In totale, a livello nazionale, sono state raccolte più di 2.400 carcasse, un lavoro estremamente importante che continua a darci il monitoraggio della situazione.
PSA e sorveglianza nei cinghiali
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale dei suidi, non trasmissibile all’uomo, che può colpire sia il maiale domestico sia il cinghiale (biologicamente si tratta infatti della stessa specie, Sus scrofa).
La malattia, contro la quale non esiste oggi cura o vaccino, è estremamente grave e spesso letale per gli animali colpiti, e può essere causa di ingentissimi danni alle produzioni zootecniche suine: sia direttamente a causa della mortalità, sia indirettamente a causa delle restrizioni al commercio nazionale e internazionale di suini e prodotti derivati che la presenza dell’infezione implica.
Data l’attuale situazione epidemiologica è essenziale che qualunque caso sospetto venga prontamente segnalato alle Autorità Sanitarie, al fine di procedere con tempestività ai necessari accertamenti di laboratorio. In particolare qualunque episodio di mortalità nel cinghiale rappresenta un caso sospetto e va segnalato.
Angelo Ferrari, commissario straordinario per la peste suina africana (psa), in audizione nelle ultime ore innanzi alla Commissione Agricoltura presso la Camera dei Deputati, si è espresso sulle problematiche del comparto agricolo connesse all’emergenza in corso, affermando che i casi identificati in Piemonte e Liguria al 24 maggio sono in tutto 126 (per definizione, tutti provenienti da area infetta). Per l’esattezza, 75 in Piemonte e 51 in Liguria. Sono ben 29 i comuni coinvolti nell’epidemia.
Peste suina africana, cosa si sta facendo oggi
Ma in che modo si sta gestendo il contenimento degli animali infetti? “I tratti autostradali hanno costituito una barriera di rallentamento del fronte epidemico. Da parte del gestore delle autostrade, su mia richiesta, sono in corso lavori per rinforzare le recinzioni per impedire l’attraversamento dei cinghiali. Una seconda barriera è in fase di progettazione e realizzazione. Il perimetro più appropriato sarà concordato tra gli esperti del ministero della salute e le autorità regionali competenti, e consisterà in recinzioni lungo le strade provinciali. L’ubicazione della seconda barriera terrà conto della posizione dei focolai e della velocità stimata del fronte epidemico”, le dichiarazioni del dott. Ferrari.
Un nuovo focolaio si è poi sviluppato a Roma, e ad oggi il numero di casi confermati è pari a 12 anche se il trend è dato in aumento. Il raccordo anulare costituisce una barriera importante e la si sta rinforzando proprio per impedire la fuoriuscita di animali infetti.
“La peste suina non è un’emergenza banale”, l’affermazione netta del dottor Ferrari. “Va affrontata da due punti di vista: con un occhio attento sul selvatico e con un altro sul comparto suinicolo. Sul mondo dei selvatici c’è praticamente tutto da fare, mentre il comparto suinicolo ad oggi non registra nessun suino infetto. Va ora intensificata l’attenzione nel confronto dei selvatici e della bio sicurezza degli allevamenti. Occorre poi evitare che la situazione della peste suina si riverberi sul mondo produttivo all’interno delle aree infette”.
Psa, i rischi per le aziende suinicole italiane
Cosa può accadere alle aziende zootecniche? “Penso al mondo produttivo delle aziende dei salumi e dei derivati del suinicolo che stanno già patendo la chiusura di alcuni mercati esteri di estrema importanza. Pur non avendo alcun coinvolgimento della peste suina negli allevamenti abbiamo una situazione di gravità e di chiusura di alcuni stati come Cina e Corea. Da un mese a questa parte ci si rivede puntualmente con la conferenza delle regioni dove si fa il punto della situazione, mettendole al corrente sullo stato d’avanzamento dei lavori”, le parole del dottor Angelo Ferrari. Il settore suinicolo è in un momento di grave crisi. Dal governo è stato fatto uno sforzo con 25 milioni di euro dedicati al sostegno della filiera produttiva, e con altri 15 per la bio sicurezza. La strategia è di creare nelle zone di restrizioni un’area di vuoto sanitario. Si chiede di provvedere alla macellazione dei suini allevati in modo familiare o industriale. Col vuoto sanitario si chiede poi di non andare a reinstallare gli allevamenti. Questo crea un ulteriore crisi e danno economico. Nel solo Piemonte sono stati abbattuti e macellati 13.520 suini.
La struttura commissariale dovrebbe avere una dotazione finanziaria propria ma i 10 milioni di euro previsti non sono ancora stati messi a disposizione, e probabilmente non sono sufficienti, pensando anche al nuovo focolaio di Roma.
Peste suinicola, tra ipotesi ristori e gestione emergenziale regionale
“Bisognerà pensare ad una serie di ristori, ma l’eradicazione e il contenimento della malattia è l’obiettivo della struttura commissariale. L’eradicazione della malattia avviene nel momento in cui è trascorso un anno dall’ultima carcassa positiva”, ricorda l’incaricato governativo.
L’epidemia rischia di dilagare e intanto si diffonde l’allarme. Dopo i ritrovamenti in Piemonte, Liguria e Lazio, giungono i primi provvedimenti anche da altre Regioni. A seguito della conferma dei recenti casi di peste suina africana (PSA), diagnosticata in carcasse di cinghiali selvatici rinvenute in Piemonte, Liguria e Lazio, il Centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pestivirus e asfivirus dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche ha raccomandato che in tutto il territorio nazionale venga fortemente rinforzata l’attività di sorveglianza negli allevamenti suini, e che si compia ogni sforzo per rintracciare e testare le carcasse di cinghiali come previsto dal piano nazionale di sorveglianza.
Con il Decreto Legge 17 febbraio 2022, n. 9, il Governo ha disposto misure urgenti per arrestare la diffusione della PSA. Secondo il Decreto, entro 30 giorni tutte le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano dovranno adottare un piano regionale per il controllo e l’eradicazione della peste suina africana.
Il Piano dovrà includere la ricognizione sulla consistenza dei cinghiali all’interno del territorio di competenza suddivisa per provincia, l’indicazione dei metodi ecologici, delle aree di intervento diretto, delle modalità, dei tempi e degli obiettivi annuali del prelievo esclusivamente connessi ai fini del contenimento della peste suina africana.