L’Unità, l’indignazione del comitato di redazione in una lettera

Una lunga lettera emessa dal comitato di redazione del giornale ricorda il disagio di giornalisti e poligrafici

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana solidarizza con i lavoratori

Una lettera di protesta per ricordare la propria incredibile situazione. A firmarla è il comitato di redazione del giornale “l’Unità”, storico organo d’informazione del partito comunista, del Pds e infine del Pd. Il quotidiano è stato chiuso nel 2017 ma continua a uscire una volta l’anno per evitare la decadenza della registrazione.

Il comunicato emesso è molto duro con la proprietà e ricorda la situazione di disagio in cui vertono le persone che lavoravano per il giornale: “Un’azienda silente praticamente da sempre. Che tiene in ‘ostaggio’ giornalisti e poligrafici, confinandoli in un girone infernale, sospesi nel nulla, dal 1° gennaio 2022 senza più alcuna protezione sociale. Un’azienda che mostra di esistere una volta all’anno per pubblicare un foglio che le permette di non far decadere la testata. Da tempo abbiamo perso le parole per definire, raccontare, una condizione allucinante, umiliante, nella quale lavoratrici e lavoratori de l’Unità, giornalisti e poligrafici, vivono da anni. Dal 1° gennaio non siamo più in Cassa integrazione né in disoccupazione. Formalmente, dal 1° gennaio di quest’anno siamo rientrati alle dipendenze de l’Unità srl, la società che edita un ‘non giornale’. A fronte delle innumerevoli richieste d’incontri, chiarimenti, da parte delle rappresentanze sindacali, la società editrice ha innalzato un impenetrabile muro di gomma”.

L’attacco alla casa editrice

Il comunicato ha proseguito con un commento non certo benevolo sulla notizia della pubblicazione del giornale una tantum:

“Una vicenda che da tempo ha ormai travalicato la red line della vergogna, si è ‘arricchita’ di un’altra pagina-farsa: la pubblicazione di un numero unico, un foglio di quattro pagine, anche con contributi giornalistici esterni. E questo all’insaputa del Comitato di redazione, pur avendo in organico, non pagati, giornalisti e poligrafici. E tutto questo mentre si trascina all’infinito una procedura di concordato che permette all’azienda di guadagnare tempo sulla pelle dei lavoratori.

Hanno ucciso l’Unità, mortificato i lavoratori, lasciato cadere manifestazioni d’interesse per l’acquisto della testata. Una vergogna assoluta. Che deve finire. Non basta far valere le nostre ragioni in tribunale. Non basta, perché la vicenda-Unità ha creato più e più vulnus sul piano sindacale. E su quello politico. Per la storia de l’Unità, per ciò che ha rappresentato sin dal suo nascere per la sinistra di questo Paese e per l’informazione democratica. L’Unità, il suo archivio, sono un patrimonio per l’Italia. Un patrimonio che la società editrice ha irresponsabilmente svilito. Noi non ci arrendiamo. Continueremo la nostra battaglia di legalità e giustizia. Lo dobbiamo a noi stessi, alle nostre famiglie e anche alla comunità, perché questa è sempre stata, delle tante e tanti che hanno avuto nel cuore l’Unità”.

La decadenza della testata: dopo la vendita nel 1997 una lunga serie di insuccessi

Il giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1923, che nelle intenzioni del suo fondatore doveva essere un quotidiano di sinistra e non l’organo di informazione del partito comunista, ha vissuto una lunga fase di decadenza dalla fine degli anni novanta. Nel 1997 la testata è stata venduta a una cordata di imprenditori guidata da Alfio Marchini e da Gianpaolo Angelucci. Tre anni dopo, a causa del calo delle vendite, il giornale chiude. Nel 2001 il quotidiano rinasce grazie all’acquisto da parte di un gruppo di imprenditori. Nel 2008  viene rilevato da Renato Soru, imprenditore e presidente della Regione Sardegna e assume una fisionomia più generalista, ma la sua diffusione, dopo una breve risalita, continua una discesa già in corso da anni. Soru cede le proprie azioni nel 2012 e nel 2014 il giornale va in liquidazione. Nel 2015 la seconda rinascita che non porta risultati al giornale e nel 2017 il quotidiano viene chiuso, ma continua a uscire una volta l’anno per evitare la decadenza della registrazione.

La nota della federazione nazionale della stampa

La lettera del comitato di redazione dell’Unità ha suscitato la risposta della Federazione Nazionale Stampa Italiana, che in una nota ha espresso la propria posizione :“La vicenda dell’Unità, denunciata dal Comitato di redazione merita un intervento immediato e deciso da parte delle autorità competenti. A cominciare dal giudice fallimentare, che non si è ancora espresso sul piano concordatario presentato dall’azienda. Nelle sedi competenti andranno anche affrontate le evidenti responsabilità della proprietà che continua ad agire senza alcun rispetto per i lavoratori e per la storia del giornale. La pubblicazione del numero annuale, necessaria per evitare la decadenza della registrazione e avvenuta all’insaputa della redazione con il ricorso a risorse esterne, rappresenta un fatto gravissimo per il quale ci si riserva di valutare ogni azione a tutela dei giornalisti”.

Marco Orlando

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *