Per i difensori dei diritti umani il numero è sottostimato
Da quando è iniziata la guerra al narcotraffico, il numero delle persone scomparse è salito in maniera tragica, ma non tutti i famigliari denunciano le sparizione dei loro cari. Il governo fa finta che le sparizioni non esistano, lascia impunito l’esercito e le forze di polizia responsabili e nega uno spazio di aggregazione per i famigliari delle vittime. La preoccupazione dell’Onu: “Messico modello di impunità”
In Messico è stato raggiunto il numero ufficiale di 100 mila desaparecidos, secondo il Registro nazionale delle persone scomparse e non individuate (RNPDNO), nell’aggiornamento di maggio 2022. Questa cifra rappresenta solo la superficie di una grave crisi dei diritti umani, violenze e sparizioni forzate che aumentano ogni giorno nel Paese. Il governo insiste nel negare ciò che vivono migliaia di famiglie e il ruolo dell’esercito che, con funzioni di polizia, non fa che aumentare la violenza, l’impunità e la mancanza di accesso alla giustizia. Il silenzio delle autorità locali, statali e federali, l’inefficacia dei pubblici ministeri e la sfiducia delle persone nei confronti delle istituzioni sono elementi che rendono minima la percentuale di denunce. La cifra di 100 mila persone desaparecidos è quindi molto al di sotto della realtà. Le madri degli scomparsi lamentano il fatto che il governo non faccia nulla, vuole sfiancare i parenti affinché smettano di cercare ed affermano che ci sono più di 52.000 corpi non identificati custoditi dal Servizio medico legale.
L’archivio storico delle sparizioni in Messico risale al 1964, ma il numero maggiore di casi si è registrato da quando è stata instaurata la militarizzazione del Paese per la guerra al narcotraffico, iniziata nel 2006 con l’allora presidente Felipe Calderón Hinojosa e proseguita con i presidenti che gli sono succeduti, Enrique Peña Nieto e ora Andrés Manuel López Obrador.
Il caso emblematico della strage di Ayotzinapa, avvenuta il 26 settembre 2014 a Iguala, riflette due realtà sulla sparizione forzata: la prima è che l’esercito è protetto anche nei casi di crimini contro l’umanità. La seconda, che il governo a sua volta continua con una falsa giustizia. Gli studenti e le studentesse di Ayotzinapa si stavano recando a Città del Messico su tre autobus, per prendere parte a una manifestazione. Nei pressi di Iguala, vennero attaccati con colpi di arma da fuoco dell’esercito e della Marina, che uccisero tre passanti e tre studenti, ferendone gravemente altri 25. Quarantatre studenti, invece, vennero arrestati e da allora non si è saputo più nulla di loro. La ricostruzione ufficiale del Governo dice che la polizia ha consegnato le 43 persone al gruppo di narcotrafficanti appartenenti al cartello Guerreros Unidos, che avrebbe ucciso e dato fuoco ai corpi nella discarica di Cocula, a una ventina di chilometri da Iguala. Successivamente, avrebbero gettato i cadaveri nel fium San Juan.
L’Onu: “Messico modello di impunità”
Dopo aver confermato la cifra di 100mila scomparsi nel Paese, Il Comitato contro le sparizioni forzate dell’Onu, CED nella sigla in inglese, ha espresso profonda preoccupazione per il numero crescente detenuto dal Registro nazionale delle persone scomparse e dispersi in Messico. “Più di 100.000 persone scomparse ufficialmente registrate in Messico è una tragedia straziante ha dichiarato il CED – . La cifra parla da sé ed è un avvertimento inequivocabile. La commissione per le sparizioni forzate e il gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie sono profondamente preoccupati per questa terribile situazione. Notiamo anche che, in molti casi, le sparizioni non vengono denunciate, quindi l’entità di questa tragedia potrebbe persino andare oltre quanto registrato attualmente”. Il Comitato contro le sparizioni forzate aveva visitato il Messico nel 2011, quando i dati ufficiali parlavano di più di 5.000 persone “scomparse” o “assenti”. Al 26 novembre 2021, l’ultimo giorno della visita del CED in Messico, 95.000 persone erano ufficialmente registrate come disperse. Di queste, più di 100 sparizioni sarebbero avvenute durante la visita di 16 giorni del Comitato. “Queste 100 mila persone registrate come scomparse non sono le uniche vittime: soffrono anche i loro parenti e le persone a loro vicine. Sono tutte vittime”.
Il dolore e la memoria
L’8 maggio 2022, le famiglie delle vittime hanno occupato Glorieta de la Palma, una rotonda di Città del Messico che ha avuto al centro della piazza una palma per oltre un secolo, morta e rimossa nell’aprile 2022. I famigliari dei desaparecidos hanno appeso le foto dei loro cari, rinominando la piazza Glorieta de las e los Desaparecidos. Dopo alcune ore le autorità hanno tolto l’installazione, ma la Campagna nazionale contro le sparizioni forzate in Messico sostiene la loro richiesta. “I parenti delle vittime hanno tutto il diritto di costruire e scegliere i propri spazi di lotta, memoria e domanda, soprattutto quando non c’è volontà politica da parte dello Stato di porre fine all’impunità e cercare le migliaia di scomparsi che esistono nel Paese”, ha affermato la Campagna in un messaggio pubblicato sui social media. I membri della Campagna hanno ricordato che sono le famiglie e le vittime che costruiscono gli spazi della memoria, poiché sono “coloro che hanno vissuto il terribile orrore della scomparsa di una persona cara e che devono decidere la forma, gli spazi e come questi dovrebbe funzionare”. Per questo si sono uniti alla richiesta di altri gruppi di ricerca e parenti affinché Glorieta de las e los Desaparecidos sia rispettata e riconosciuta come un luogo “di incontro, di lotta e di resistenza”, dove le famiglie ricordano i propri cari e chiedono “Aparición con vida”. Anche la Rete nazionale delle organizzazioni civili per i diritti umani “Tutti i diritti per tutti” (Red TDT) chiede “il rispetto per le azioni che i collettivi e le organizzazioni di ricercatori generano dai loro spazi, come la recente Glorieta de las e los Desaparecidos a Città del Messico, che rappresenta uno spazio di memoria davanti al terrore e alla tragedia che migliaia di madri, padri, sorelle, fratelli stanno vivendo oggi alla ricerca dei loro cari”.