sabato25 Marzo 2023
NEWS > 26 Maggio
DUEMILA22

Brasile. Almeno 22 morti in una favelas per combattere il narcotraffico

Aperto un procedimento penale per verificare l’operato della polizia Si tratta del secondo massacro in un anno. Lo scorso anno...

IN QUESTO ARTICOLO

Aperto un procedimento penale per verificare l’operato della polizia

Si tratta del secondo massacro in un anno. Lo scorso anno ci sono stati 29 morti nella favela Jacarezinho, il 24 maggio scorso sono state uccise 22 persone nella favela La Penha, entrambe nel nord di Rio de Janeiro. L’operazione era volta a combattere il Comando Vermelho, uno dei gruppi militari più pericolosi del Brasile. Ma quando le forze di polizia entrano nelle favelas è guerra e rischiano di morire gli innocenti.

La favela Complexo da Penha in Brasile, nel nord di Rio de Janeiro, si è svegliata con una sparatoria la mattina del 24 maggio. Gli agenti della Polizia federale, in un’operazione congiunta con il Battaglione Operazioni Speciali della Polizia Militare, è entrata nella favela alla ricerca dei capi del gruppo criminale del Comando Vermelho, uno dei più feroci del Brasile, responsabile, secondo la Polizia militare, di oltre l’80% degli scontri armati nello Stato di Rio de Janeiro. “Il Comando Vermelho ha una politica espansionistica e un’ideologia di guerra. Non solo contro le forze di polizia, ma anche contro altri gruppi criminali” ha spiegato il portavoce della Polizia militare, il tenente colonnello Ivan Blaz. Secondo quanto riportato dalla polizia, gli agenti sono stati colpiti dai criminali durante l’incursione che ha provocato almeno 13 vittime, di cui 11 civili sospettati di far parte del clan, una donna residente nella zona e un’altra persona sconosciuta. Le fonti ospedaliere, però, hanno alzato il numero delle vittime a 22, ma molti di loro non sono stati ancora identificati, con gli abitanti della favela che si sono recati all’ospedale più vicino per il riconoscimento.

Secondo il portavoce della polizia, il Comando Vermelho protegge trafficanti di droga di altri stati, che commettono omicidi in altre zone del Paese e poi si rifugiano lì, a Vila Cruzeiro, all’interno del Complexo da Penha. Nel 2010 Vila Cruzeiro era stata occupata dall’esercito brasiliano per contrastare il traffico di droga, ma con il passare degli anni le organizzazioni criminali hanno ripreso possesso della zona. Il 24 maggio nella favela sono quindi entrati veicoli blindati con oltre 80 uomini, ma hanno trovato una forte resistenza dei criminali, che si erano preparati a questa incursione innalzando barricate e rispondendo al fuoco. Un elicottero blindato che controllava dall’alto l’operazione è stato colpito tre volte.

Una donna uccisa da un proiettile vagante

Tra le persone decedute, c’era anche Gabriele Ferreira de Cunha, 41 anni, una parrucchiera residente nella favela che è stata colpita da un proiettile vagante nella sua casa di Chatuba, una comunità del Complexo da Penha. Secondo il comandante del Battaglione Operazioni Speciali della Polizia Militare, il tenente colonnello Uirá Ferreira, è stata uccisa in una zona dove gli agenti non erano attivi, poiché l’incursione è stata effettuata a Vila Cruzeiro. Si tratterebbe, quindi, di un proiettile sparato dai narcotrafficanti. La polizia federale ha sequestrato un arsenale composto da pistole, dieci granate e più di una dozzina di fucili, provenienti da Cina e Europa orientale, che evidenzia il traffico internazionale di armi. “Queste sono armi che possono uccidere le persone a lungo raggio”, ha detto Blaz.

La Procura apre un’inchiesta

La Procura di Rio de Janeiro ha aperto un procedimento penale per “indagare sui comportamenti, possibili violazioni di disposizioni di legge, partecipazione e responsabilità individuali della Polizia federale e del Battaglione Operazioni Speciali della Polizia Militare”. Il legale Guilherme Pimentel, consulente della Defensoría Pública dello Stato di Rio de Janeiro, che fornisce assistenza legale a chi non può permetterselo, spiega che: “Queste operazioni di polizia nelle favelas mettono a rischio la vita dell’intera popolazione, ostacolano il funzionamento dei servizi pubblici e del commercio e non risolvono alcun problema di sicurezza”, Operazioni come questa non sarebbero mai tollerate nei quartieri ricchi della città, è necessario che non siano tollerate nemmeno nelle favelas”.

Secondo massacro in un anno

Ai primi di maggio del 2021 un’operazione simile, nella favela di Jacarezinho, aveva provocato 29 morti, di cui un agente colpito alla testa a inizio operazione. Le organizzazioni per i diritti umani avevano definito quell’operazione un massacro, con esecuzioni arbitrarie e abusi. Silvia Ramos, coordinatrice della Rete degli Osservatori di Pubblica Sicurezza, aveva parlato di “un’operazione mal pianificata, che con un poliziotto morto è diventata un’operazione di vendetta”. Silvia Ramos aveva anche denunciato che le vittime erano tutti giovani neri. “Basta essere giovani, neri e residenti in una favela per diventare un sospetto”, aveva commentato. Un giovane venne ucciso in una casa dove si era rifugiato. “Il ragazzo era ferito con colpi di arma da fuoco e poiché nessun abitante della comunità può cacciarne un altro, è rimasto. Ma la polizia ha visto del sangue vicino la casa ed è entrata gridando: ‘Dov’è? Dov’è?’. Ho avuto solo il tempo di portare via i miei figli mentre lo uccidevano nell’altra stanza”, aveva raccontato la donna residente della casa.

CONDIVIDI

Leggi Anche