Questa settimana una parte del dibattito politico si è concentrata sulla decisione del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di costruire un termovalorizzatore da 600mila tonnellate all’anno per risolvere la spinosa questione dei rifiuti in città.
È una decisione che è diventata di rilievo nazionale, poiché l’autorità di costruire il termovalorizzatore verrà data a Gualtieri attraverso il “Decreto aiuti” del governo.
La gestione dei rifiuti, infatti, normalmente è competenza delle regioni, ma il governo ha conferito a Gualtieri, che è un esponente del Partito Democratico, poteri speciali in quanto commissario del prossimo Giubileo. Gualtieri, quindi, potrà autorizzare la costruzione di un nuovo impianto.
“Quando l’apertura del termovalorizzatore? Noi ci muoviamo per l’orizzonte del 2025. Il Governo, con una norma appena approvata, ci consente di accelerare le procedure e chiudere questa saga che si trascina da anni”. Non ha dubbi il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, intervistato su ‘Agorà extra’ su Rai Tre, sul tema dei rifiuti a Roma.
“L’alternativa al termovalorizzatore – spiega il sindaco di Roma – è la discarica, che però è molto più inquinante. Consuma suolo, produce metano ed è temporanea: ne dovrei fare una adesso, poi dopo 4 anni un’altra, poi un’altra e poi un’altra ancora. Ma noi vogliamo c’entrare l’obiettivo ambizioso ed all’avanguardia di avere zero discariche. È normale che in questa fase ci sia un dibattito, ma i termovalorizzatori ci sono ovunque ed è una cosa normale. Noi, però, non faremo l’errore di mettere tutto in termovalorizzazione. Useremo questa tecnologia, il più verde possibile, portando a Roma il top, solo per la quota residua. Allo stesso tempo – conclude il primo cittadino della Capitale – lavoreremo per raggiungere gli altri obiettivi, il 65% di differenziata e la riduzione delle bollette, investendo sulla pulizia della città”.
Non c’è soltanto il Movimento 5 Stelle che, ad ogni livello istituzionale, sta contestando la decisione di realizzare un termovalorizzatore a Roma. Contro la soluzione individuata da Gualtieri per gestire i rifiuti della capitale, c’è anche un pezzo della maggioranza comunale. Il fondatore del M5S, oggi suo garante, se l’è presa anche con il governo. Il consiglio dei ministri ha infatti attribuito al primo cittadino della Capitale, commissario per il Giubileo 2025, “le competenze assegnate alle regioni” in materia di rifiuti. In tal modo è stata spianata la strada alla realizzazione dell’impianto che il sindaco ha deciso di realizzare a Roma.
“È insensata la scelta di affidare poteri commissariali indistinti al sindaco Gualtieri non per applicare le migliori pratiche disponibili a realizzare impianti utili alla raccolta differenziata, ma per installare tra chissà quanti anni, almeno 6 o 7, un impianto costoso e pericoloso che brucia rifiuti e opportunità di crescita economica”, è l’affondo di Beppe Grillo in un post sul suo blog: “Bruciare i rifiuti è la negazione dell’economia circolare, a maggior ragione se si pensa che quest’impianto avrà bisogno comunque di una discarica al suo servizio per smaltire le ceneri prodotte dalla combustione”, conclude. ‘Anche l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, assieme ad agli altri esponenti del Movimento 5 stelle, vuole bloccare la realizzazione del termovalorizzatore a Roma.
A questo fine la Raggi ed altri consiglieri pentastellati stanno organizzando una raccolta firme e un’azione legale contro il Campidoglio.
Immediata la replica di Carlo Calenda su Twitter: “Le capitali pulite hanno il termovalorizzatore, l’alternativa è la discarica. A Roma abbiamo visto il metodo M5S: promettere 70% di differenziata, lasciarla ferma al 44% con la città invasa da rifiuti. Basta idiozie, almeno su Roma”.
Paolo Ferrara, consigliere del M5S e vicepresidente dell’Assemblea capitolina, sostiene ovviamente invece la posizione di Grillo: “La decisione unilaterale di Gualtieri sulla costruzione di un inceneritore a Roma è un atto di tirannia che sopprime tante speranze legate alla transizione ecologica, al recupero e al riciclo dei materiali, alla vita in una città più sana. È un debito pesantissimo contratto a danno delle future generazioni, anche perché oltre all’inceneritore servirà comunque una discarica”. Anche il grillino Giuseppe Conte, l’ex “avvocato del popolo”, è fortemente contrario alla realizzazione del progetto di Gualtieri. “Termovalorizzatore vuole dire fumi inquinanti, vuol dire scorie leggere e pesanti”.
Dal capogruppo di Sinistra Civica Ecologista è arrivato l’appello al sindaco ad avviare “un rapido allargamento della discussione per arrivare a soluzioni più efficienti per la chiusura del ciclo dei rifiuti, senza prescindere dalla partecipazione delle comunità e dei territori che hanno il diritto di avanzare anche la loro proposta in una grande alleanza attiva e costruttiva”.
Eppure quello di Roberto Gualtieri è un intento coraggioso. Il sindaco di Roma ha deciso di dotare la città di un termovalorizzatore, nonostante i cori del No a prescindere. I termovalorizzatori esistono ad Amsterdam, Amburgo, Copenaghen, Madrid, Parigi, Rotterdam e Stoccolma. Quello di Vienna-Spittelau, città molto rispettosa dell’ambiente, storicamente governata dai socialdemocratici e per dieci anni anche dai Verdi, è in centro e, alla fine degli anni Ottanta, fu ristrutturato dal celebre architetto F. Undertwasser che, pur essendo un ambientalista convinto, decise di collaborare con il Comune quando gli fu spiegato che dai rifiuti solidi urbani (RSU) si poteva produrre energia elettrica e termica. È scandaloso che l’immondizia della Capitale d’Italia venga spedita a pagamento per alimentare termovalorizzatori stranieri a oltre 1.000 chilometri, con un costo della Tari, per i romani, molto più onerosa di quella che pagano a Milano e a Brescia, da tempo dotate di termovalorizzatori all’avanguardia. La realizzazione dell’impianto porterebbe finalmente Roma a chiudere il ciclo dei rifiuti così come ci chiede l’Unione Europea.
Nel merito si è espresso anche il prefetto della città, Matteo Piantedosi, in un’intervista al quotidiano romano Messaggero. “Non spetta a me entrare in un giudizio di merito sulle scelte del sindaco. Ciò su cui non può esserci alcun dubbio è che oggi il sistema romano si fonda sul deficit impiantistico. E questo ha determinato il continuo ricorso al trasferimento dei rifiuti anche fuori dalla regione. Con costi molto alti e che gravano sulle casse dell’amministrazione e sulle tasche dei cittadini. L’attuale situazione produce una filiera lunga dei rifiuti. E il sistema dei trasporti è tradizionalmente vulnerabile da parte degli interessi criminali”.