Kirill, il controverso patriarca russo nel mirino dell’UE

Ha un lussuoso appartamento nel centro di Mosca, è stato immortalato in costume a bordo di uno yacht e porta al polso orologi da 30mila euro

Non è un oligarca, ma dovrebbe essere incluso nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca dell’Unione Europea

Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, al secolo Vladimir Michajlovič Gundjaev, ha difeso in ogni suo sermone la guerra contro l’Ucraina di Vladimir Putin e con il presidente russo ha consolidato negli anni una stretta alleanza che vede Cremlino e Chiesa, su posizioni sempre identiche e via via più oltranziste, nel difendere e promuovere il “Russky Mir” (mondo russo).

La Chiesa ortodossa russa assomma 150 milioni di fedeli – circa la metà del mondo ortodosso – e la sua alleanza con il regime di Putin è strettissima. Ne è testimonianza la ricostruzione, nel suo sito originale, della Cattedrale del Santo Redentore, che era stata distrutta a Mosca dopo la rivoluzione d’ottobre ed il restauro di chiese e conventi in abbandono. Intorno alla Capitale, è stata recentemente edificata una Cattedrale dedicata alle forze armate, nella quale lo stesso Putin è presente in effigie.

Ville sul Mar Nero e yacht di lusso, conti bancari in Svizzera. Il patrimonio del patriarca Kirill, secondo le accuse dell’opposizione russa, ammonterebbe ad almeno 4 miliardi di dollari. Anche per questo il capo dei fedeli ortodossi è finito nel mirino dell’Unione Europea, che ha annunciato sanzioni a suo carico. Il motivo? La vicinanza a Putin dimostrata anche nelle dichiarazioni in cui sostiene apertamente la guerra in Ucraina, “benedetta”, definendo Mosca una “Terza Roma” nella difesa dell’ortodossia cristiana contro l’Occidente moralmente corrotto. Nei suoi sermoni Kirill non ha mai fatto menzione dei morti ucraini, del dramma dei bambini, salvo un riferimento ai russofoni del Donbass.

In una delle sue ultime dichiarazioni, troviamo la descrizione di una realtà parallela: “La Russia non ha mai attaccato nessuno. È sorprendente che un Paese grande e potente non abbia mai attaccato nessuno, abbia solo difeso i suoi confini”. Kirill non aveva forse ancora letto il suggerimento che gli ha rivolto cristianamente Papa Bergoglio, nell’intervista al Corriere della Sera: “Il patriarca di Mosca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”. Per l’Unione Europea “Il patriarca Kirill è responsabile del sostegno o dell’attuazione di azioni o politiche che minano o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, nonché la stabilità e la sicurezza del Paese”. Così si legge nel sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia in discussione a Bruxelles.

L’8 marzo, durante le celebrazioni della Domenica del perdono nella cattedrale di Mosca, il patriarca Kirill aveva spiegato quali erano le vere ragioni della guerra di Vladimir Putin. Prima di Lavrov, prima e meglio del propagandista in capo Solovyov. Ha dichiarato, in sostanza, Kiril, offrendo una copertura ideologica all'”operazione militare speciale: “Questa è una guerra santa contro l’Occidente corrotto ed omosessuale. E’ in corso perché la gente non vuole le parate gay nel Donbass”. Del resto è dall’inizio della guerra che Kirill agita il turibolo a benedire la battaglia ai “cosiddetti valori del potere mondiale” rappresentati dalla lobby gay, la “parata gay” come “test della libertà” com’è intesa nell’Occidente pervertito. Tuttavia, non tutto il mondo ortodosso lo segue.

È arrivato a circa 400 il numero dei sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina che si appellano collettivamente al Consiglio dei Primati delle Chiese Antiche Orientali (la più alta corte dell’ortodossia mondiale) contro il patriarca di Mosca, citandolo in giudizio. I 400 sacerdoti – scrive Orthodox Times – sostengono che Kirill predichi la dottrina del “mondo russo”, che si discosta dall’insegnamento ortodosso e che andrebbe condannata come eresia. Addebitano a Kirill crimini morali nel benedire la guerra contro l’Ucraina e sostenere pienamente le azioni aggressive delle truppe russe sul suolo ucraino. “Stiamo assistendo alle brutali azioni dell’esercito russo contro il popolo ucraino, approvate dal patriarca Kirill. Come sacerdoti della Chiesa e come semplici cristiani, siamo sempre stati e saremo sempre con il nostro popolo, con coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto. Sosteniamo pienamente le autorità statali ucraine e le forze armate ucraine nella loro lotta contro l’aggressore”, affermano i sacerdoti nel loro appello.

La Chiesa ortodossa russa si dice scettica sui piani della Commissione europea di imporre sanzioni al patriarca. “Il patriarca Kirill proviene da una famiglia i cui membri sono stati sottoposti per decenni a repressioni per la loro fede e posizione morale durante i giorni dell’ateismo militante comunista, senza temere reclusione e repressioni”, scrive il portavoce della Chiesa ortodossa, Vladimir Legoyda, sul suo canale Telegram. “Quindi bisogna essere completamente estranei alla storia della nostra Chiesa per intimidire il suo clero e i suoi credenti inserendoli in alcune liste”, ha aggiunto.

Di certo la Chiesa ortodossa non sta passando un momento tranquillo. E il “Santo Sinodo” che avrebbe dovuto riunire a maggio i vescovi ortodossi russi ha deciso di rinviare l’assemblea ed il regolamento di conti interno, ad una data da destinarsi in “autunno o inverno”. Intanto Kirill è sempre più isolato, fuori e dentro l’ortodossia.

Giulia Cortese

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *