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Cile, il governo di Gabriel Boric militarizza i territori Mapuche

Il cambio di governo in Cile porta gli stessi provvedimenti del passato Dalle rivolte in piazza all’elezione a presidente, Gabriel...

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Il cambio di governo in Cile porta gli stessi provvedimenti del passato

Dalle rivolte in piazza all’elezione a presidente, Gabriel Boric e il suo governo facevano ben sperare per un cambiamento politico nel Paese sudamericano. Ma la militarizzazione del territorio Mapuche è un ritorno al passato.

In Cile si sperimenta il passato

Durante il discorso di insediamento del nuovo governo, il presidente eletto Gabriel Boric aveva detto: “Daremo dignità ai Mapuche, vittime di inaudita violenza, e dialogheremo il più possibile con le persone di ogni piccolo villaggio, per ascoltare le loro esigenze e dare a tutte e tutti una vita degna”.

Quello di Boric è un governo nato sulla scia della rivolta denominata “Estallido Social”, cominciata nell’ottobre 2019 e fermata solo dalla pandemia. Gli studenti, per protestare contro il rincaro dei biglietti della metropolitana, scavalcarono i tornelli per entrare gratuitamente. Fu l’inizio della rivolta che portò migliaia di persone a riempire le strade del Paese, al grido di “Chile despertò”, il Cile si è svegliato, si sta alzando contro il governo corrotto di Sebastián Piñera. Piñera disse che il Cile era in guerra e represse i manifestanti. I morti furono 36 e i feriti migliaia, molti di loro accecati volutamente dai carabineros. Amnesty International ha detto che in quel periodo ci sono state numerose violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine.

Militarizzazione territori Mapuche

La ministra dell’Interno cileno, Izkia Siches, ha decretato lo “stato d’emergenza” nelle provincie di Arauco e Biobìo e nella regione di La Araucanìa, nella Macrozona Sud, con un provvedimento firmato assieme al presidente Boric e alla ministra della Difesa Nacional, Maya Fernandez Allende. La Macrozona Sud è un territorio da sempre in conflitto, con gli abitanti originari del luogo, i Mapuche, che vedono le loro terre conquistate prima dai colonizzatori e poi da affaristi che le sfruttano per i propri interessi. I Mapuche sono il principale gruppo etnico cileno e alcune comunità insediate nel sud del Paese chiedono da decenni la restituzione di terre che considerano proprie per diritti ancestrali, oggi in mano per lo più ad aziende forestali e agricoltori. Le violenze non accennano a diminuire, con attentati, incendi e strade che vengono bloccate per non far passare i mezzi dei lavoratori, ma fermano anche i rifornimenti alimentari nella zona. A compierle sono sia i Mapuche, che ne rivendicano alcune, sia i forestali e gli agricoltori che lavorano lì, oltre a criminali “comuni”. Per frenare le violenze, Boric ha deciso di inviare l’esercito dandogli funzione di polizia. Una scelta già fatta dal precedente governo di Sebatian Piñera, che nell’ottobre del 2021 aveva schierato i militari lì. In campagna elettorale, Boric aveva promesso di ritirarli e così è avvenuto il 27 marzo, quando l’esercito ha lasciato i territori Mapuche. Ora, viene inviato di nuovo, seppur specificando che le Forze armate dovranno usare la forza in maniera responsabile e in difesa dei diritti umani. La ministra Siches ha spiegato che insieme al nuovo decreto proseguirà la politica di dialogo con le comunità mapuche, come promesso da Boric nel discorso di insediamento, ma una militarizzazione del territorio non era esattamente ciò che ci si aspettava quando si parlava di dialogo con i Mapuche.

Il governo revoca il capo della difesa nelle province di Arauco e Biobío

A capo della difesa della zona di Arauco e Biobío era stato nominato il vice ammiraglio della marina, Jorge Parga, lo stesso scelto da Piñera nel provvedimento precedente. Parga è stato però rimosso dopo due giorni per le proteste mosse all’autorità da parte della famiglia di Manuel Rebolledo Ibacache, un giovane morto dopo essere stato investito da un veicolo della Marina Militare durante l’Estallido social, il 21 ottobre 2019. Parga aveva difeso l’autista del mezzo, che però è stato ritenuto colpevole di omicidio. Va ricordato che poco prima del suo insediamento, Boric aveva promesso di aiutare la famiglia Rebolledo e la ministra della Giustizia, Marcela Ríos, aveva incontrato i genitori del giovane, che chiedono giustizia nel caso.

Leader Mapuche chiama alla rivolta armata

Il governo ha avviato una procedura di denuncia penale nei confronti di Héctor Llaitul, leader e principale portavoce della Coordinadora Arauco Malleco (CAM), che ha chiesto una rivolta armata contro il presidente per aver voluto promuovere questa misura di sicurezza. La Coordinadora Arauco Malleco si batte per “realizzare il suo progetto politico di rivendicazione, recupero e indipendenza dei territori del popolo Mapuche sulla giurisdizione dello Stato del Cile” ed ha rivendicato diversi attacchi alle autorità nel sud del Paese. Una situazione difficile da gestire per il presidente Boric.

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