Vaiolo delle scimmie: secondo Oms 92 casi in 12 Paesi del mondo
Gli ultimi dati sul Vaiolo delle scimmie segnano un evidente aumento di casi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato infatti 92 casi di vaiolo delle scimmie in Paesi in cui questa malattia non è endemica, con altri 28 casi sospetti.
L’Oms avrebbe dunque individuato finora 12 nazioni in cui questi episodi si sono verificati, questi tuttavia, non hanno legami di viaggio stabili con le zone in cui il virus è radicato: Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti.
Al momento, secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, “i casi sono stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, in uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini”. Su quest’ultimo punto, dichiara Marco Rizzi, infettivologo dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo “si tratta di un dato epidemiologicamente nuovo – ma, ha aggiunto – bisogna cercare di ricostruire i contatti per capire se ci sono collegamenti”. Un lavoro che aiuterebbe gli esperti a capire la natura del fenomeno: “Se i casi fossero tutti collegabili fra di loro sarebbe tutto più semplice – ha sottolineato – se non si riuscisse a collegarli la preoccupazione su qualcosa che ci sfugge potrebbe aumentare”.
Come si trasmette il vaiolo delle scimmie
Il virus può diffondersi con contatti ravvicinati, attraverso i fluidi corporei, il contatto con la pelle e le goccioline respiratorie, per questo sono più a rischio infezione operatori sanitari, membri della famiglia e partner sessuali.
Ciò che è più contagioso, sono le lesioni nella cavità orale o sulla pelle di un individuo infetto, così come le lenzuola o gli abiti che sono stati a contatto con il pus emesso dalle vescicole. Tuttavia, uno studio risalente al 2013 condotto da scienziati del Tulane National Primate Research Center negli Usa parla anche di trasmissione via aerosol: la ricerca ha dimostrato che il virus del vaiolo delle scimmie (virus respiratorio) può restare nell’aria in aerosol fino a 90 ore, mantenendosi infettivo.
La catena di trasmissione più lunga documentata in una comunità è stata di sei infezioni successive da persona a persona. La trasmissione può avvenire anche attraverso la placenta dalla madre al feto.
La situazione in Italia
Nel nostro paese siamo a quota 4 casi, di cui uno trovato oggi in Toscana, dove all’ospedale San Donato di Arezzo è stato ricoverato un uomo di 32 anni rientrato da una vacanza alle isole Canarie.
È quanto si legge in una nota diffusa dalla Asl Toscana Sud Est “Azienda e Istituto nazionale Spallanzani di Roma informano che un uomo di 32 anni di Arezzo rientrato nei giorni scorsi da una vacanza alle isole Canarie è risultato positivo al vaiolo delle scimmie, ed è ricoverato presso il reparto di Malattie Infettive dell’ospedale San Donato”. Intanto nel Lazio, come riporta Ansa, ci sono 15 persone in isolamento mentre i casi restano tre e si tratta di tre persone ricoverate allo Spallanzani in buone condizioni cliniche. Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. I 15 in isolamento sono contatti dei tre contagiati ai quali si è risaliti con il contact tracing.
La maggior parte dei casi attuali di vaiolo delle scimmie in Europa “si è presentata con sintomi di malattia lievi e, per la popolazione più ampia, la probabilità di diffusione è molto bassa“. Così dichiara Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che ha pubblicato una prima valutazione del rischio della malattia.
Secondo quanto dichiarato dalla professoressa Antonella Viola, biologa all’Università di Padova e direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca pediatrica «Città della Speranza», e riportato dal Corriere della Sera: “Bambini e adulti nati dopo il 1981 hanno un maggior rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie, ma ancora il numero dei contagi è basso, quindi niente allarmismo. I giovani non sono vaccinati contro il vaiolo, perciò l’immunità a livello di comunità è calata, inoltre i viaggi frequenti favoriscono la circolazione del virus. Non possiamo escludere che sia mutato e sia diventato più trasmissibile per gli uomini”.
Il vaiolo secondo Biden “una cosa per cui tutto il mondo dovrebbe preoccuparsi”
Se nel nostro paese ancora la situazione sembra monitorata, Biden non è della stessa opinione, ritenendo il “virus” qualcosa da non sottovalutare.
“È una cosa per cui tutto il mondo dovrebbe preoccuparsi”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti rispondendo alle domande dei giornalisti in Corea del Sud, dove ha incontrato il suo omologo sudcoreano, Yoon Suk-yeol, per un summit sull’alleanza militare. “È una preoccupazione in quanto se si diffondesse sarebbe significativo”, ha spiegato, aggiungendo che l’amministrazione sta lavorando “per vedere quello che possiamo fare e che vaccino si può usare”, questo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano.
Secondo quanto riportato da Il Corriere della sera, gli Stati Uniti hanno forniture di “vaccino adatto per trattare il vaiolo delle scimmie” ha detto Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Usa Joe Biden, parlando con i giornalisti a bordo del volo presidenziale diretto a Tokyo. “Abbiamo un vaccino disponibile a essere dispiegato per questo scopo”, ha dichiarato Sullivan, aggiungendo che Biden riceve aggiornamenti regolari sugli sviluppi.
Il vaiolo delle scimmie nel mondo
Tutti i contagi rilevati sono dovuti al ceppo dell’Africa Occidentale del virus. “Il sequenziamento genomico di un caso in Portogallo – come riportato dal Corriere della Sera – ha indicato una stretta somiglianza con i casi esportati dalla Nigeria nel Regno Unito, Israele e Singapore nel 2018 e 2019”.
Le aree in cui questa malattia infettiva è diffusa ed è endemica (malattie infettive che sono costantemente presenti in una determinata regione) comprendono Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (solo negli animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sud Sudan. Sulla base delle informazioni disponibili, non sono raccomandate misure particolari per i viaggi da o verso queste aree.
Il direttore generale dell’Ospedale Spallanzani di Roma, dove sono in cura i pazienti italiani, invita a non gridare all’allarme.