sabato25 Marzo 2023
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Iran. Il ricercatore Djalali sarà impiccato

La magistratura iraniana: “verrà giustiziato a tempo debito” Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano – svedese, si era recato in Iran nel...

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La magistratura iraniana: “verrà giustiziato a tempo debito”

Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano – svedese, si era recato in Iran nel 2016, su invito dell’Università di Theran e Shiraz, venne arrestato con accuse di spionaggio a favore di Israele. L’esecuzione sarebbe dovuta avvenire il 21 maggio, ma non è stata eseguita. La magistratura iraniana conferma che sarà impiccato. La moglie di Djalali fa un appello a Bruxelles.

Ahmadreza Djalali è stato condannato a morte in Iran con l’accusa di essere una spia dei servizi segreti israeliani, acerrimi nemici dell’Iran. Djalali è in realtà un ricercatore, specializzato nella medicina di emergenza, che ha svolto ricerca universitaria in tutta Europa, dalla Svezia, dove risiede, all’Italia, collaborando con l’Università degli Studi del Piemonte orientale e il centro Crimedim di Novara, comune che nel 2019 gli ha conferito la cittadinanza onoraria mentre già era detenuto nelle carceri iraniane da circa tre anni. Djalali, infatti, è stato arrestato nel 2016, quando si trovava in Iran su invito dell’Università di Theran e Shiraz, ma venne catturato e condannato per “corruzione sulla terra”. Durante il procedimento Djalali aveva denunciato che le confessioni iniziali gli erano state estorte, per cui non erano da ritenersi veritiere, e che lui era semplicemente uno studioso e un ricercatore. Aveva detto, inoltre, di essere stato arrestato dopo aver rifiutato la richiesta dell’Iran di fare attività di spionaggio a loro favore, tramite le sue conoscenze in tutta Europa. Ai legali non è mai stata consegnata una motivazione della sentenza. La condanna a morte è stata più volte rinviata, determinando una tortura psicologica sia per lui che per la sua famiglia. L’ultimo rinvio, in ordine di tempo, è stato il 21 maggio scorso. La condanna non è stata eseguita su richiesta del suo avvocato, che aveva ottenuto la revisione del caso. La magistratura iraniana, tuttavia, ha chiuso la procedura e detto che la condanna è confermata e “verrà eseguita a tempo debito”. Il portavoce della magistratura, Massoud Setayeshi, ha escluso l’ipotesi di uno scambio di prigionieri con la Svezia, che ha in custodia il detenuto iraniano Hamid Nouri, un ex funzionario della magistratura, processato e condannato di recente in Svezia per il suo coinvolgimento nell’esecuzione di massa di dissidenti negli anni ’80 nelle carceri iraniane. “Non c’è alcun piano per scambiare Nouri con Djalali”, ha affermato Setayeshi.

Molti gli appelli internazionali lanciati da personalità e associazioni come Amnesty International per salvare la vita di Ahmadreza Djalali. La moglie del ricercatore, Vida Mehrannia, si è rivolta a Bruxelles per un ultimo appello, come riporta Fanpage. Intervistata dall’emittente tedesca ZDF ha detto: “Spero che l’Unione europea possa agire in maniera decisiva per portare a casa Ahmadreza. Non può lasciare che un uomo innocente venga ucciso in maniera disumana”.

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