venerdì31 Marzo 2023
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Shireen Abu Akleh, reporter di Al Jazeera uccisa in Cisgiordania

Mercoledì mattina Shireen Abu Akleh, una nota giornalista palestinese di Al Jazeera, è stata uccisa mentre stava seguendo un’operazione dell’esercito...

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Mercoledì mattina Shireen Abu Akleh, una nota giornalista palestinese di Al Jazeera, è stata uccisa mentre stava seguendo un’operazione dell’esercito israeliano a Jenin, in Cisgiordania: lo ha fatto sapere il ministro della Salute palestinese, che ha accusato l’esercito israeliano di averle sparato.

Nella stessa operazione è rimasto gravemente ferito anche un altro giornalista, che lavorava invece per il giornale palestinese Al-Quds.

Shireen Abu Akleh, 51 anni, nata a Gerusalemme, aveva iniziato a lavorare per il canale arabo nel 1997. Era una conduttrice televisiva molto amata ed una veterana nella copertura di conflitti. Nei video che documentano l’incidente, appare protetta da un giubbotto anti-proiettile, su cui è chiaramente riconoscibile la scritta “Press”, stampa. I momenti drammatici della tragedia sono stati ripresi da alcuni video diffusi in rete, che riprendono la donna riversa a terra ed i primi soccorsi nell’inutile tentativo di rianimarla.

Shereen Abu Akleh aveva anche la cittadinanza americana. Lo ha detto l’ambasciatore Usa in Israele Tom Nides. “Sono molto rattristato – ha scritto su Twitter – nell’apprendere la morte della reporter palestino-americana. Sollecito un’estesa indagine sulle circostanze della sua morte e sul ferimento di almeno un altro giornalista oggi a Jenin”. Anche la rappresentanza della UE presso i Palestinesi – citata dai media – ha chiesto “un’indagine indipendente” sull’evento, in modo “da portare i responsabili davanti la giustizia”.

“Le circostanze della morte della Abu Aqleh non sono chiare” ha fatto sapere una collega della reporter uccisa, Nida Ibrahim, ma un “video dell’incidente mostra che è stata colpita alla testa mentre stava seguendo gli eventi a Jenin, in particolare un blitz israeliano”. Al Jazeera ha poi dichiarato che Abu Aqleh “è stata uccisa a sangue freddo dalle forze israeliane” che, ritiene, “hanno commesso un crimine atroce per impedire ai media di svolgere il loro lavoro”.

Vi è anche un secondo giornalista coinvolto, Ali Samodi, il quale – secondo il ministero della sanità palestinese – è stato colpito alla schiena, ma le sue condizioni non sono gravi. Samoudi, che lavora per il network ‘Al Quds’ – citato dall’agenzia di stampa Wafa – ha detto che, insieme alla collega di Al Jazeera, si trovava con un gruppo di altri cronisti nelle “vicinanze delle scuole dell’Unrwa, vicino al campo di Jenin” e che “tutti indossavano elmetti e divise da giornalisti”. Poi ha aggiunto che il gruppo “è stato preso direttamente di mira dalle forze di occupazione”.

L’emittente televisiva Al-Jazeera, con sede in Qatar, ha incolpato Israele della morte della reporter. “Chiediamo alla comunità internazionale di condannare e ritenere responsabili le forze di occupazione israeliane per aver deliberatamente preso di mira e ucciso la nostra collega Shireen Abu Akleh”, ha fatto sapere l’emittente araba in una dichiarazione diramata sul suo canale.

La vice ministra degli Esteri del Qatar, Lolwah Alkhater, ha dichiarato che “gli occupanti israeliani hanno ucciso la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh sparandole in faccia, mentre indossava il giubbotto della stampa e un elmetto. Questo terrorismo israeliano deve fermarsi”. Come riporta Associated Press, Tel Aviv è stata spesso critica con la copertura giornalistica di Al Jazeera, ma le autorità hanno generalmente permesso ai giornalisti di operare sul campo. Le relazioni tra Israele ed i giornalisti palestinesi, tuttavia, sono molto tese. Diversi reporter sono stati feriti da pallottole di gomma o colpiti da gas lacrimogeni mentre coprivano le dimostrazioni nella West Bank. Un giornalista palestinese a Gaza è stato colpito ed ucciso mentre filmava le violente proteste lungo il confine con Gaza nel 2018.

Secondo fonti di Tel Aviv, l’esercito israeliano sta indagando su quanto è accaduto. Nelle ultime settimane Israele ha effettuato raid quasi quotidiani nella Cisgiordania occupata, mentre nel Paese sono proseguiti gli attentati, molti dei quali effettuati da palestinesi provenienti da Jenin.

Il Jerusalem Post scrive di scontri tra “palestinesi armati” e forze israeliane a Jenin, vicino a Burkin ed in altre località della Cisgiordania. Nelle ultime ore le IDF (le forze di sicurezza israeliane) hanno fatto sapere su Twitter di aver condotto un’operazione di antiterrorismo per arrestare sospetti terroristi nel campo profughi di Jenin. Durante l’attività, decine di uomini armati palestinesi hanno aperto il fuoco e lanciato esplosivi contro i soldati. I militari hanno risposto al fuoco in direzione degli uomini armati”. Le IDF “stanno indagando sugli eventi e valutando la possibilità che giornalisti siano stati colpiti dagli uomini armati palestinesi”. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Yair Lapid, ha dichiarato che Israele ha offerto ai palestinesi la possibilità di un’indagine congiunta su quanto accaduto. Una fonte militare israeliana ha intanto sottolineato che “l’esercito ovviamente non prende di mira i giornalisti”.

La presidenza di Abu Mazen ha invece parlato di un “crimine di esecuzione” da parte dei militari israeliani, dicendo di ritenere “il governo israeliano pienamente responsabile di questo atroce crimine”, riferisce l’agenzia Wafa. Non si è fatta attendere la risposta del premier israeliano Naftali Bennett, che parla di “accuse senza prove solide” e – come il suo esercito – sottolinea che “c’è una probabilità da non scartare che palestinesi armati, sparando in modo selvaggio, abbiano provocato la dolorosa morte della giornalista”.

Giulia Cortese

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