Marlene Förster e Matej Kavčič stavano realizzando un film sulla popolazione yazidi, sopravvissuta al genocidio da parte dell’Isis nel 2014
La giornalista tedesca Marlene Förster e il collega sloveno Matej Kavčič sono stati arrestati il 20 aprile a Shengal, pochi giorni prima che l’esercito iracheno lanciasse un’offensiva contro la città. Shengal si trova nel nord dell’Iraq, ma fa parte del Kurdistan meridionale.
Il 20 aprile scorso, la giornalista tedesca Marlene Förster e il collega sloveno Matej Kavčič, entrambi di 29 anni, sono stati arrestati a un posto di blocco a Shengal, pochi giorni prima che l’esercito iracheno lanciasse un’offensiva contro la città. Shengal (Sinjar in iracheno) si trova nel nord dell’Iraq, ma è rivendicata dal Kurdistan. Lì vive la popolazione yazidi, una minoranza religiosa di etnia curda che, nel 2014, ha resistito al genocidio perpetrato dall’Isis. Da agosto 2014 fino a gennaio 2015, infatti, la popolazione locale ha opposto un’enorme resistenza per impedire allo Stato Islamico (IS) di occupare il monte Sinjar.
L’arresto
Marlene Forster e Matej Kavčič stavano tornando da una celebrazione del capodanno yazida “Çarşema Sor” quando, verso le 8 di sera del 20 aprile, sono stati arrestati a un posto di blocco della ventesima divisione di fanteria dell’esercito iracheno. Perquisiti, confiscati dei loro effetti personali, interrogati per due giorni, sono poi stati trasferiti a Baghdad, senza la possibilità di contattare nessuno. Per tre giorni, di loro non si è avuta notizia, fino a quando, spinta dall’opinione pubblica, con la madre di Marlene, Lydia Forster, in prima linea, l’ambasciata tedesca a Baghdad ha contattato le autorità irachene e confermato il loro arresto. Marlene Forster ha iniziato uno sciopero della fame sin dal primo giorno, per chiedere una rappresentanza legale e l’assistenza consolare. Lo sciopero della fame si è protratto fino al 28 aprile, quando ha finalmente ricevuto la visita di un funzionario dell’Ambasciata di Germania a Baghdad. È detenuta in una cella di isolamento presso la sede dei servizi segreti iracheni, nella capitale del Paese. Non ci sono stati ancora contatti con Matej Kavčič, che sembra essere detenuto nello stesso luogo. Come riporta Anfnews, il segretario di Stato sloveno, Andrej Ster, ha annunciato la scorsa settimana che Kavčič è detenuto in una prigione di Baghdad e che il ministero degli Esteri sta cercando di contattarlo e ottenere il suo rilascio. Nel frattempo, la Germania ha assunto il supporto consolare del cittadino sloveno in applicazione della direttiva consolare dell’UE.
Le accuse
Finora non ci sono informazioni scritte, né dalle autorità irachene né dall’ambasciata tedesca a Baghdad, sulle accuse legali che lo stato iracheno sta muovendo contro i due. Non essendo stati ancora espulsi, c’è forse la volontà, da parte dello stato iracheno, di aprire un procedimento giudiziario contro di loro. Potrebbero essere accusati di “ingresso illegale” e “supporto terroristico”. In ogni caso, si tratta di una detenzione volta a criminalizzare i giornalisti, impedendo la diffusione di report sulla società yazida, l’attuale situazione di guerra tra l’esercito iracheno e le forze di autodifesa dell’amministrazione autonoma a Shengal.
Cosa stavano facendo a Shengal
Marlene Förster e Matej Kavčič sono in Iraq da dicembre 2021, per approfondire il loro lavoro giornalistico sul genocidio e sugli sviluppi nella regione e realizzarne un film. Nel 2014, l’Isis ha attuato un genocidio contro gli yazidi, perseguitandoli, riducendoli in schiavitù e uccidendoli. L’indagine dei due giornalisti riguarda la realtà sociale di oggi degli yazidi, otto anni dopo quel genocidio, e sul modo in cui cerca di darsi un’amministrazione autonoma con una pacifica convivenza tra yazidi, curdi, arabi e cristiani. Hanno realizzato, per questo, interviste con rappresentanti di varie organizzazioni e istituzioni civiche nella regione, comprese le strutture dell’amministrazione dell’autonomia nel Şengal, le istituzioni civiche dello stato iracheno e le istituzioni civiche affiliate al Partito Democratico del Kurdistan (PDK). I due giornalisti stavano per pubblicare i risultati delle loro prime ricerche, interviste e fotografie, ma il loro arresto ha impedito che ciò accadesse.
Gli appelli per la loro liberazione
Amici e famigliari hanno realizzato un video e lanciato una petizione per liberare i due giornalisti, attraverso il sito internet freemarleneandmatej.org. Hanno inoltre scritto una lettera aperta indirizzata alla Ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Il segretario di Stato Susanne Baumann ha dichiarato: “Il ministero degli Esteri federale ha immediatamente chiesto l’accesso consolare alla signora Marlene F. dalle autorità irachene. Il 28 aprile ha avuto luogo una visita consolare di detenzione. Dal momento che la Germania ha assunto la cura consolare del cittadino sloveno Sig. Matej K. in applicazione della Direttiva consolare dell’UE, anche il Ministero degli Esteri federale si sta adoperando per organizzare una visita di trattenimento con lui. Al fine di tutelare i diritti delle persone interessate, il governo federale non può fornire alcuna informazione su ulteriori dettagli dell’arresto o delle accuse”. Anche il Committee to Protect Journalists, Comitato per la protezione dei giornalisti, tramite il coordinatore per il Medio Oriente e il Nord Africa, Sherif Mansour, ha dichiarato che “I giornalisti in Iraq devono essere in grado di svolgere il proprio lavoro senza temere rappresaglie o essere presi nel mirino politico”.