Il sindacato chiede anche nuove politiche per il settore pubblico e si oppone al Decreto concorrenza
Proposto infine il rafforzamento del ruolo della contrattazione nazionale e un salario minimo
La Cgil scende in piazza il 18 giugno. “Pace, lavoro, giustizia sociale, democrazia camminano insieme” E’ il titolo della manifestazione in programma.
Nel comunicato emanato pochi giorni fa il sindacato ha spiegato le ragioni della mobilitazione: “La condizione che stiamo attraversando è straordinaria: pandemia, guerra, nuovo paradigma digitale, ambientale ed energetico hanno travolto e messo in discussione tutto. Il momento delle scelte è adesso, e ha bisogno di una larga condivisione di idee e partecipazione del mondo del lavoro e di tutta la società civile per cambiare lo stato delle cose verso un nuovo mondo, una nuova Europa, un nuovo Paese. Subito e guardando al futuro!”.
La manifestazione indetta dal sindacato può essere letta come il tentativo di rimettere al centro del dibattito pubblico i temi della propria agenda politica, ovvero lavoro e giustizia sociale, a poco meno di un anno dalle elezioni. E all’indomani della lettera di raccomandazione dell’Unione Europea all’Italia, che ha ritenuto giustificato lo stop al patto di stabilità fino al 2023, ma ha chiesto di limitare la spesa corrente, e quindi gli investimenti nello stato sociale.
L’obiettivo politico della manifestazione
In un passo del comunicato intitolato il sindacato ha esplicitato i propri obiettivi: “Bisogna investire per combattere ora vecchie e nuove povertà, per una società sostenibile improntata alla giustizia sociale, al lavoro stabile e dignitoso. Occorre ridurre i divari e le diseguaglianze sociali e territoriali che la crisi ha acuito. Per questo, l’Europa non deve tornare alla politica di austerity, ma rendere strutturale il modello di Next Generation EU, assunto per affrontare gli effetti della pandemia, per una politica economica espansiva che investa nello Stato sociale e in un nuovo modello di sviluppo. Bisogna rimettere al centro il lavoro, fare della giustizia sociale il parametro delle scelte politiche e di investimento e utilizzare le risorse europee e nazionali per affrontare la transizione digitale e ambientale senza lasciare indietro nessuno, garantendo il diritto alla salute, alla conoscenza, all’invecchiamento attivo”.
Il piano della Cgil
Il sindacato nel comunicato ha proposto di allargare la platea del bonus energia, di aumentare la decontribuzione dei salari e il valore e i beneficiari della quattordicesima delle pensioni. E prevede di reperire le risorse tramite un eventuale scostamento di bilancio per l’emergenza, tassare gli extraprofitti anche in settori diversi da quello energetico, un contributo di solidarietà straordinario sulle grandi ricchezze e sulle reali capacità contributive, una riforma fiscale progressiva e redistributiva.
Le proposte sul lavoro
“Bisogna dire basta alla dilagante precarietà, al part-time involontario, al finto lavoro autonomo, al lavoro povero e sommerso, per puntare su un lavoro con pieni diritti e qualità”. Va dritto al punto il comunicato della Cgil sulla questione del lavoro. Il sindacato chiede la cancellazione delle forme più precarie di lavoro, la modifica del contratto a tempo determinato in modo che possa essere utilizzato solamente in caso di effettive e limitate necessità, grazie alle causali.
E propone la regolamentazione del lavoro autonomo e parasubordinato con l’ aumento di diritti e tutele, un contratto unico di inserimento al lavoro con garanzia di stabilità, l’istituzione una pensione di garanzia per i lavoratori precari.
Il piano della Cgil per il settore pubblico
Il sindacato nel comunicato ha chiesto investimenti nello stato sociale e nel welfare pubblico per consentire il funzionamento dei servizi pubblici, l’assunzione dei precari del pubblico impiego, in particolare quelli della sanità. E ha proposto di aumentare le risorse per il sistema sanitario nazionale, di sostenere l’istruzione pubblica e l’occupazione con un piano straordinario di assunzioni con priorità per il sud Italia. Infine ha chiesto di garantire la sicurezza del lavoro con il contrasto alla precarietà, un intervento sugli appalti e sui subappalti, rendendo effettive le clausole sociali, il rispetto dei contratti nazionali, la pensione anticipata per chi fa lavori usuranti. Ha proposto di vincolare le imprese che ricevono sussidi pubblici a investimenti in sicurezza, di aumentare gli ispettori del lavoro e migliorare i servizi di medicina del lavoro territoriali.
L’affondo del sindacato sull’economia
La Cgil chiede all’esecutivo delle scelte per le politiche industriali, di sviluppo, del turismo, della cultura. E di prendere in mano la gestione dei servizi essenziali, in opposizione alle proposte di liberalizzazione del decreto concorrenza: “Il Governo deve aprire il confronto su questo perché non è più possibile rincorrere le crisi o assistere allo smantellamento del nostro sistema produttivo, lasciato in mano alle dinamiche del mercato e alle scelte di fondi finanziari e multinazionali. Risultano preoccupanti, in questo senso, le scelte proposte nel disegno di legge “Concorrenza 2022” che affiderebbe al mercato la gestione dei servizi fondamentali e asset strategici quali i porti, i trasporti, i rifiuti, l’energia e l’acqua. È necessario accompagnare la transizione energetica e ambientale del modello di sviluppo del nostro Paese, attraverso un forte ruolo dello Stato e del sistema pubblico, con un intervento strutturato e governato per la riconversione dei settori produttivi più esposti e un piano per la giusta transizione con strumenti adeguati e ammortizzatori sociali specifici, che riconoscano pienamente la formazione nell’orario di lavoro e incentivino la redistribuzione/riduzione degli orari di lavoro”. In pratica un manifesto socialdemocratico. La Cgil infine chiede di rafforzare il ruolo del Contratto Nazionale, di condizionare il sostegno pubblico alle imprese alla tutela dell’occupazione, alle assunzioni stabili e al rispetto delle norme e dei salari dei contratti nazionali di lavoro. E chiude con la richiesta di una legge che assegni validità generale ai contratti nazionali e una norma sul salario minimo.
Marco Orlando