti ufficiali delle forze armate. I loro conti nelle banche europee sono stati congelati, ed è stato vietato di mettere fondi a loro disposizione.
Più consistente il secondo pacchetto di sanzioni rilasciato il 25 febbraio: sono stati congelati i beni del presidente russo Putin, del ministro degli esteri Lavrov, dei membri del Consiglio di sicurezza nazionale della Federazione russa che hanno sostenuto il riconoscimento delle regioni autonome del Donbass e di Lugansk, dei membri della Duma che hanno ratificato il “Trattato di amicizia, di cooperazione e di mutua assistenza”. L’Unione Europea ha vietato l’esportazione di aerei, componenti dell’industria aeronautica e spaziale, delle tecnologie di raffinazione dell’industria petrolifera, di tecnologie che possono rafforzare il settore della difesa e della sicurezza russa. A livello finanziario invece le sanzioni hanno previsto l’interdizione per le banche dell’Unione ad accettare depositi superiori a 10.000 euro da parte di cittadini russi. E sono stati bloccati i finanziamenti europei per alcune società statali russe.
L’aumento dell’intensità delle sanzioni
Terzo pacchetto di misure contro la Russia è stato invece emanato in due diverse date: il 28 febbraio e 2 marzo. Le sanzioni hanno previsto il divieto di effettuare operazioni con la Banca centrale Russa, sono stati stanziati 500 milioni di euro per sostenere l’invio di armamenti all’Ucraina. L’Unione Europea ha vietato agli aerei russi di sorvolare nel suo spazio aereo e di atterrare negli aeroporti dell’Unione. Sette banche russe sono state escluse dal sistema Swift. Alle aziende europee è stato vietato di partecipare, investire o contribuire a progetti che saranno cofinanziati dal fondo russo per gli investimenti diretti. L’Unione ha proibito anche la vendita, la fornitura, il trasferimento o l’esportazione di banconote in euro in Russia. Le trasmissioni nell’Unione Europea degli organi di informazione Sputnik e Russia Today, sotto il controllo dell’autorità russa, sono state sospese.
Il quarto pacchetto, approvato il 15 marzo, ha previsto il divieto di effettuare qualunque operazione con alcune imprese statali russe, di prestare il servizio di rating del credito a qualsiasi persona o ente in Russia, di compiere nuovi investimenti nel settore energetico russo. Sono state approvate restrizioni commerciali su prodotti siderurgici o beni di lusso.
Le ultime sanzioni approvate
Il quinto pacchetto, emanato l’8 aprile, ha proibito l’importazione di carbone e di altri combustibili fossili, l’accesso ai porti dell’Unione Europea per tutte le navi russe, e l’ingresso nell’Unione Europea per i trasportatori su strada russi e bielorussi. Ha vietato l’ importazione di legno, cemento, prodotti ittici e liquori, l’ esportazione di carboturbo, di computer quantistici, semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature per il trasporto. Ha esteso il divieto di depositi ai portafogli di criptoattività. L’unione Europea ha posto un divieto totale di operazioni a quattro grandi banche russe e ha proibito alle aziende russe di partecipare agli appalti pubblici negli stati membri. Sono state sanzionate le imprese che hanno avuto un ruolo nell’invasione, oligarchi, imprenditori, alti funzionari del Cremlino, promotori della disinformazione e i familiari di persone oggetto di sanzioni.
Con il sesto pacchetto di sanzioni, che gli stati dell’Unione Europea stanno discutendo, dovrebbe essere colpita l’industria petrolifera russa. Il petrolio invenduto potrebbe essere acquistato da India e Cina. E gli equilibri geopolitici dell’Europa spostarsi in un’altra direzione.
Marco Orlando