Sostenibilità e ambiente in Italia: un percorso ancora lungo

In tema di sostenibilità, l’Italia non si colloca positivamente: il 15 maggio è stato il nostro Overshoot Day.

La corsa ai ripari in vista del cambiamento climatico e la tutela ambientale è ormai evidente, se in alcuni paesi però si fanno passi avanti, in Italia l’ennesimo dato ci dimostra che non è così.

Come anticipato in questo articolo, infatti, il nostro paese ha già raggiunto il fatidico Overshoot Day, ovvero, il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un anno. Quest’anno il nostro paese ci è riuscito in soli 134 giorni su 365, e a partire da lunedì 16 maggio abbiamo già iniziato ad utilizzare le preziosissime risorse del 2023.

Il tentativo di sostenibilità c’è, ma non è sufficiente

Se lo spreco alimentare è ormai un qualcosa che viene quasi dato per scontato, sempre più aziende muovono i primi passi nel campo della sostenibilità. Nella costruzione di una società moderna, al passo con l’inesorabile deterioramento del nostro pianeta e delle risorse che questo può offrirci, risulta ormai necessario definire delle linee guida per un nuovo modello di sviluppo sostenibile in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità alle future generazioni di soddisfare i propri.

La soluzione sarebbe quella di orientare le scelte dei consumatori in un’ottica di maggiore sostenibilità, confermando quanto la trasformazione digitale, oltre ad essere la strategia del futuro, possa essere il mezzo per veicolare questo importante cambiamento.

Siamo gli ultimi tra i paesi occidentali a muoverci nel campo della sostenibilità

Secondo le analisi delle Università di Yale e Columbia, nel 2020 l’Italia si è piazzata al ventesimo posto della classifica mondiale dell’indice di sostenibilità ambientale (EPI, Environmental Performace Index). Da questa classifica emerge che i Paesi europei sono tra i più virtuosi nel miglioramento della qualità dell’aria, nella tutela degli ecosistemi e nella gestione delle risorse idriche e naturali.

L’Italia occupa quindi il ventesimo posto, con un indice di 71, a pari merito con Canada e Repubblica Ceca. Considerando solo i paesi occidentali, l’Italia è in fondo alla classifica, seguita solo da Malta (23), Stati Uniti d’America (24) e Portogallo (27).

Cosa indica l’Indice di Sostenibilità Ambientale

Tale indice viene elaborato attraverso l’analisi di 32 indicatori e serve per classificare 180 paesi del mondo in base allo stato di salute dell’ambiente e alla vitalità dei loro ecosistemi. Questa analisi, come indica Icona Clima, tiene in considerazioni la qualità dell’aria e dell’acqua potabile, la gestione dei rifiuti, ma anche le emissioni di inquinanti e gas serra e il grado di protezione degli habitat e della biodiversità.

Questa classifica risulta particolarmente interessante per capire lo stato degli altri paesi rispetto agli obiettivi ambientali e di sostenibilità. L’analisi realizzata dalle Università di Yale e della Columbia suggerisce anche quali possono essere i punti critici e i problemi delle agende politiche in tema di ambiente, ma anche come misurare gli obiettivi e leggere i risultati ottenuti, cercando di identificare anche una best practice.

Gli altri paesi e l’Overshoot Day

Se l’Italia ha dimostrato di dover fare ancora passi da gigante, resi evidenti anche dal raggiungimento di questo sbagliatissimo traguardo, non è di certo l’unica. Come anticipato, se il nostro paese necessita di 2,7 Terre, la situazione degli altri paesi non è sicuramente migliore. Troviamo 5,1 degli Stati Uniti, 4,5 dell’Australia e 3,4 della Russia.

Gli Stati Uniti, inoltre, hanno già raggiunto l’Overshoot day il 13 marzo, a distanza di poco più di 3 mesi dall’inizio dell’anno. Il Quatar è in testa, avendo finito invece le proprie risorse il 10 febbraio, il Canada, gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi ci sono arrivati solo un mese dopo, e nei dieci giorni successivi li ha raggiunti l’Australia. La media globale di ogni Overshoot Day cambia di anno in anno. L’Overshoot Day Mondiale 2020 è stato il 22 agosto, e nel 2021 è caduto il 29 luglio, ma ancora non sappiamo quando cadrà quest’anno.

Quali sono i paesi più sostenibili

Se i paesi più ricchi sono già in debito con il pianeta terra, il discorso per altre zone del globo è ben diverso.

L’Europa guida la classifica delle aree più sostenibili del mondo nella lotta al cambiamento climatico. Al primo posto troviamo la Svezia, che ad oggi è il paese più sostenibile del mondo. La Svezia, infatti, è da sempre un modello di sostenibilità, e al contrario di quello che si possa pensare questo fatto non dipende solo dal suo patrimonio naturalistico (con 30 parchi nazionali e diverse eco-lodge) ma anche per l’alto livello di sostenibilità raggiunto in 23 centri urbani, con alla guida grandi città come Götheborg e Stoccolma (prima Capitale Verde d’Europa nel 2010).

Il Paese scandinavo è seguito poi da altre 5 destinazioni sostenibili: Slovacchia, Austria, Finlandia ed Estonia, su un totale di 99 Paesi esaminati. Tra le prime 15 città più virtuose in assoluto, invece, 12 sono situate in Europa, con Madrid, Stoccolma, Dublino, Bruxelles e Berlino in cima alla classifica.

La classifica dei paesi è stata fatta sulla base di sette fattori chiave del turismo sostenibile: sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale, sostenibilità economica, rischio, domanda sostenibile, trasporto sostenibile e alloggio sostenibile.

Cosa possiamo fare per cambiare le cose

Sicuramente la strada per raggiungere i traguardi della Svezia è lunga e tortuosa, ma si potrebbe cominciare dalle piccole cose, per esempio evitando gli sprechi alimentari. Lo stesso Global Footprint Network stima che il mondo potrebbe far slittare l’Overshoot Day di almeno 32 giorni se tutti i suoi abitanti riuscissero a ridurre gli sprechi alimentari e adottassero sistemi produttivi più rispettosi degli ecosistemi. Si tratterebbe di un lavoro di squadra, in cui ognuno deve collaborare.

Ogni giorno a livello mondiale si perdono o si sprecano tonnellate di cibo commestibile. Solo tra la raccolta e la vendita, buttiamo circa il 14% di tutti gli alimenti prodotti. Si compra più del necessario nei mercati, si lascia che frutta e verdura marciscano a casa e spesso si utilizzano porzioni più grandi di quelle che possiamo in realtà mangiare.

 

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